Referendum nel Donbass: voti raccolti casa per casa e annessione scontata

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I primi giorni si voterà su internet, attraverso una piattaforma online creata apposta per questo referendum. Successivamente i voti verranno raccolti casa per casa dagli emissari delle autorità filorusse che andranno a bussare porta dopo porta per ritirare le buste elettorali. Infine, verranno aperti dei seggi per la città, dove i cittadini si recheranno di persona alle urne. Questi sono i piani preparati in fretta e furia dalle autorità dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk per implementare la richiesta del Cremlino arrivata all’alba di ieri, che chiede di realizzare una votazione popolare dal 23 al 27 settembre che sancirà il suo inglobamento nella Federazione Russa.

Lo stesso avverrà nell’autoproclamata Repubblica di Lugansk e nei distretti dell’Ucraina meridionale di Zaporizhzhia e Kherson. Questi territori organizzeranno il voto in maniera separata l’uno dall’alto, ma tutti sotto la supervisione di Mosca. A Donetsk e Lugansk se ne stanno occupando le locali autorità filorusse che lì già governano da otto anni. Nell’Ucraina del Sud, invece, l’organizzazione è in mano ai nuovi amministratori locali leali a Mosca, che hanno sostituito i precedenti governanti rimasti fedeli a Kiev. Al di là dell’esito del voto, però, tutto è ancora molto incerto. I piani, infatti, potrebbero essere modificati a causa della violenza che la guerra ha assunto nelle ultime settimane. In molte città il referendum avverrà letteralmente sotto le bombe.

L’annuncio del voto è stato accolto con sorpresa dalle autorità filorusse del Donbass. “Sapevamo che prima o poi saremmo entrati a fare parte della Russia attraverso un referendum ma mai ci saremmo aspettati una decisione con così poco preavviso” racconta una fonte che partecipa all’organizzazione del voto a Lugansk “solo fino a ieri sera stavamo programmando di andare alle urne a novembre. Ora ci troviamo a dovere preparare tutto in 24 ore”.

Simili stupori sono diffusi anche tra organizzatori di tutti gli altri distretti. La regione di Lugansk è quella più avanti nella preparazione referendaria. Nel mese di giugno, infatti, russi e filorussi hanno conquistato tutto l’oblast, salvo poi perdere negli scorsi giorni i territori adiacenti a Kharkiv, dove gli ucraini hanno lanciato una massiccia controffensiva. Ciò ha comunque permesso alle autorità locali di pianificare il voto di annessione da diverse settimane. Qui è stato istituito un comitato composto dai rappresentanti delle milizie armate, dai sindacati, dalla camera di commercio e dai due locali partiti filorussi. Questi ultimi con tutta probabilità si scioglieranno a breve. La maggior parte dei loro esponenti hanno già aderito a Russia Unita, il partito di Putin. Già da mesi i suoi emissari hanno preparato dei contratti di lavoro per i dipendenti pubblici delle repubbliche del Donbass. Nel momento in cui queste cesseranno di esistere il loro personale passerà a lavorare per Mosca.

Il discorso di Draghi all’Onu. “Mosca calpesta le regole, avanti sulle sanzioni”

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21 Settembre 2022

Se a Lugansk la vita procede con certa tranquillità il voto a Donetsk si terrà in un campo di battaglia. La città è controllata dai filorussi ma i soldati di Kiev sono presenti nei villaggi che a Nord e Ovest confinano con l’area urbana. Nelle ultime settimane le milizie filorusse hanno lanciato diverse offensive tentando di guadagnare terreno, invano. L’esercito ucraino ha quindi attaccato Donetsk, senza riuscire ad entrare in città ma riuscendo a sparare diversi missili che hanno generato numerose vittime. Il giorno più sanguinoso è stato il 19 settembre, quando due razzi hanno colpito zone densamente affollate, con un totale di 16 vittime civili. Anche per questo in queste ore le strade della città sono semivuote. Non si vede nessun preparativo al referendum degno di nota. Più che alla politica gli abitanti pensano alla sopravvivenza. Tutti sanno che il voto sarà una formalità e sarà l’ultimo atto dell’esistenza dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk. Putin ha già deciso l’annessione. Oltre a questa, però, le certezze sono poche. In molti si chiedono come reagirà l’esercito ucraino durante le votazioni e cosa proverà a fare il Cremlino dei territori dell’oblast – quasi la metà della regione – controllati da Kiev ma che dopo il referendum Putin rivendicherà come propri. Un attacco su larga scala? In tanti sono convinti che la Russia stia arrivando ma che la pace sia più lontana che mai. 

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