Covid, i contagi inconsapevoli: con Omicron più di 1 su 2 non sa di essersi infettato

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L’infezione da Sars-CoV-2 può rimanere anche “invisibile”. È in grado, cioè, di colpire alcune persone senza determinare sintomi. Una probabilità che, oltre a rendere più complesse le misure di prevenzione, è andata in crescendo con la diffusione della vaccinazione e con l’evolversi delle varianti. La possibilità di trovarsi di fronte a un positivo senza sintomi è infatti aumentata in maniera significativa con l’arrivo di Omicron.

Un’evidenza sotto gli occhi di tutti, che trova oggi conferma in uno studio pubblicato sulla rivista Jama Network Open  da un gruppo di camici bianchi del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles. Risultato: oltre 1 persona su 2 di quelle coinvolte nella ricerca non sapeva di aver contratto l’infezione da Sars-CoV-2. Un dato in rialzo rispetto a quello emerso da precedenti studi, che collocavano tra il 25 e il 50 per cento la quota di persone ignare di essere già entrate a contatto con il virus.

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Oltre una persona su due ignara del contagio da Omicron

L’indagine è stata condotta su quasi 2.500 medici e pazienti, sottoposti al prelievo di un campione di sangue nell’autunno del 2021: ovvero poco prima della rapida diffusione dei contagi provocati da Omicron. A partire dall’intero gruppo, attraverso il dosaggio degli anticorpi, gli specialisti hanno riconosciuto 210 persone entrate a contatto con Sars-CoV-2 nelle settimane precedenti. E dunque visto il periodo, sebbene in assenza di dati relativi al sequenziamento del virus, con ogni probabilità con la variante Omicron.

Sintomi ed infezione

In seconda battuta, i ricercatori hanno invitato i partecipanti allo studio a rispondere a un questionario per verificare la comparsa di sintomi in concomitanza con l’infezione. E, più in generale, la consapevolezza di essere stati esposti al coronavirus. Dall’analisi delle risposte, è emerso che il 56 per cento delle persone reduci dall’infezione ignoravano di esserlo. Tradotto: più di 1 su 2 non sapeva di aver contratto l’infezione da variante Omicron. Un risultato determinato in larga parte dall’assenza di sintomi. Appena un decimo di loro, infatti, aveva avuto manifestazioni associabili a un’infezione respiratoria. Ma talmente vaghe – su tutte, il raffreddore – e di debole intensità da non essere associate a Sars-CoV-2.

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La corsa del virus non si arresta se non si sa di essere infetti

La frequente comparsa di sintomi meno marcati – stanchezza, tosse, mal di testa, mal di gola – nelle persone contagiate dalla variante Omicron conferma “la possibilità che le infezioni non diagnosticate aumentino la circolazione del coronavirus”, per dirla con Sandy Young, ricercatrice del Cedars-Sinai Medical Center e prima firma della pubblicazione. “Un basso livello di consapevolezza dell’infezione contribuisce alla rapida diffusione di Omicron”.

Conclusioni a parte, i ricercatori affermano che servono comunque studi condotti su un numero più ampio di persone (oltre che di diverse etnie) per capire se alcuni fattori specifici siano associati alla mancanza di consapevolezza dell’infezione.

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Il ruolo della responsabilità individuale

“Occorre migliorare questo aspetto – afferma Susan Cheng, direttore dell’istituto di ricerca sull’invecchiamento del Cedars-Sinai Medical Center e coordinatrice della ricerca -. In una fase in cui buona parte della gestione della pandemia è affidata alla responsabilità individuale, tocca a ognuno di noi decidere come comportarsi se si è preso parte a una riunione da cui poi emerge che fosse presente una persona positiva o se si hanno dei sintomi che potrebbero suggerire l’esecuzione di un test”.

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