Francesco torna dal Canada: “Draghi uomo di alta qualità internazionale”. Per le elezioni serve “responsabilità civica”

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Papa Francesco torna da Iqaluit, capitale del Territorio di Nunavut a ridosso del Circolo polare artico, ultima tappa del suo viaggio in Canada. Poco dopo il decollo si siede davanti ai giornalisti e tiene la consueta conferenza stampa. Parla dell'”alta qualità internazionale” di Mario Draghi e chiede alle forze politiche in vista delle elezioni “responsabilità civica”. Poi torna a rispondere sulla possibilità delle dimissioni: “La porta è aperta – dice -, non è una catastrofe, si può cambiare Papa, ma farò quello che il Signore dice e finora non ho sentito di farlo”. E in merito alla possibilità che in futuro la Chiesa possa rivedere la sua dottrina sulla contraccezione spiega che “la tradizione è la radice per andare avanti nella Chiesa, la fede viva dei morti, mentre l'”indietrismo” è peccato, è la fede morta dei viventi”.

L’Italia sta attraversando un momento difficile che desta preoccupazione. Ci troviamo anche senza un governo. A Mattarella ha parlato d un Paese segnato da difficoltà e chiamato a scelte cruciali. Come ha vissuto la caduta di Mario Draghi?

“Non voglio immischiarmi nella politica italiana. Nessuno può dire che Draghi non fosse uomo di alta qualità internazionale. È stato presidente della banca centrale. Io ho fatto una domanda ad uno dei mie collaboratori: quanto governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Venti, mi ha detto. Questa è la mia risposta”.

Alle forze politiche in vista delle elezioni cosa dice?

“Responsabilità civica”.

La Commissione canadese per la verità e la riconciliazione ha descritto il sistema delle scuole residenziali come un “genocidio culturale” e poi è stato modificato come genocidio. Coloro che hanno ascoltato la sua richiesta di perdono hanno espresso il loro disappunto perché la parola genocidio non è stata usata. Lei userebbe questa parola?

“Non mi è venuta in mente la parola genocidio ma ho descritto il genocidio stesso. E ho chiesto scusa. Ho condannato anche il cambiare cultura, le tradizioni, la razza. Genocidio è parola tecnica che non ho usato perché non mi è venuta in mente”.

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Il viaggio in Canada è stato anche un test per la sua salute. Dopo questa settimana cosa ci può dire dei suoi futuri viaggi?

“Non credo che possa andare con lo stesso ritmo dei viaggi di prima. Alla mia età e con queste limitazioni devo risparmiare un po’ per poter servire la Chiesa o al contrario pensare alla possibilità di farmi da parte. Non è una catastrofe, si può cambiare Papa, si può cambiare non è un problema. Ma credo che devo limitarmi un po’ con questi sforzi. L’intervento chirurgico al ginocchio non va nel mio caso. I tecnici dicono di sì. Ma ci sono ancora le tracce dell’anestesia di un anno fa e per questo non è del tutto conveniente. Ma cercherò di fare viaggi ed essere vicino alla gente”.

Ma c’è il viaggio in Kazakistan. E se va in Kazakistan non dovrebbe andare anche in Ucraina?

“In Ucraina vorrei andarci. In Kazakistan per il momento mi piacerebbe andare, è un viaggio tranquillo, senza tanto movimento, è un congresso di religioni. Per il momento tutto rimane. Poi devo anche andare in Sud Sudan prima che in Congo. Il Congo sarà l’anno prossimo, perché c’è la stagione delle piogge. Io ho tutta la buona volontà, ma vediamo la gamba cosa dice”.

Il 4 dicembre scorso lei ha detto che quando uno avvia un processo deve lasciare che si sviluppi, che un’opera cresca e poi deve ritirarsi. Ogni gesuita deve fare così, nessuna opera gli appartiene perché è del Signore. Questa dichiarazione potrebbe un giorno essere valida per un Papa gesuita?

Un gesuita cerca di fare la volontà del Signore ed anche il Papa gesuita deve fare lo stesso. Se il Signore dice vai avanti, vai avanti”.

Si ritirerà prima della morte?

“Farò quello che dice il Signore. Se dice dimettiti, ti dimetti. Sant’Ignazio quando uno era stanco lo dispensava dalla preghiera, ma mai dispensava dall’esame di coscienza. Due volte al giorno: guardare cosa è successo oggi nel mio cuore. La nostra vocazione è cercare cosa è successo oggi. Se io vedo che il Signore mi dice qualcosa, che mi è successo qualcosa, che ho una ispirazione, devo fare un discernimento per vedere cosa chiede il Signore. Può darsi anche che il Signore mi voglia mandare all’angolo, è Lui che comanda. Questo è il modo religioso di vivere di un gesuita, stare nel discernimento spirituale per prendere delle decisioni, per scegliere una via di lavoro, di impegno pure… Il discernimento è la chiave nella vocazione del gesuita. Il gesuita deve essere per vocazione un uomo del discernimento: discernere le situazioni, discernere la propria coscienza, discernere le decisioni da prendere”.

Si sente più Papa o gesuita?

“Servitore del Signore con abitudine del gesuita. Il Papa porta avanti la sua spiritualità. Giovanni Paolo II ha portato avanti la sua spiritualità mariana. Altri Papi hanno portato avanti la propria spiritualità. Il papato non è una spiritualità. È un lavoro che ognuno porta avanti con la sua spiritualità, grazie e peccati”.

Qualche giorno fa la Santa Sede ha fatto una dichiarazione senza firma sul cammino sinodale tedesco. Questo modo di comunicare aiuta o è un ostacolo al dialogo?

“Il comunicato l’ha fatto la segreteria di Stato ed è stato uno sbaglio di ufficio non firmarlo. Sul cammino sinodale scrissi una lettera da solo dopo preghiera e ho detto tutto quello che dovevo dire. Più di quello non dirò. Quello è il magistero. La lettera la scrissi due anni fa scavalcando la curia, senza consultazioni. Fu un cammino mio come pastore della Chiesa come fratello, padre, credente. Non è facile ma è tutto in quella lettera”.

Molti cattolici e teologi credono che sia necessario uno sviluppo della dottrina della Chiesa sugli anticoncezionali. Cosa pensa?

“Il dogma, la morale è sempre una strada di sviluppo ma in sviluppo nello stesso senso. Per lo sviluppo di una questione morale c’è la regola chiarissima e illumina. È quanto ha fatto Vincenzo di Lerins nel X secolo: la vera dottrina per svilupparsi non deve essere quieta. Si sviluppa ut annis consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate. Si consolida con il tempo, si dilata e si consolida. Il dovere dei teologi è la ricerca teologica. Non si fa teologia con un “no” davanti. Sarà il magistero a dire “no”, ma lo sviluppo teologico deve essere aperto. Il magistero deve aiutare a capire i limiti. Sugli anticoncezionali sono usciti gli atti di un congresso. Al congresso hanno cercato di andare avanti nella dottrina ma in senso ecclesiale. Il magistero dirà: si va bene, non va bene. Oggi la Chiesa dichiara che uso e possesso delle armi atomiche è immorale. Oggi sulla pena di morte siamo vicini all’immoralità. La coscienza morale si è sviluppata bene. Una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero è una Chiesa che va indietro. Questo è il pensiero di tanti tradizionalisti. Non sono tradizionali ma sono “indietristi”, vanno indietro senza radici. L'”indietrismo” è un peccato perché non va avanti con la Chiesa. La tradizione è la fede viva dei morti. I tradizionalisti hanno la fede morta dei viventi. La tradizione è la radici per andare avanti nella chiesa. La tradizione è sempre aperta. La tradizione è la garanzia del futuro e non è un pezzo di museo. La tradizione cristiana non è chiusa”.

Alla fine di agosto c’è un concistoro. Ha mai pensato quali caratteristiche vorrebbe avesse il suo successore?

“Questo è il lavoro dello Spirito Santo. Non oserei mai pensare. Lo Spirito Santo fa meglio di me e di noi perché ispira le decisioni. È vivo nella Chiesa. L’importante è parlare di armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo è armonia progressiva. San Basilio: “Ipse armonia est”, lui è l’armonia”.

Pensa al ritiro?

“La porta è aperta. È una delle opzioni ma fino a oggi non ho pensato a questa possibilità. Ma ciò non vuol dire che dopo domani non ci pensi. Questo viaggio è stato un test. Non si può fare viaggi in questi stato. La porta è aperta. Questo è vero”.

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