Era cominciata con Silvio Berlusconi che prometteva “un milione di alberi” ed è finita con la diretta di Matteo Salvini su TikTok invasa di falli proprio mentre dialogava imperturbabile con il governatore Attilio Fontana.
Se ne è andata così una campagna elettorale cabaret. Sessantasei giorni che probabilmente dimenticheremo presto: del resto era estate, eravamo spensierati al mare, o in montagna, e poi al ritorno preoccupati per l’enormità del caro bollette, mentre Luigi Di Maio sanciva l’accordo con il Psdi (esiste ancora!) e volava sulle note di Dirty Dancing in pizzeria; Giorgia Meloni annunciava di voler combattere “le devianze” dei giovani; il Pd lanciava il sondaggio “con pancetta o con guanciale?”; Carlo Calenda, prima baciava e poi abbandonava il povero Enrico Letta accorrendo – dopo essere scappato nottetempo dalla chat di +Europa – da Matteo Renzi, dimentico di aver giurato di “Renzi non me ne frega nulla, non faccio politica in questo modo, Renzi dice a e fa b, faccia quello che gli pare, vada in Arabia Saudita, alle elezioni politiche io andrò da da solo”.
Però forse non finirà esattamente come in tanti avevano previsto a Camere appena sciolte, quando Meloni si presentò omaggiatissima e rassicurante alla festa di compleanno di Gianfranco Rotondi a Roma Nord: il suo ingresso in società. Quella sera tutto il generone era accorso per salutare “Giorgia”: in Italia la fila più lunga è sempre quella per salire sul carro del vincitore.
Nessuno aveva però fatto i conti con Giuseppe Conte in versione descamisado. Da capo della Lega del Sud ha battuto il Meridione palmo a palmo come il santo patrono del reddito di cittadinanza; “la fermo prima che tiri fuori le pentole”, gli ha detto Enrico Mentana. Forse Conte renderà la vittoria di Giorgia Meloni meno dolce, oppure no. E allora magari ci ritroveremo il leghista Simone Pillon ministro: “Da una parte chi vuole cancellare la famiglie, togliere di mezzo mamma e papà, e offrire droga, suicidi di Stato e deportazione economica; dall’altra chi ancora crede nel valore della vita, della famiglia, delle radici e dell’identità popolare”.
Fatto sta che Giorgia Meloni, che aveva cominciato tutta sorrisi e silenzi, nell’ultimo miglio ha alzato i decibel dei suoi comizi: “Europa, è finita la pacchiaaaa”. L’altra sera, in piazza del Popolo, ha ripetuto non so quante volte la parola nazione. Il suo linguaggio si è fatto più duro. Conte e le divisioni interne al centrodestra, tutto si è fatto meno certo. E poi Renzi gliel’ha giurata: “Ogni due anni ho fatto cadere un governo”.
Il Pd ha candidato Casini e Di Maio e nessuno ha ben capito perché. Letta è stato tradito dal bus elettrico. Mastella ha offerto il suo numero di telefono su Twitter. Salvini ha proposto di reintrodurre il servizio militare. Berlusconi si è vantato di averlo abolito. Il Cavaliere ha chiesto le dimissioni di Mattarella, e poi ha detto che Putin voleva un governo di persone perbene in Ucraina, in entrambi i casi si è poi dissociato da sé stesso. Meloni ha fatto un video in tre lingue, subito imitato da Letta. Il capo di gabinetto del sindaco di Roma, Albino Ruberti, ha minacciato il fratello di un candidato: “Vi sparo, vi ammazzo”. Il leghista Mastrangelo ha proposto di tagliare i fondi alla sanità per finanziare lo sport. Star assoluta è stato Claudio Lotito, aspirante senatore di Forza Italia. Si è piazzato in Molise e ha detto che Amatrice è in Abruzzo, ha fatto arrabbiare i tifosi della Lazio facendo il ruffiano con quelli del Campobasso, ha ballato con le signore, giocato a carte, macinato 400 chilometri al giorno. Nessuno però ha ancora compreso perché si candida. Per vanità dicono, per essere il Dino Viola di questo tempo.
Ci sono stati anche episodi odiosi. Tipo il leghista Di Giulio, capogruppo della Lega a Firenze, che ha filmato una donna rom a Firenze e con slancio squadristico ha annunciato: “Votaci per non vederla mai più”. Fratelli d’Italia ha mosso guerra a Peppa Pig, perché gli autori avevano inserito le famiglie arcobaleno, e proposto il cimitero dei feti. Federico Mollicone, uno degli scopritori di Giorgia Meloni, ha detto che “in Italia le coppie omosessuali non sono legali, non sono ammesse”.
Berlusconi, va ammesso, è stato grandioso nell’uccidere la mosca planata sulla sua fronte mentre era collegato con Sky: “Vedete sono ancora in gamba”.
Il siparietto, Berlusconi uccide una mosca in diretta tv: “Sono ancora in gamba”
Marta Fascina, la sua compagna, è stata paracadutata a Marsala, in un collegio ritenuto più blindato di una cassaforte. Vittorio Sgarbi merita il premio per la proposta più strampalata: “A scuola mai prima delle dieci”. Renzi è finito nel mirino per il jet privato da Ercolano a Lugano. “Sosteniamo l’abolizione dell’uso dei jet privati” hanno subito rilanciato Bonelli e Fratoianni. Poi ci sono figure che gareggiano da anni per puro amore della comparsata. Come l’ex pm Antonio Ingroia, candidato dal comunista Marco Rizzo: propone di revocare immediatamente le sanzioni a Mosca. La grande ubriacatura per tutti, vecchi e nuovi, è stata TikTok.
Su Instagram Matteo Orfini ha messo in fila i chilometri macinati: 2.032. Filippo Sensi ha fatto un video in cui ha elencato le sue interruzioni in aula. Ma la palma d’oro spetta a un candidato del Pd in America, l’economista pugliese Gianluca Galletto, amico di Obama e Di Blasio, che ha fatto appelli elettorali in barese, napoletano, siciliano e spagnolo. Pezzi di teatro. Se domani andrà male Galletto avrà un futuro assicurato anche come attore.