Cantiere terzo polo, Renzi incontra Calenda: “Non finirò come Letta”

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ROMA – Cantiere aperto per il Terzo Polo. Matteo Renzi e Carlo Calenda dovrebbero vedersi oggi. Entrambi sono disposti a trattare, vero è che l’accordo è tutto da costruire. L’ex premier è il più convinto dei due. Prova a tessere la tela. “Ma non mi faccio bruciare come Letta”, ripete ai suoi. Un contatto tra i due ieri c’è stato. Nell’entourage di Calenda parlano di una telefonata, in quello di Renzi di scambi tra sherpa per organizzare il vertice. L’ex rottamatore non si fida fino in fondo. Non vuole esporsi, prima di essere certo che la quadra si troverà.

Per tutta la giornata ha ricevuto messaggini di qualche big del Pd rimasto amico. Messaggi così: “Ti abbiamo rifilato il pazzo”. Il leader di Iv per ora glissa. Prova a recitare l’insolito ruolo del buono, di quello non impulsivo. E dunque si prende ancora 5 giorni per capire se la strada del rassemblement centrista sia praticabile o meno. Renzi tifa per la lista unica, Calenda per la coalizione. Comunque vada, se ci si riuscisse, Renzi è convinto che possa tornare in ballo anche qualche collegio uninominale: in Lazio, in Lombardia, in Veneto. Sogna una campagna anti-destra, anti-Forza Italia. L’ex premier con i suoi è stato chiaro, manda messaggi distensivi: è disposto a cedere all’ex ministro il ruolo di front runner, di togliere il suo cognome dal simbolo, di cedergli gli spazi televisivi. Più di così, è difficile.

In Iv restano convinti che la strada per Calenda sia obbligata, che difficilmente riuscirà a raccogliere le firme (36.750) necessarie per candidarsi. Sospettano che il leader di Azione stia trattando sottobanco con qualche partitino che possa offrire il simbolo, da sistemare in piccolo sotto al logo di Calenda, per dribblare le sottoscrizioni. Ma le alternative su piazza sono pochissime. Renzi fa il pragmatico. “Nel 2019 – dice a chi lo sente in queste ore – ho fatto l’accordo con i grillini, per silurare Salvini. Figuriamoci se non possiamo superare i bisticci con Carlo”.

Letta rivede la rotta: “Ora io contro FdI, il Pd punta al 30%”

di
Giovanna Vitale

08 Agosto 2022

Calenda si mostra il più prudente. Alla domanda su Renzi, si limita a replicare: “Noi stiamo raccogliendo le firme per presentarci e la nostra campagna elettorale sarà sulle cose da fare: le cose di buonsenso non sono né di destra né di sinistra, l’Italia è ferma da tantissimi anni, del resto mi interessa poco”. Intanto si moltiplicano gli appelli pro terzo Polo. Non solo Federico Pizzarotti, l’ex sindaco di Parma, ha ormai scelto con la sua Lista civica di accasarsi con Renzi, ma anche i repubblicani si schierano.

E “Mezzogiorno federato”, il neo movimento guidato da Claudio Signorile si rivolge a Renzi e a Calenda: “Vi chiediamo di dare vita a una proposta elettorale unitaria nella quale si possa riconoscere una parte sicuramente importante dei cittadini”. Su Twitter, dove Calenda è molto attivo, la polemica è al calor bianco. Angelo Bonelli – uno dei partner nel centrosinistra che, insieme a Fratoianni, Calenda ha giudicato del tutto indigesti – dà del fascista al leader di Azione.

Twitta Bonelli: “Dice Calenda che usare l’esercito non è di destra e né di sinistra? È vero perché è drammaticamente fascista”. Risponde Calenda con ironia romanesca: “Ecchela là: sono diventato fascista, contavo i minuti”. Da Azione chiedono una moratoria agli attacchi. Lo fa Osvaldo Napoli: “Insulti sul piano personale, accuse di fascismo, ingiurie e liti da ballatoio: da destra e da sinistra emerge schiuma e rancore contro Azione e Carlo Calenda, colpevoli di aver fatto una scelta politica eretica, di esserci sottratti e di voler sottrarre milioni di italiani da quella gabbia mentale che è il bipolarismo inteso come assalto all’arma bianca, un arrembaggio di pirati”.

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