Sei terremoti in Italia in un giorno. Il sismologo sulle cause: “Nessun legame fra loro”

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“No, non c’è legame fra le scosse”, chiarisce prima ancora che si formuli la domanda Carlo Meletti, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Un primo terremoto di magnitudo 4.1 (poi ricalcolata a 3.9) è avvenuto alle 12:24 con epicentro a Folignano, in provincia di Ascoli Piceno. Un secondo, sempre di magnitudo 4.1, alle 15:39 a Bargagli, in provincia di Genova.

In precedenza c’erano state quattro scosse più deboli a Paternò, in provincia di Catania (3.6 di magnitudo alle 4:21 del mattino), alle 14.18 a Reggio Calabria. Più tardi ne è avvenuta una quarta vicino Modena, a Pievepelago (3.8 alle 17:47) e un’altra a Fasciandora, Lucca.

Entrambi i terremoti principali hanno causato paura – molta, nel caso di Genova – ma solo uno scuotimento leggero, e di conseguenza pochi danni. “Seguo i social e osservo un po’ di complottismo, ma è impossibile che due terremoti a centinaia di chilometri di distanza siano influenzati l’uno dall’altro”.

I due sismi, tra l’altro, hanno assai poco in comune. Quello di Genova è avvenuto in una zona a bassa pericolosità. “Qui il meccanismo è stato di tipo compressivo, con due faglie che si avvicinano e si accorciano. Siamo nel punto che segna il passaggio tra le Alpi a est e l’arco Appenninico a ovest. Dal punto di vista strutturale è un’area piuttosto complessa”. I terremoti forti, anche se molto rari, non sono mancati in Liguria. “Nel 1.777 avvenne un magnitudo 5 che provocò danni anche a Genova”, ricorda Meletti.

In genere, per distruggere le case, la magnitudo deve essere almeno 5. “In Italia, con un patrimonio edilizio bellissimo ma antiquato, può bastare anche qualcosa di meno”, aggiunge Meletti. Ma le mappe dello scuotimento pubblicate subito dopo la scossa dall’Ingv mostrano comunque un effetto leggero. Il terremoto di Genova è stato seguito da un paio di scosse percepite dai sismometri.

Ad Ascoli Piceno siamo invece ai piedi del famigerato Appennino, sede di tante tragedie sismiche, e la pericolosità è classificata come medio-alta. “La causa però è stata diversa rispetto all’Aquila e Amatrice. In quei casi eravamo di fronte al classico meccanismo di distensione dell’Appennino” spiega Meletti. Ad Ascoli ieri la scossa è stata provocata dall’attrito tra due faglie che scorrono l’una accanto all’altra.

“Si è trattato tra l’altro di un terremoto più profondo rispetto a quelli usuali nell’Appennino, che oscillano tra gli 8 e i 15 chilometri. Ad Ascoli abbiamo misurato 24 chilometri. L’epicentro si trova a metà strada tra la catena montuosa in estensione e il mare, dove la placca Adriatica preme e sprofonda al di sotto degli Appennini”.

Anche qui le placche non si muovono come un corpo unico. Sono frammentate in mille pezzetti, a formare un puzzle assai complesso. La scossa principale, percepita fino ad Ancona, è stata seguita da un leggero sciame, con una quindicina di episodi, il principale di magnitudo 3.6.

“In genere – secondo il sismologo – due terremoti sono legati se avvengono a poche decine di chilometri di distanza. Non è possibile che lo siano, se in mezzo ci sono centinaia di chilometri. In Emilia ad esempio avevamo registrato due scosse in due faglie quasi contigue, la prima il 20 maggio 2012 e la seconda il 29 maggio, di magnitudo simili. Quel fenomeno è stato molto studiato. Ipotizziamo che l’energia liberata dalla prima scossa si sia accumulata sulla faglia contigua, accelerandone la rottura”.

Mediamente in Italia l’Ingv registra 16mila scosse, di qualunque magnitudo. Nel 2016, l’anno di Amatrice, si arrivò invece a 100mila. I terremoti superiori a 4 si contano sulle dita di una mano. Nel 2021 ne avvennero 2 sulla terraferma, ma 30 se si prendono in considerazione anche i mari attorno alla penisola e le coste adiacenti. Le scosse di magnitudo fra 3 e 3.9 sono state invece 230 l’anno passato.

“Proprio nei giorni scorsi – ricorda Meletti – notavamo con i colleghi che ci trovavamo in un periodo di quiete sismica. Negli ultimi tre mesi abbiamo registrato solo un altro terremoto sopra a 4, il 21 agosto a Caltabellotta. Era verosimile che ne sarebbero avvenuti altri, e oggi ci siamo rimessi in pari. Ma questa è solo statistica, la legge dei grandi numeri, non c’entra la geologia”.

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