MILANO – Dopo il mancato accordo sul tetto al prezzo del gas, l’Europa trova una nuova occasione per spaccarsi. Al centro della contesa, che ha tenuto banco al consiglio Ecofin di martedì in Lussemburgo, questa volta c’è la possibilità di rispondere alla crisi energetica replicando il modello “Sure” già utilizzato in pandemia. Tramite lo strumento, finanziato con emissione di debito comune, l’Unione Europea aveva messo a disposizione degli Stati membri prestiti agevolati, con l’obiettivo di sostenere le aziende alle prese con chiusure e riduzione degli orari.
Un fondo contro il caro bollette
E oggi che a minacciare il futuro delle imprese è il “caro energia”, i commissari europei Paolo Gentiloni e Thierry Breton, in un editoriale sui giornali, hanno proposto di riadattare il piano Sure. Un modello che secondo Gentiloni consente di «evitare la frammentazione e aumentare la solidarietà tra Paesi». Ma di nuovo, tra gli Stati membri, al posto della solidarietà si sono registrate differenze di vedute profonde. E la tensione è cresciuta al punto che in serata, attraverso il portavoce Eric Mamer, è scesa in campo la stessa Commissione Ue per prendere le distanze: «Gli editoriali sono iniziative personali dei commissari competenti. Non impegnano la Commissione. La stessa presidente», Ursula von der Leyen, «ha parlato della necessità di soluzioni europee».
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Germania, Austria e Olanda contrarie
Anche questa volta, tra i più fieri oppositori, si è distinta la Germania. «Dobbiamo fare progressi sugli acquisti comuni di gas e cambiare la struttura del mercato elettrico – ha dichiarato il ministro delle Finanze, Christian Lindner – ma gli strumenti utilizzati in pandemia non possono essere trasferiti in un contesto di shock dell’offerta e di inflazione». Lindner ha poi difeso il piano “fai da te” da 200 miliardi approvato da Berlino a sostegno delle imprese tedesche: «È proporzionato alla nostra economia». La proposta di un nuovo Sure «è l’opinione individuale di due commissari» ha tagliato corto il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner. Mentre la sua omologa olandese, Sigrid Kaag, ha bollato lo schema come «non necessario». Nel frattempo, anche l’Olanda si è mossa da sola, introducendo un tetto ai prezzi dell’energia.
Un’apertura alla proposta di Gentiloni è invece arrivata dal ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che ha insistito sulla necessità di «disaccoppiare i prezzi di elettricità e gas» così come di «un dispositivo basato sullo Sure, con i tassi più bassi possibili». «La questione richiede altre discussioni, ci sono punti di vista diversi», ha riconosciuto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis.
Intesa sui capitoli energetici nei Pnrr
Se sullo Sure “energetico” ci sarà da lavorare parecchio, l’Ecofin ha dato il via libera all’inserimento, nei piani nazionali di recepimento del programma pandemico Next Generation Eu (per l’Italia il Pnrr), di un nuovo capitolo energetico dedicato al RePower Eu. Quest’ultimo è il piano disegnato dalla Commissione Ue per consentire all’Europa di affrancarsi da gas e petrolio russi prima del 2030. «Vedremo quante richieste di prestiti ci saranno dagli Stati membri», ha detto Dombrovskis, prima di precisare che l’eventuale redistribuzione delle risorse non utilizzate nei piani nazionali a favore del RePower Eu «richiederà ulteriore lavoro». Dombrovskis ha poi fatto sapere che, «data l’attuale crisi», è stata approvata «ulteriore flessibilità temporanea per l’utilizzo dei fondi di coesione rimanenti nel periodo di finanziamento dal 2014 al 2020».
Nella sua posizione, il Consiglio dei ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Ue modifica l’origine dei fondi per RePower Eu nonché la chiave di allocazione degli ulteriori 20 miliardi di euro proposti dalla Commissione europea. Per quanto riguarda le fonti di finanziamento degli ulteriori 20 miliardi di euro, invece della vendita all’asta di quote di emissione (Ets) dell’Ue, si opta per una combinazione di fonti: il Fondo per l’innovazione (75%) e l’anticipo delle quote Ets (25%). L’obiettivo del Consiglio è di non interrompere il funzionamento del sistema Ets dell’Ue garantendo nel contempo un flusso di entrate credibile. Il Consiglio modifica poi la chiave di allocazione introducendo una formula che tenga conto della politica di coesione, della dipendenza degli Stati membri dai combustibili fossili e dell’aumento dei prezzi di investimento.
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Berlino difende il suo maxi piano nazionale
Come detto, il ministro delle Finanze tedesco, Lindner, è anche tornato sul maxi piano di aiuti annunciato dalla Germania per contrastare il caro energia, che continua a tenere banco in sede europea, con i Paesi che temono che Berlino possa mettersi in una posizione di eccessivo vantaggio competititvo rispetto agli altri. Dopo i richiami arrivati ieri da esponenti della Commissione, oggi Lindner ha provato a chiarire la posizione tedesca: «Ho avuto l’opportunità ieri di spiegare alla Commissione e ai colleghi il nostro scudo protettivo, c’è stato un malinteso: la nostra misura è mirata ed è pensata per il 2022, 2023 e 2024», ha detto al suo arrivo all’Ecofin, ribadendo che il pacchetto di aiuti varato da Berlino «è proporzionato, se si considerano le dimensioni e la vulnerabilità dell’economia tedesca». «Per questo – ha aggiunto – insieme dobbiamo impegnarci per rafforzare i nostri acquisti comuni di energia sul mercato internazionale e riformare il nostro mercato elettrico».
Posizione analoghe a quelle espresse del cancelliere Scholz: «Le misure che stiamo adottando sono giustificate», ha affermato durante una conferenza stampa con il primo ministro olandese Mark Rutte. Il cancelliere ha aggiunto che queste misure «non sono isolate, e sono state adottate altrove». Gli altri paesi europei accusano la germania di rompere la solidarietà europea e di fornire aiuti di stato alle proprie imprese dando loro un indebito vantaggio competitivo.
Orban attacca la Germania
All’attacco si è lanciato il premier ungherese, Viktor Orban, per il quale quella lanciata da Berlino è stata «una notizia esplosiva». «Non c’è una soluzione comune europea per aiutare le società europee, le sanzioni sono state imposte a tutti, ma non c’è un fondo finanziario comune per compensare gli effetti». In un video pubblicato su Twitter, ha attaccato: «Gli Stati ricchi salveranno le proprie società con ingenti somme di denaro, mentre i poveri non possono. È l’inizio del cannibalismo in Ue», ha detto, esortando Bruxelles a «fare qualcosa» altrimenti «questo distruggerà l’unità europea».