MILANO – La Fed alza ancora il muro della politica monetaria per contrastare la corsa dell’inflazione. La banca centrale Usa ha alzato i tassi di interesse dello 0,75% portando il costo del denaro in una forchetta fra il 3% e il 3,25%, ai massimi dal 2008. Si tratta del quinto rialzo dei tassi dall’inizio dell’anno e del terzo consecutivo da 75 punti base (il costo del denaro è salito di un quarto di punto in marzo e di mezzo punto in maggio). Gli attuali rialzi dei tassi di interesse, ha spiegato la Fed sono appropriati, aggiungendo che l’inflazione resta elevata. Allo stesso tempo, ha chiarito la banca centrale, nuovi rialzi sono “opportuni” per riportare l’inflazione verso il 2%. Nelle stime dei membri del Fomc, il comitato di politica monetaria della Fed, i tassi di interesse negli Stati Uniti saranno in media alla fine del 2022 al 4,4%, decisamente più alti della stima del 3,4% di giugno e al 4,6% nel 2023. “Siamo fortemente impegnati a ridurre l’inflazione”, ha commentato il presidente della fed Jerome Powell in conferenza stampa. La stabilità dei prezzi, ha aggiunto, è il “fondamento” di una crescita stabile.
Economie fragili, il diabolico mix tra inflazione e superdollaro
di Eugenio Occorsio
La banca centrale Usa ha anche rivisto al ribasso la crescita per il 2022, quando il pil americano è previsto crescere dello 0,2%. L’economia è attesa crescere dell’1,2% nel 2023, dell’1,7% nel 2024 e dell’1,8% nel 2025. Il tasso di disoccupazione è previsto quest’anno al 3,8% e al 4,4% nel 2023.
Sui mercati la nuova mossa della Fed spinge ulteriormente il dollaro, malgrado sul tavolo ci fosse anche un rialzo ancora più robusto, conn l’euro che scivola a 0,9830 dollari. Wall Street vira in negativo con il Dow Jones che cede lo 0,25%, l’S&P 500 lo 0,21% e il Nasdaq lo 0,41%.