Il ministro della Difesa danese Morten Bodskov ha detto che l’indagine sulla fuga di gas nel Baltico richiederà “almeno una settimana o due”. La grande quantità di metano che risale verso la superficie impedisce infatti l’intervento di batiscafi o palombari. Ma Bodskov è sicuro: “Quello delle condotte Nord Stream non è un incidente, è stato pianificato. E stiamo parlando di esplosioni molto grandi”. Per poi aggiungere: “La Russia ha una presenza militare significativa nella regione del Mar Baltico e ci aspettiamo che continui a lanciare sciabolate”. Il portavoce del Cremlino, Peskov, ha definito le accuse “stupide”: “Noi non avevamo interesse al sabotaggio. Andate a vedere quanto stanno guadagnando le aziende americane con le vendite di gas liquefatto all’Europa”.
Provare le responsabilità dell’attacco sarà quasi impossibile. Ma alcuni analisti, come il sito specializzato CovertShores, hanno ricordato la prova di forza della flotta russa avvenuta lo scorso giugno proprio nella zona delle falle di gas. Due corvette si sono mosse in direzione dell’isola danese di Bornholm, davanti alla quale ci sono adesso le colossali bolle di metano. Si trattava di una moderna Buyan e di una più vecchia Tarantul: unità lanciamissili destinate a missioni di attacco, che non risultano avere a bordo apparati per incursioni subacquee.
Il governo di Copenhagen denunciò la violazione delle acque territoriali, accusando le navi russe di essersi infilate per due volte di notte nel canale che divide l’isoletta di Christianso e Bornholm. Pochi giorni prima c’era stato un monito ufficiale di Mosca. Konstantin Gavrilov, capo della delegazione russa nelle trattative sul disarmo, aveva intimato agli Stati Uniti di non schierare a Bornholm missili in grado di colpire l’enclave di Kaliningrad: “Avvisiamo con determinazione gli Usa e i loro alleati che una mossa del genere sarebbe considerata un attacco al nostro Paese e porterebbe a un’escalation”.
Sabotaggio Nord Stream: dall’energia a Internet, quelle reti sottomarine facile obiettivo di Mosca
di Gianluca Di Feo
Le manovre di Mosca nell’area non si sono mai fermate. Le ultime risalgono alla scorsa settimana, quando il presidio di Kaliningrad ha mobilitato navi, missili e aerei per un esercitazione senza preavviso, che ha provocato diversi scramble – i decolli immediati su allarme – degli intercettori Nato, inclusi gli Eurofighter italiani schierati in Polonia. E nei fondali? L’ultima segnalazione sospetta risale al 10 settembre: un aereo antisommergibile americano Ep-8 ha compiuto una lunga missione di sorveglianza sul Baltico, volando alla ricerca di sottomarini russi. La sua rotta da Bornholm ha seguito esattamente il tracciato del Nord Stream.