Nelle ultime 24 ore in Italia si sono registrati 54.088 nuovi casi di coronavirus e 244 decessi. I tamponi effettuati sono 281.658 (ieri 296.304) con un tasso di positività che scende dal 20,4% al 19,2%. I 244 decessi (ieri 199) sono determinati da una serie di recuperi, soprattutto dall’Abruzzo che segnala 54 morti risalenti ai mesi scorsi: 171.882 le vittime dall’inizio della pandemia.
In calo le terapie intensive, 6 in meno (ieri -18): in tutto sono 400 con 38 ingressi del giorno. Scende anche il numero dei ricoveri ordinari: sono 143 in meno (ieri -183), per un totale di 10.768. E’ quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.
La regione con più casi Covid odierni è la Lombardia con 6.847 contagi, seguita da Veneto (+6.187), Emilia Romagna (+5.820), Campania (+4.840) e Lazio (+3.958). I casi totali dall’inizio dell’epidemia salgono a 20.952.476. I dimessi/guariti delle ultime 24 ore sono 83.238 (ieri 88.425) per un totale che sale a 19.457.330. Gli attualmente positivi scendono di 29.065 unità (ieri -27.798) e sono in tutto 1.323.264, di cui 1.312.096 in isolamento domiciliare.
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Magrini: troppi psicofarmaci durante la pandemia
“I farmaci per la salute mentale, come sedativi, antidepressivi, sono stati fonte di eccesso di prescrizione durante il Covid. Si tratta di farmaci non raccomandati per il trattamento di choc o emergenze, ma nonostante questo, a testimonianza di un disagio che comunque c’è, sono stati segnalati aumenti non solo in Italia ma in tutto il mondo”. Lo ha detto il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, Nicola Magrini, oggi a Roma annunciando – a conclusione della presentazione del Rapporto Osmed 2021 sull’uso dei medicinali – l’avvio di un tavolo specifico sul tema. “Al ministero della Salute – ha precisato – si istituirà un tavolo per la prescrizione ottimale dei farmaci psichiatrici, per il loro migliore utilizzo, che vuol dire anche ‘minor utilizzo’. Per seguire meglio i pazienti per il disagio che hanno espresso sono state formulate anche altre modalità assistenziali, on line inizialmente, attraverso varie forme di psicoterapia. Si tratta di investimenti che si è cominciato a fare”.
I vaccini aggiornati arriveranno negli Usa a settembre
L’ amministrazione americana pianifica di offrire la nuova versione dei vaccini mRna contro il covid di Pfizer e Moderna entro settembre: lo dice il New York Times, precisando che le due aziende hanno promesso al governo Usa che milioni di dosi saranno pronte per metà settembre. Citando fonti dell’amministrazione, il Nyt fa sapere che tutti gli adulti americani verranno incoraggiati a fare i nuovi booster che mirano in particolare a prevenire il contagio con la variante BA.5, ora prevalente. Non si sa ancora invece se le nuove formulazioni verranno consigliate anche ai bambini, ma le indiscrezioni sembrano indicare che gli esperti sarebbero a favore.
Sebastiani, presto il picco anche delle terapie intensive
È atteso a giorni il picco dei ricoveri nelle terapie intensive, nelle quali si osserva però una iniziale fase di crescita degli ingressi giornalieri. Lo indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). “L’analisi della curva dell’occupazione in terapia intensiva rivela che il picco dovrebbe essere raggiunto entro pochi giorni”, osserva l’esperto. L’analisi delle differenze settimanali della sequenza degli ingressi giornalieri in terapia intensiva indica che “negli ultimi quattro giorni c’è un iniziale trend di crescita”. Gli ingressi giornalieri, rileva Sebastiani, costituiscono “un indicatore più precoce dell’occupazione, in quanto misurano il flusso in entrata, mentre l’occupazione è il netto tra flusso d’entrata e d’uscita. I cambiamenti in atto degli ingressi giornalieri potrebbero influenzare la posizione del picco della curva dell’occupazione, anche se i dati finora non ne forniscono evidenza”.
Primi test in Australia per un vaccino somministrato con un cerotto
Un vaccino cerotto sviluppato contro il covid presso l’Università del Queensland in Australia mostra di essere efficace contro le varianti delta e omicron in test su animali. I dati ottenuti finora sono resi noti sulla rivista Vaccine. La ricerca, condotta in collaborazione con l’azienda biotecnologica Vaxxas di Brisbane, ha testato il vaccino Hexapro SARS-CoV-2 spike e i risultati hanno dimostrato che il cerotto era molto più efficace nel neutralizzare le varianti COVID-19 rispetto ai vaccini tradizionali iniettabili.
Frena lo smart working in Italia. Siamo fra gli ultimi in Europa
Finita la fase più acuta della pandemia, in europa non si arresta la crescita del lavoro a distanza mentre in Italia si assiste a una frenata in favore del rientro in ufficio per la maggioranza delle ore di lavoro. E su 8 milioni di potenziali “smart worker” italiani (tra 6,4 milioni di smart worker “estensivi”, in grado di compiere a distanza tutte le attività, e 1,6 milioni “ibridi”), solo un terzo oggi lavora da remoto per almeno un giorno a settimana. È quanto emerge dall’indagine di Randstad Research, il centro di ricerca sul futuro del lavoro promosso da Randstad, realizzata elaborando i dati Istat ed Eurostat. Lo studio rileva come alla fine 2019 fossero 1,15 milioni gli italiani che lavoravano almeno in parte da casa, arrivati a 2,9 milioni di lavoratori da remoto almeno un giorno a settimana all’ultima rilevazione di fine 2021, in crescita ma ancora solo il 37,2% del potenziale. Sul totale degli occupati, oggi il 13% dei lavoratori italiani lavora da casa e, nello specifico, il 5,9% per 2 o più giorni a settimana, il 7,1% meno di 2 giorni a settimana.
Se però si analizza il dato di chi lavora da casa per almeno metà del tempo, confrontandolo con gli altri paesi europei, si scopre che l’Italia è fanalino di coda e sta evidentemente tirando il freno al lavoro da remoto. Nel nostro paese, la percentuale degli occupati che lavorano almeno la metà delle ore da casa è salita dal 3,6% del 2019 al 12,2% del 2020, per scendere poi all’8,3% nel 2021. Mentre nello stesso periodo la media Ue è passata dal 5,4% del 2019 al 13,4% nel 2021 in crescita costante. Se invece si considerano le persone che lavorano da casa meno della metà del tempo, l’Italia è in decisa crescita, dall’1,1% del 2019 al 6,5% nel 2021, ma resta comunque nelle ultime posizioni, mentre la media europea è arrivata al 10,6%. Rispetto ai Paesi Bassi, siamo sotto di quasi 25 punti percentuali.