Linee russe accerchiate nel Donbass: Mariupol nel mirino degli ucraini

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L’eco del proclama di Putin arriva alle truppe russe sul campo in un momento di particolare crisi. Tutte le riserve stanno venendo impegnate in una lotta disperata per fermare gli attacchi ucraini e dare così tempo alle reclute appena mobilitate di rafforzare le difese. Anche le brigate della “Zampa d’Orso”, il Terzo corpo d’armata creato durante l’estate, sono state gettate nella mischia. E i jet si lanciano in raid a bassa quota per bombardare le avanguardie, subendo ogni giorno gravi perdite a causa dei missili portatili Stinger.

In due punti dello schieramento di Mosca l’allarme è massimo. Il più delicato è quello di cui la propaganda di Kiev parla meno: il villaggio di Yehorivka, nella zona meridionale di Donetsk. Da una settimana la battaglia è feroce: si combatte in una pianura che offre pochi ripari, dove la vittoria dipende da tank e artiglieria. La pressione è costante, bersagliando le colonne russe che marciano verso la prima linea. Gli ucraini hanno affidato l’operazione alla 72ma brigata meccanizzata – forse l’unità migliore del loro esercito, protagonista a marzo della resistenza nella capitale – che con la copertura di cannoni semoventi M109 norvegesi e droni americani si inoltra lentamente verso sud.

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Per fermarla è entrata in azione la 155ma brigata della fanteria di Marina – un reparto scelto di marines, sospettato per gli eccidi di Bucha -: i tank si sono affrontati in uno scontro a distanza di soli cento metri. Basta guardare la mappa per rendersi conto dell’importanza di Yehorivka. Uno sfondamento permetterebbe agli ucraini di dividere in due il territorio annesso ieri dal Cremlino, separando il Donbass dall’area meridionale di Kherson. Ma anche una piccola avanzata potrebbe avere un effetto strategico: il villaggio è a 85 chilometri da Mariupol, ossia quasi al limite del raggio d’azione dei razzi Himars consegnati dagli Stati Uniti. Tra poche ore l’unica grande città faticosamente conquistata dai russi potrebbe finire sotto il tiro degli ordigni di precisione, con un danno gravissimo per la credibilità di Putin.

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L’altra situazione critica è più a nord. Nel Donetsk la città di Lyman sarebbe stata circondata dagli ucraini. Tutte le vie di fuga sono sotto il fuoco degli obici e sono stati diffusi video di soldati che scappano nei boschi in maniera disordinata. La caduta sarebbe un brutto colpo, di immagine ma anche operativo. Le condizioni drammatiche dei russi asserragliati nelle case vengono descritte sui canali Telegram dei falchi, sempre critici verso il Cremlino. Inoltre Lyman è un snodo logistico, che può aprire la strada ad altri assalti in direzione di Lugansk o Donetsk. Il comando di Mosca ha però già allestito una linea difensiva più arretrata, dove stanno affluendo battaglioni trasferiti di corsa dalla frontiera baltica e anche reclute appena mobilitate. Dalla disfatta di Izyum in poi, su questo scacchiere i russi cercano di guadagnare tempo e frenare le mosse dell’avversario. Sull’intero fronte, però, da tre settimane continuano soltanto a ritirarsi. 

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