RIMINI – Stop alla balneazione in una trentina di punti della Riviera romagnola, da Goro a Cattolica, per valori anomali delle acque: Arpae ha rilevato il superamento dei limiti della presenza del batterio escherichia coli in 28 siti sui 98 esaminati. Il divieto per il rischio di valori fuori norma è consueto nelle 24 ore successive alle piogge, perché vengono aperti gli sforatori a mare; ma vista la perdurante siccità, il fenomeno al momento è senza spiegazione.
I tratti in cui è vietata la balneazione riguardano Goro e diversi punti del Riminese: la spiaggina di Goro, Bellaria (Rio Pircio), Torre Pedrera (Cavallaccio), Viserba (La Sortie, Spina-Sacramora), Rivabella (Turchetta), Rimini (foce Marecchia, Ausa), Bellariva (Colonnella), Marebello (istituto Marco Polo), Miramare (Roncasso, Rio asse nord), Riccione (foce Marano, fogliano Marina, porto canale, colonia Burgo), Misano Adriatico (rio ALberello, rio Agina), Cattolica (torrente Ventena).Dall’elenco iniziale che prevedeva 28 punti con divieto di balneazione sono stati successivamente esclusi Cervia (Pinarella), Bellaria (foce Vena 2, foce Uso, Pedrera grande), Torre Pedrera (Pedrera grande Sud), Viserbella (La Turchia), perché i valori sono rientrati. “Sono ancora in corso i campionamenti aggiuntivi nelle restanti acque di balneazione, al fine di verificare l’andamento dei fenomeni di inquinamento e il rientro nei limiti di legge dei parametri batteriologici risultati non conformi”, spiega Arpae.
Comune di Rimini: “Ma nei nostri test nessuno sforamento”
Il Comune di Rimini fa sapere però che accertamenti eseguiti da un laboratorio esterno per conto del Comune, hanno permesso di appurare che non vi sarebbe stato alcun superamento dei limiti di escherichia coli rispetto a quanto invece riscontrato da Arpae. “Sono di pochi minuti fa – scrive il Municipio – i risultati dei campioni di acqua di mare per le 7 acque di balneazione del litorale nord di Rimini, commissionati dal nostro Comune al Laboratorio certificato Lav e svolti nella mattinata del 26 luglio”. I prelievi sono stati fatti negli stessi luoghi, nella stessa giornata e a mezz’ora massima di distanza da quelli di Arpae che hanno registrato 28 superamenti dei limiti normativi lungo altrettanti punti della costa romagnola.
I risultati in mano al Comune, svolti con una delle due metodologie certificate, “sono tutti, nessuno escluso, ampiamente sotto i parametri normativi, sia per quanto riguarda la concentrazione di escherichia coli che di enterococchi”, dichiarano da Palazzo Garampi. E perciò tutte e sette le acque risultano “perfettamente idonee alla balneazione”. L’esito è dunque completamente opposto a quello di Arpae, “per cui i Comuni del Riminese e della Romagna non individuano alcuna motivazione evidente e plausibile”. “Il Comune di Rimini ha voluto eseguire in questa occasione un campionamento autonomo per verificare con un ‘doppio controllo’ – si legge nella nota – lo stato di salute del proprio mare, vista e considerata l’eccezionale condizione climatica e siccitosa di questa stagione estiva con possibili inediti effetti sull’habitat naturale”
“Forse colpa delle condizioni meteo”
L’anomalia dei dati non ha spiegazioni, se non, per l’Agenzia regionale per l’Ambiente, nell'”insieme di eccezionali condizioni meteorologiche che, sommandosi, possono aver avuto un effetto particolarmente impattante sulla composizione delle acque marine”: ovvero “temperatura dell’acqua molto elevata da molte settimane con valori oscillanti intorno ai 30°, prolungata assenza di ventilazione, scarso ricambio delle acque, mancata diluizione delle immissioni nei corsi d’acqua che arrivano a mare per la forte siccità”. Si tratta delle stesse condizioni che avrebbero favorito il proliferare di una microalga, la Fibrocapsa japonica, la cui fioritura porta l’acqua a diventare color ruggine, ma che è innocua per i bagnanti.
Incontro tecnico fra Arpae, Ausl e Comuni costieri
Il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad fa sapere che domani si terrà un incontro tecnico sul tema tra Regione, Arpae, Ausl Romagna e i Comuni costieri per trovare una spiegazione e al contempo una soluzione al fenomeno: i limiti normativi sono stati superati nonostante “a causa della siccità le paratie a mare non vengono aperte da quasi un mese e mezzo e la stessa Hera, che gestisce il ciclo integrato delle acque, ha formalmente comunicato di non avere riscontrato alcun guasto o difetto alla rete acquedottistica e fognaria”. Il fenomeno sarebbe stato registrato anche in altri mari italiani e alcuni esperti hanno ipotizzato che la causa sia l’anomala ondata di calore che ha innalzato la temperatura marina. Questo potrebbe avere causato uno “squilibrio organico – riporta il primo cittadino – che porterebbe al superamento dei valori indicati dalla norma”.