Ho ricevuto da Marina Terragni un lungo documento firmato da una ventina di associazioni di donne italiane (credo su un centinaio che non la pensano così), sostenute da altrettante straniere: titolo pacificante e bellicoso insieme “Un orizzonte politico comune a donne di tutti i partiti”. Segue, 1) citazione di Olympe de Gauges, 1791: “Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?” Segue, 2) proposta elettorale, “Nel segno di Carla Lonzi a quarant’anni dalla scomparsa: elettrici e attiviste di tutti i partiti si uniscono nel dono di un ‘programma imprevisto’ comune, orizzonti per un cambio di civiltà”. Commenti miei, 1), la protofemminista girondina dai rivoluzionari maschi fu ghigliottinata in quanto fastidiosa con le sue lamentele donnesche; 2), quando nel 1970 proposi a Italo Pietra, direttore del Giorno, un articolo sull’epocale “Sputiamo su Hegel” della Lonzi, quell’uomo fascinosissimo e di gran classe si mise a urlare come un pazzo in piena redazione e non mi licenziò perché ex partigiano e quindi molto democratico. E adesso ragazze come la mettiamo? Finalmente una di noi, cioè una donna-donna, presidente di un partito, tra l’altro quello attualmente più votato, potrebbe diventare (i menagrami e pure lei lo danno per sicuro) la protagonista di un evento storico che il femminismo persegue da quando c’è: finalmente una donna a capo del governo italiano, cioè un primo ministro che essendo femmina rappresenti il massimo della democrazia, della parità, dei diritti, delle inclusioni, degli aiuti, di ogni forma di libertà verso un sol dell’avvenire che neanche ti immagini.
Eccola Giorgia Meloni, 45 anni di oggi, cioè tipo ragazzina eppure mamma, vestita classico e seducente, mai un capello fuori posto, in politica da 30 anni, da quando aveva 15 anni e già non aveva dubbi da che parte stare; la sua carriera è stata fulminea, perseguita con una volontà stupefacente, tutti i gradini superati velocemente per sua sola volontà, fondando con Crosetto e La Russa ‘Fratelli d’Italia’ a 35 anni e diventandone presidente due anni dopo, nel 2014, a 37 anni, un volto da Madonna vendicativa ma fresco, rispetto a quello inquietante del suo predecessore Ignazio. A 8 anni di distanza e senza chiedere l’aiuto di nessuno, ignorando camerati e camerate e puntando solo su se stessa, ha portato il suo partito dal 3 % a essere il primo, fregando soprattutto i due alleati di destra-destra, sottraendo loro parecchi simpatizzanti. Si è proclamata da sola prossima prima ministra con tale fermezza che neppure i suoi due sodali Salvini e Berlusconi, non parliamo dei suoi oppositori, hanno aperto bocca, le hanno detto, si calmi, aspetti un momento, vediamo come va. Nello spavento di una classe politica dormiente, o vociante, o fuori di testa, c’è poco da fare gli altezzosi, i colti, gli eleganti, gli antifascisti, gli europeisti, i veri democratici: solo il finimondo, temo, potrebbe scongiurare il luttuoso evento. A questo punto mi rivolgo a voi, donne di valore che avete composto e sottoscritto questo documento davvero importante per contenuto e per un modo di raccontare che ricorda i testi femministi meravigliosi e perduti degli anni ’70, e vi chiedo: lo avete proposto anche a Giorgia Meloni che è donna come noi, e che però ha fondato un partito di Fratelli, dimenticando le Sorelle? E che nei 15 punti del documento integrale del programma di governo del centro destra (che a leggerlo tutto altro che Mussolini, un bel fascismo XXI secolo, molto più ardito, checché ne dica la signora), non c’è una sola volta la parola ‘donna’, al massimo l’aggettivo ‘femminile’, quasi sempre collegato con i sostantivi ‘infanzia’, ‘famiglia’, e anche ‘giovani’ e ‘disabili’. In centinaia di righe non una sola volta la parola ‘diritti’, che, è vero, forse da noi, dalla parte opposta, è stata abusata cancellando i ‘doveri’. E avete pensato prima di tutto se in questo momento di massima pressione Meloni, o chiunque altro, avrà il tempo e la pazienza di leggerlo tutto, perché nella sua intensità e verità è di una lunghezza a cui non siamo più abituati, e infatti io non ho ancora superato la prima intensissima pagina e me ne mancano ancora quattro, intensissime pure loro.
LONGFORM: Inchiesta su Meloni / 1
Temo che il vostro ‘Orizzonte Politico’ si riveli oggi ingenuo, come del resto lo fu in passato, perché certo non è la prima volta che le donne si illudono di costituire un solo popolo: no, non credo che essere donna sia più importante della visione ideologica personale e dei compagni che per quanto maschi, la dividono con noi: io so che mai potrei sentirmi compagna e complice, mettiamo della Santanché o della stessa Meloni, che pure non posso fare a meno di ammirare per la sua implacabile sicurezza, mentre con cautela lo sarei di Veltroni e soprattutto di un Pisapia, se si facesse vivo e se i suoi compagni non se ne fossero dimenticati in quanto non del loro giro. Ma poi cerchiamo di essere realisti: voi tra mille cose molto belle dite, “Non si può più tenere nascosta la verità. La verità sotto gli occhi di tutti è che troppi uomini stolti governano il mondo e la vita è diventata invivibile. Li stiamo vedendo trattare per il potere, sempre e solo loro, e siamo sgomente. Si permane nella cultura patriarcale che è la cultura della presa di potere”. Se adesso il potere se lo prendesse una donna, una giovane donna, la cultura patriarcale sarebbe sconfitta oppure semplicemente sostituita da un matriarcato altrettanto violento? Le vostre parole, forse perché creatrici di visioni, mi hanno fatto pensare a una Gilead al contrario, a un luogo dove sono le donne, le ancelle, a condurre un potere armonioso e rispettoso del mondo eppure altrettanto dispotico. È giusto, voi chiedete che la maternità torni “al centro delle comunità umane” per “orientare il programma politico, per il bene di tutte e di tutti”. Questo credo non ve lo concederebbe non dico la Meloni ma neppure un Gilead femminista. Mentre su un paio di punti il centrodestra potrebbe essere d’accordo con voi, quando definite l’identità di genere “ideologia misogina e mercantile…la nuova faccia glitterata del patriarcato che non vuole morire e che per sopravvivere ha bisogno di cancellare le donne persino nel linguaggio di genere”. E quando definite “l’aspetto più straziante della gender ideology…la farmacologizzazione e la manipolazione chirurgica dei corpi di bambini e bambine dal comportamento non conforme agli stereotipi di genere – nuova lobotomia”. Concludendo con l’unica cosa che conta: votereste la Meloni perché donna o per carità neanche morta, per due possibili ragioni; è chiaro che per lei le donne in quanto tali non esistono, ma anche perché alla fine si tenta di fare massa, gruppo, ma come sempre viene fuori che ci detestiamo tra noi, quindi in tutti i casi, fortunatamente, siamo costrette proprio dall’essere donna e detestare anche lei.