Riccione, l’ultima telefonata di Giulia e Alessia al padre: “Presto saremo a casa”

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Riccione –  Le ultime ore di Giulia e Alessia Pisano, le due sorelle travolte domenica mattina da un Frecciarossa alla stazione di Riccione, sono ancora un mistero. Le forze dell’ordine, ascoltati i testimoni e visionate le telecamere di sicurezza, sono però certi che le ragazze siano arrivate in stazione alle 6.50. Le ha lasciate all’ingresso un ventiquattrenne che, insieme a un amico, le aveva incontrate poco prima fuori dalla discoteca Peter Pan.

L’arrivo a Riccione

Un passo indietro. Giulia e Alessia, 17 e 15 anni, arrivano a Riccione sabato pomeriggio. Insieme come sempre e con una idea precisa: trascorrere la serata divertendosi in quella discoteca sulle colline che ha in programma il concerto di Gemitaiz.

Riccione, Alessia e Giulia Pisano: le sorelle morte investite dal treno

di
Simone Monari e Ilaria Venturi

31 Luglio 2022

Serata over 16 è scritto sul sito e Alessia neanche potrebbe entrare, ma ci riesce ed è in pista con la sorella. La mattina dopo, spente luci e musica, sono entrambe fuori dal locale. Il ragazzo le vede, una è seduta a terra, si preoccupa e si avvicina. Chiede se hanno bisogno di aiuto e loro rispondono che non sanno come tornare a casa perché non hanno più soldi e neppure il telefonino. Uno gli è stato sottratto con la borsetta, l’altro è scarico. Giulia poi spiega di essere molto stanca perché prima di quella notte ha passato la mattina a lavorare.

“Mi presti il cellulare”

Lui si offre di accompagnarle e una volta in macchina presta loro il cellulare. Alessia, la più piccola, telefona al padre. Lo rassicura, dice che sono ormai in stazione. “Presto saranno a casa”, dice al papà.  Il ragazzo le lascia sul piazzale e insieme all’amico torna in albergo. Rintracciato dalla Polfer dirà che le due ragazze sembravano molto stanche, provate dal furto, ma in buone condizioni psicofisiche.

Dopo pochi minuti, Giulia entra nel bar della stazione, chiede dove sia il bagno – che non è all’interno del locale, ma sul primo binario – e quindi torna sui suoi passi. Si avvicina a Pietro, il gestore del bar che in quel momento sta ricaricando il distributore automatico d’acqua. “Non mi sembrava molto lucida, diceva che le avevano rubato la borsa e il telefonino”, ripeterà più volte. La vede allontanarsi, incontrarsi con Alessia, che tiene in mano un paio di stivali neri.

Il grido del barista: “Cosa state facendo, fermatevi!”

Accade tutto in un attimo. Le testimonianze sono confuse, a volte contraddittorie, ma stando alla ricostruzione della Polfer, è Giulia, la più grande, a scendere sui binari per prima. Alessia si è seduta sulla banchina, forse per superare il dislivello di cinquanta centimetri che la separa dai binari e raggiungere la sorella. Il gestore del bar grida: “Cosa state facendo, fermatevi”. Il questore Rosanna Lavezzano spiega che è stato tutto talmente veloce che le testimonianze non sono concordi. Piccole discrepanze nei dettagli, non nella sostanza.

Giulia è in piedi al centro dei binari. Il macchinista del Frecciarossa la vede, aziona il fischio e il freno, ma i treni ad alta velocità viaggiano anche a duecento chilometri orari. È una impresa impossibile. Alessia ha quasi raggiunto Giulia, adesso anche lei è sui binari, a pochi centimetri dalla sorella maggiore. Si accorge del treno e si gira, come per tornare indietro, come per mettersi in salvo, ma è troppo tardi. “Ho sentito un colpo tremendo e poi tutti che urlavano” dice il gestore del bar. “Un botto, un’esplosione come se fosse una bomba”, conferma Stefano, un giovane di 32 anni che frequenta spesso la stazione nei weekend e che agli investigatori dirà anche di avere visto una ragazza che tendeva la mano all’altra, come a cercare di salvarla.

Gli stivali abbandonati

Il treno continua la sua corsa, trascinando i corpi per settecento metri. La stazione piomba nel caos, arrivano la Polfer, i carabinieri, la scientifica, i vigili del fuoco. Raccolgono i loro effetti personali, gli stivali abbandonati sulla banchina, un telefono cellulare gravemente danneggiato ma da cui riescono a estrarre la Sim e quindi dopo poche ore a dare un nome alle vittime. Perché lo hanno fatto? Le forze dell’ordine non scartano nessuna ipotesi. Esclusi per motivi tecnici esami tossicologici sui resti dei corpi. Il tentativo di chiarire lo stato psicofisico delle due sorelle è affidato alle sole testimonianze, quelle già raccolte e quelle che eventualmente arriveranno. Ma il popolo dei social ha già espresso una sentenza: commenti forti, irrispettosi della tragedia e del dolore della famiglia questa mattina hanno spinto il comune di Riccione a bloccare i commenti: “Questa pagina in segno di cordoglio verso la famiglia di Alessia e Giulia sospende i commenti. Crediamo sia il momento del silenzio. Dobbiamo stringerci come comunità ed essere vicini al dolore della famiglia e degli amici delle due ragazze dopo l’immane tragedia”.

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