KIEV – Questa notte, forse approfittando del fatto che il discorso di Putin copre tutte le altre notizie, ucraini e russi hanno fatto lo scambio di prigionieri più importante dall’inizio dell’invasione. I russi hanno consegnato 215 prigionieri e tra loro anche il comandante del reggimento Azov Denys Prokopenko, nome di battaglia “Redis”, e il suo vice Svyatoslav Palamar, nome di battaglia “Kalyna”, che si erano consegnati a maggio dopo avere resistito assediati dentro all’acciaieria Azovstal di Mariupol per tre mesi.
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Il reggimento Azov ha una carica simbolica enorme: la propaganda russa lo ha spesso accusato di essere un reparto nazista e quindi di essere la prova che la Russia ha fatto bene a invadere l’Ucraina, mentre invece gli ucraini lo considerano un reparto formato da eroi nazionali. Una campagna molto determinata da parte delle famiglie dei combattenti di Azov chiede uno scambio di prigionieri e nel centro della capitale Kiev, a poca distanza dal Maidan della rivoluzione del 2014, un enorme manifesto ricorda i prigionieri dell’assedio e dice: “Libertà per i prigionieri della Azovstal!”. Sembrava una campagna velleitaria, perché i russi mai e poi mai avrebbero accettato di restituire combattenti così significativi, è invece è successo.
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Molti commentatori russi sui canali militareggianti Telegram che seguono il conflitto sono lividi, non si aspettavano che sarebbe finita così per gli arcinemici nazionalisti ucraini (ma chissà che il Cremlino non abbia un disegno politico). Gli ucraini in cambio hanno consegnato 55 russi e anche l’oligarca ucraino Viktor Medvedchuk, che era il leader dei politici filorussi in Ucraina ed era accusato di avere pianificato un colpo di stato per installare un governo putinista a Kiev. Medvedchuk era stato catturato dagli ucraini dopo l’inizio dell’invasione mentre fuggiva verso il confine con la Bulgaria travestito da soldato.
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La liberazione è avvenuta dove sempre avvengono questi scambi, nella regione di Zaporizhzhia e per quel poco che si sa dei negoziati si è occupata la Gur, l’intelligence militare del potentissimo generale ucraino Kirilo Budanov.
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Poche ore prima c’era stata un’altra liberazione, ottenuta dal principe saudita erede al trono Mohammed Bin Salman, che è riuscito a ottenere da Putin la restituzione di dieci prigionieri di nazionalità straniera che combattevano con gli ucraini. Tra loro cinque britannici, un americano, un croato e un marocchino. Tra i liberati ci sono anche gli inglesi Aiden Aslin e Shawn Pinner, che i separatisti di Donetsk avevano condannato a morte. E’ una manovra del principe saudita per recuperare credito internazionale.