Rischio forniture e grande freddo: ecco perché l’Italia può restare senza gas

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ROMA – È difficile essere fiduciosi, ci sono variabili del sistema che non sono sotto il controllo di nessuno». Più chiaro di così, Claudio Descalzi — amministratore delegato di Eni — non avrebbe potuto essere. Ieri, appena terminata la cerimonia al Quirinale per i premi che ogni anno la società assegna ai migliori progetti, sia a livello globale che in Italia, per la transizione energetica, il manager ha lanciato una sorta di appello perché tutti quanti facciano la loro parte per garantire un inverno senza correre il rischio di restare al freddo. O al buio.

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A partire dalla stessa Eni. Descalzi ha annunciato che l’azienda controllata dal Tesoro si farà carico per una soluzione che sblocchi le forniture di gas dalla Russia, da sabato scorso, bloccate in Austria. La causa è un contenzioso tra Gazprom, braccio economico-energetico del Cremlino, e l’operatore che gestisce i tubi nel Paese nostro confinante: i russi vogliono pagare una garanzia per il trasporto di circa 20 milioni in rubli, e non in euro. Si tratta di una contro-sanzione, la stessa che aveva portato Gazprom — qualche mese fa — a chiedere il pagamento del gas sempre in rubli. L’Austria non ha accettato e ha bloccato il gas diretto in Italia, grazie al tubo che arriva al Passo del Tarvisio.

Ma pur di avere la certezza che la materia prima continui a essere importata, Eni è disponibile a farsi da garante presso gli austriaci: «Vediamo se riusciamo a subentrare e facciamo questo sforzo monetario», è stato il suo commento. Del resto, non avrebbe potuto fare diversamente: anche se Gazprom garantisce solo il 10% del fabbisogno dell’Italia, quel gas è oltremodo necessario per superare l’inverno. Perché come è stato spiegato più volte sia dal governo, il nostro Paese sarà autonomo dalle forniture del Cremlino solo a fine 2024. Se entra in funzione la nave rigassificatrice a Piombino per la prossima primavera.

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Ma è solo una delle possibili “variabili” di cui ha parlato ieri Descalzi che potrebbeo farci passare l’inverno al freddo. E che farebbero crollare il Pil italiano, inchiodandolo a una crescita dello 0,1% nel 2023: è lo scenario che presenta la Nadef (il documento che prepara la legge di Bilancio) anche solo se venisse a mancare il gas russo. Figuriamoci se si dovesse verificare qualche altra variabile negativa.

Una è il meteo: se l’inverno dovesse essere troppo freddo a gennaio e febbraio, nemmeno il paracadute degli stoccaggi (ora pieni al 90%) potrebbe essere sufficiente). Oppure, un inconveniente tecnico, sempre dietro l’angolo. «È importante che non ci siano problemi alle produzioni in Algeria o Egitto o interruzioni dalla Libia», ha detto ancora Descalzi. Come accaduto nelle ultime settimane per la Norvegia che ha dovuto fermare un impianto e ha visto la riduzione del 15% dell’export verso la Ue. Oppure potrebbe venire meno l’export di energia elettrica dalla Francia, a causa del protrarsi dei lavori di manutenzione ai reattori nucleari, portando a un maggior consumo di gas per produrre energia.

Inutile dire si tratta di “avvertimenti” che guardano all’inverno. Perché, al momento, l’Italia si trova nella situazione opposta: c’è abbondanza di gas. L’Algeria è diventato di gran lunga il primo fornitore; degli stoccaggi abbiamo detto; il Tap ha aumentato la sua disponibilità di gas dall’Azerbaijan; i contratti per le navi che trasportano Gnl sono in aumento. Paradossalmente, tutto questo è diventato un problema da valutare con estrema attenzione.

Sul mercato interno il prezzo del gas, che ora ha come punto di riferimento le quotazioni che si formano al Psv, il punto di scambio virtuale gestito da Snam, dove si concretizzano le compravendite tra operatori, ieri era attorno ai 130 euro al terawattora. Contro i 169 della chiusura dell’indice Ttf, indice di riferimento europeo alla Borsa di Amsterdam. Con questa differenza di prezzo, qualche trader ha venduto all’estero una parte del gas. Ieri, ne sono stati esportati 19 milioni di metri cubi, un quinto dei consumi giornalieri.

Alla lunga questo potrebbe essere un problema, come ha sottolineato sempre ieri Descalzi: «Dobbiamo trovare il modo perché questo non avvenga, non dobbiamo assolutamente farci sfuggire il gas».

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