La resistenza anti-russa per evitare l’annessione: “Boicottare i referendum aspettando i liberatori”

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ODESSA – A questo punto c’è una lotta contro il tempo tra i soldati ucraini che si preparano a lanciare un’offensiva per riconquistare il Sud del Paese e i russi che pianificano i due referendum – data indicativa il 15 settembre – per annettere le regioni di Kherson e di Zaphorizhya. Si tratterebbe di referendum fittizi, imposti in territori occupati e in violazione di qualsiasi standard internazionale, ma servirebbero come foglia di fico per poter dichiarare che le regioni della costa e il Donbass sono a tutti gli effetti territorio russo. E questo è un passaggio importante, perché dopo il referendum i russi potrebbero dire che l’offensiva ucraina per liberare le città occupate è un attacco diretto contro la Russia e quindi potrebbero minacciare un uso della forza assolutamente sproporzionato. Non si tratterebbe più di vincere un’invasione progettata male, ma di difendere la patria, e varrebbe tutto. È il piano che hanno già eseguito nel 2014 in Crimea. 

Contro questa operazione politica gli ucraini preparano un’offensiva militare, ma avrebbero già fallito se non fosse per il movimento di resistenza molto attivo nei territori occupati del Sud. Ieri mattina i partigiani hanno ucciso un collaborazionista mentre viaggiava in macchina su una strada vicino a Kherson. Una fonte della resistenza spiega a Repubblica che queste operazioni sono compiute da elementi delle forze speciali che sono stati lasciati indietro in modo deliberato, durante l’invasione, per nascondersi in mezzo alla popolazione e organizzare gruppi di partigiani. Questa rete ha fatto saltare già almeno due ponti ferroviari vicino a Melitopol, ha piazzato bombe contro gli uffici dei collaborazionisti ucraini – come sindaci, direttori di prigione e capi della polizia – e fornisce informazioni ai militari ucraini che stanno fuori dai territori occupati.

Com’è facile immaginare, tutto l’apparato di sicurezza russo è impegnato nella caccia ai partigiani: la fonte chiede di restare anonima, accetta la videochiamata sul telefono di un suo contatto che fa da tramite, punta il telefono verso il muro e infine chiede che la registrazione della voce sia eliminata dopo l’intervista. Ma ancor più delle operazioni dei partigiani, a rallentare e far fallire i referendum finora è stata la resistenza civile degli abitanti delle regioni occupate, che si rifiutano di collaborare. Senza dati, senza i documenti dei possibili elettori, senza qualcuno che possa garantire la riuscita di un referendum, anche fittizio, i russi – da aprile – hanno già dovuto spostare tre volte la data del voto. Consegnare i propri dati anagrafici nei territori occupati adesso è considerato un gesto da collaborazionisti. L’idea è continuare a ostacolare i russi fino a quando saranno costretti ad abbandonare la presa sui territori occupati.

Come si vede, richiede una dose enorme di fiducia in un’offensiva vittoriosa ucraina che non può tardare troppo. La fonte spiega che lo stesso metodo di resistenza passiva che intralcia il referendum russo per l’annessione è usato in ogni altro settore. Dalla polizia agli ospedali alla manutenzione delle strade, vale qualsiasi cosa possa dare fastidio agli occupanti senza portare a un’incriminazione. «Un lavoro che richiede due ore se dev’essere fatto per i russi prende due giorni. Invece che una riunione tocca farne dieci. Si arriva al punto di assumere gente senza qualifiche e inadatta al lavoro», per sabotare il piano dei russi che passa per l’imposizione di una veloce normalità sotto la minaccia delle armi. 

Ci sono molti casi di arresti, di torture e di sparizioni, perché i russi hanno deciso di reprimere duramente questa resistenza. È possibile che molte cose diventeranno pubbliche soltanto quando – e se – gli ucraini riusciranno a riprendere i territori occupati. Si teme che il livello di violenza abbia superato quello scoperto a fine marzo attorno a Kiev. 

La guerra di Azov

di
Carlo Bonini (coordinamento editoriale)

Daniele Raineri (inviato in Ucraina). Coordinamento multimediale di Laura Pertici. Produzione Gedi Visual

27 Luglio 2022

Fuori la linea del fronte si muove verso Kherson, ma con lentezza – sebbene l’ultimo bollettino della Difesa inglese parli dell’offensiva ucraina come se fosse già cominciata. Invece è ancora alla fase degli assaggi per trovare un varco e dei bombardamenti da lontano con i razzi Himars per mollificare le difese russe. 

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