«Il primo racconto l’ho scritto che avevo nove anni. A quattordici scrivevo dei racconti che leggevo chiusa in camera alla mia migliore amica (si chiamava Isabella). Ma a scrivere con costanza e metodo, e la ferma determinazione a diventare scrittrice, quella è avvenuta a ventiquattro o venticinque anni», diceva di sé Rosetta Loy, scomparsa stanotte a Roma a causa di un arresto cardiocircolatorio, dove era nata nel 1931. Scoperta da Natalia Ginzburg, esordì – vincendo il Viareggio Opera prima – con un cognome d’arte, quello del primo marito Giuseppe, fratello del regista Nanni: nel romanzo, La bicicletta, crepitante, fatto di storie minime che girano intorno a una grande casa di campagna. Generazioni nella tempesta della Storia, raccontate a partire da dettagli concretissimi, gesti, piccole liturgie domestiche. «Rapida, essenziale, concreta; ma, come certi scrittori dell’Ottocento, si esalta – ha scritto di lei il critico letterario Cesare Garboli, con cui Loy ha condiviso un lungo tratto di vita e al qaule ha dedicato il suo ultimo libro Cesare pubblicato come gli altri da Einaudi – in quegli argomenti sui quali finiamo sempre col misurare, per abitudine, il talento dei romanzieri: l’amore, la guerra, i bambini, la morte». Ne risulta un ampio mosaico a ogni romanzo aggiunge una tessera, insistendo su quella stagione tra buio e rinascita: il fascismo, la fine della guerra, le speranze del dopo. Alle pagine di La parola ebreo affidò nel 1997 la sua dolorosa riflessione sulle radici ebraiche e sul segno delle leggi razziali nella sua infanzia. Ma più volte intervenne sul rischio dell’oblio: «Dimenticare l’orrore delle persecuzioni antisemite di questo secolo e il suo spaventoso finale può essere molto pericoloso. È come essere miopi e buttare via gli occhiali».
Vinse il Campiello con Le strade di polvere (1988), tradotto in molte lingue e giocato su un cursore temporale ampio e remoto, dalla fine del Settecento agli anni dell’Unità d’Italia – ancora una volta una grande casa e un annodarsi di storie piccole, di vitali e dolenti staffette generazionali. Era molto amata nel mondo francofono: i fratelli Dardenne titolarono un loro film “Rosetta” come omaggio al suo nome. I funerali di Rosetta Loy si terranno martedì a Roma alle 10,30 nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, Grottarossa. La scrittrice sarà tumulata in Piemonte nel cimitero di Mirabello Monferrato, il paese dove è ambientato “Le strade di Polvere”.