Totoministri, ecco tutte le ipotesi per le caselle del governo Meloni: sale Belloni agli Esteri, Moratti alla Sanità

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Figure tecniche di alto profilo agli Esteri, all’Interno, all’Economia. Un politico, di FdI o FI, alla Difesa. E la presidenza di una Camera all’opposizione. Nel lavorio di Giorgia Meloni per la nascita del suo governo di centrodestra, sembrano consolidarsi alcune certezze. Almeno, nei suoi desideri. Matteo Salvini fuori dagli incarichi di peso, nonostante le proteste della Lega. Al massimo – ma l’idea avanzata da Forza Italia presenta molte indicazioni – vicepremier insieme a Tajani con un ruolo solo politico, senza deleghe o con deleghe leggere.

Ma vediamo chi sale e chi scende, nel borsino degli incarichi.

La presidenza delle Camere

Meloni vorrebbe dare la guida di un ramo del Parlamento all’opposizione: la Camera al Pd, l’ipotesi più probabile, visto il risultato elettorale dei Dem come secondo partito. Ma gli alleati non sembrano d’accordo. Ecco perché l’idea più probabile è che sia il centrodestra a eleggere entrambi i presidenti. In un equilibrio di genere, Anna Maria Bernini di FI potrebbe andare alla guida del Senato, Giancarlo Giorgetti della Lega alla Camera. Ma al Senato aspirano anche Ignazio La Russa di FdI e Roberto Calderoli della Lega. E allo scranno più alto di Montecitorio Antonio Tajani di Forza Italia e Fabio Rampelli di FdI.

Esteri , Difesa

Sono i quattro ministeri chiave, sotto il faro del Quirinale. Agli Esteri sono in salita le quotazioni di Elisabetta Belloni, attuale capo dei Servizi, già candidata di Lega e M5S al Quirinale. In partita anche l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, mentre sembrano in discesa le chance di Tajani.

Economia

All’Economia le resistenze di Fabio Panetta (Bce), che il prossimo anno potrebbe andare a guidare Bankitalia, fanno salire le chance di Domenico Siniscalco, ex ministro dei governi Berlusconi, ma al momento anche Siniscalco sembra respingere la proposta di Meloni.

Interno e Difesa

All’Interno, escluso Salvini, è partita a due tra Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma eletto in FdI, e Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del leader leghista quando sedeva al Viminale. Il primo ad oggi è più quotato del secondo. Alla Difesa dovrebbe andare un politico: in pole ci sono Adolfo Urso di FdI e ancora Antonio Tajani. Profili compatibili con l’incarico hanno anche Guido Crosetto di FdI, che però aspirerebbe alla guida di Leonardo, e Ignazio La Russa, già in passato ministro della Difesa.

Agli Affari europei potrebbe andare il meloniano Raffaele Fitto, a meno che la leader di FdI non preferisca lasciarlo a Strarburgo da eurodeputato, a tessere i rapporti con gli alleati. A quel punto l’incarico potrebbe andare a Bernini di FI.

Infrastrutture e Lavoro

Alle infrastrutture la Lega vorrebbe Edoardo Rixi, che potrebbe spuntarla sull’azzurro Alessandro Cattaneo. Allo Sviluppo economico potrebbe restare Giorgetti, anche se il leader leghista preferirebbe indicare per il governo nomi di più provata vede salviniana. Per il ministero del Lavoro spunta il nome dell’accademico Luca Ricolfi, quotato anche per l’Istruzione.

Politiche agricole, Scuola e Sanità

La Lega ha messo gli occhi fin dalla campagna elettorale sulle Politiche agricole: l’ex ministro Gianmarco Centinaio è il candidato che Salvini considera naturale. All’Istruzione potrebbe andare Licia Ronzulli di Forza Italia. Alla Sanità potrebbe traslocare dalla Regione Lombardia Letizia Moratti, per ‘sminare’ la ricandidatura alla presidenza della Regione del leghista Attilio Fontana.

Riforme, Rapporti col Parlamento, Pnrr, Palazzo Chigi

Meloni vuole a Palazzo Chigi, nel ruolo cruciale di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, un fedelissimo: Giandomenico Fazzolari o Crosetto. Anche i Rapporti col Parlamento (magari con delega all’attuazione del programma) potrebbero andare a FdI, con il cognato di Meloni Francesco Lollobrigida o il responsabile organizzazione del partito Giovanni Donzelli. Alle Riforme, a sventolare il vessillo del presidenzialismo, potrebbe essere indicato Marcello Pera. Potrebbe essere istituito un ministero al Pnrr, per garantirne l’attuazione, anche se la Destra vuole modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza firmato da Draghi.

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