Energia, la Ue: “Meglio negoziare con fornitori che mettere un price cap”. Germania e Olanda frenano sul tetto e spingono su un accordo per acquisti comuni

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MILANO – Alla fine del vertice informale dei ministri dell’Energia a Praga emerge qualche dichiarazione positiva sul fare fronte comune per affrontare i rincari di elettricità e gas. Ma i passi concreti sono ancora rinviati ai prossimi giorni, mentre sul tavolo arriva una proposta firmata da Germania e Olanda che insiste sugli acquisti comuni ma chiude al tetto al prezzo del gas, se non per quello russo importato via tubo. Proprio sugli acquisti comuni emerge che tra i ministri dell’Energia “c’è accordo generale sulla necessità di muovere verso acquisti comuni di gas entro il 2023”, dice al termine della riunione il ministro ceco dell’Energia, Jozef Sikela, in qualità di presidente del consiglio Ue. Non ci sono però dettagli, specie in relazione alla obbligatorietà o meno di procedere ad acquisti collettivi di gas. “La riunione di oggi ha contribuito a colmare le distanze tra gli Stati membri e ci stiamo muovendo verso una soluzione comune” per abbassare i prezzi, rimarca Sikela.

La stessa presidenza fa sapere che la Commissione europea “presenterà le sue proposte” contro il caro energia “la prossima settimana. Saranno discusse al Consiglio Energia formale del 25 ottobre e un’ulteriore riunione straordinaria dei ministri dell’energia potrebbe essere convocata per raggiungere un accordo comune”. La commissaria Kadri Simson dettaglia che le proposte formali arriveranno il 18 ottobre con le norme per creare un nuovo benchmark perchè il Ttf olandese non rappresenta più il mercato. Quanto al price cap, Simson pare dell’idea della Germania: “Riteniamo che negoziare il prezzo con i fornitori” sia una opzione “migliore” ma se, ciò non fosse possibile, la Commissione valuta “un meccanismo per limitarli” in ogni caso. “Vedremo nel fine settimana come procedere con il tetto del gas per la produzione di energia elettrica e se a questo punto la proposta gode di un’ampia maggioranza a favore di questa misura”, ha quindi detto in riferimento alla possibilità di mettere un prica cap solo sulla componente del carburante destinato alla produzione.

La proposta di Germania e Olanda

Sul tavolo europeo delle difficili trattative per una posizione comune in tema di energia era in mattinata arrivata la proposta di Germania e Olanda, a qualche giorno di distanza da quella avanzata dall’Italia con altri tre Paesi imperniata sull’introduzione di un price cap “dinamico” su tutto il gas d’importazione. Nel documento avanzato da Berlino e L’Aia, però, l’ipotesi del tetto al prezzo resta solo sullo sfondo e nettamente ristretta.

Piuttosto, il documento non ufficiale (un cosiddetto “non paper”) insiste su altri aspetti. “Acquisti comuni di gas per gli stoccaggi, una diplomazia energetica più coordinata per il gas con partner affidabili, una ulteriore riduzione della domanda, un indice più rappresentativo, ma su base volontaria, al Ttf“. Sono queste alcune delle proposte al centro del dossier. “La necessità di un set di misure e non di mettere in campo una misura”, è il titolo del non paper. Nel documento i due Paesi non citano il price cap all’import di Gnl, ma affermano che “può essere considerato un tetto al gas russo via gasdotto”. Suggeriscono poi molta cautela anche sul price cap al gas per la produzione dell’elettricità.

Del tema gas è tornato a parlare anche il presidente russo Vladimir Putin secondo cui Mosca è pronta a riprendere le forniture di gas all’europa attraverso un collegamento del gasdotto Nord Stream 2 diretto alla germania sotto il mar baltico e mai però entrato in funzione. “La palla – ha aggiunto – è nel campo dell’europa”. Putin ha quindi creato l’ipotesi di un tetto al prezzo di cui si sta discutendo in sede di G7:   “Con le loro decisioni rischiose, alcuni politici occidentali stanno di fatto distruggendo l’economia di mercato globale, minacciando il benessere di miliardi di persone”, ha detto. Ancora più minacciosi i toni di Gazprom: “Non vi è alcuna garanzia che l’Europa riesca a superare l’inverno con  le scorte di gas attuali”, ha detto il ceo Alexey Miller.

Crisi energetica: problemi e soluzioni

I passaggi sul Ttf

Nel preambolo del documento Germania e Olanda spiegano che “è necessario un approccio più europeo” alla crisi energetica ed “è necessario ridurre assieme i prezzi del gas e arrivare all’indipendenza dall’energia russa il prima possibile assicurando le forniture ed evitando i razionamenti”. Proposte che costituiscono anche una prima risposta alle proposte della Commissione europea che vorrebbe agire sia sul gas per la produzione di elettricità che sul Ttf. “Dal dibattito negli ultimi mesi – si sottolinea nel documento – è evidente che non esiste una sola, semplice soluzione. Abbiamo bisogno di uno sforzo coordinato e di un pacchetto di misure, non di una sola”, dicono i due Paesi.

Tra le misure che il non paper suggerisce ne figurano due che riguardano anche l’indice della Borsa di Amsterdam, sul quale arriva una solo parziale apertura. Germania e Olanda infatti propongono la messa a punto “di un indice più rappresentativo” ma su “base volontaria” e allo stesso tempo si dicono “aperti a discutere di misure aggiuntive come i circuit breaker (i cosiddetti interruttori automatici) per affrontare l’alta volatilità” fermo restando che “le borse in cui vengono negoziati i Ttf Futures olandesi dispongono già di circuit breaker”.

Tra le proposte anche l’aumento delle interconnessione tra i Paesi Ue mentre su eventuali interventi sul mercato dell’elettricità Germania e Olanda avvertono: “Misure che potrebbero aumentare la domanda di gas e che mirano alle stesse rendite inframarginali dovrebbero essere considerate con molta attenzione e dovrebbero anche includere la condivisione degli oneri”.

Al fianco dei due Paesi si siede anche l’Austria, che al price cap preferisce la negoziazione congiunta a livello europeo con i fornitori affidabili, Stati Uniti, Norvegia e Qatar. A chiarire la posizione è il ministro dell’Energia, Leonore Gewessler, al suo arrivo al Consiglio informale a Praga. “Un primo passo logico potrebbe essere parlare con quei Paesi che possono sostenerci sia in termini di offerta che di prezzi”, ha spiegato Gewessler. Il ministro ha assicurato inoltre che l’Austria chiede da tempo acquisti congiunti di gas e ha esortato che si agisca rapidamente per raggiungere un accordo in tal senso, “poichè negoziare insieme può significare ridurre i costi”. La posizione combacia anche con quella della Norvegia, che “non raccomanda il tetto al prezzo al gas. Pensiamo che la soluzione sia da costruire in un quadro commerciale. La nostra proposta è dare seguito a ciò”, come ha detto a Praga il ministro norvegese dell’Energia, Terje Aasland.

Tutti i Paesi chiedono alla Commissione un “approccio comune”

A Praga approda anche un documento sottoscritto da tutti i Paesi europei, e indirizzato alla Commissione: “Chiediamo alla Commissione un approccio comune su una serie di misure per affrontare i prezzi elevati del gas. Nelle ultime settimane abbiamo tenuto discussioni aperte e costruttive per affrontare la questione degli alti prezzi del gas. Siamo partiti da idee e documenti diversi. Ci siamo incontrati nello spirito del compromesso e nella convinzione condivisa che abbiamo bisogno di un terreno comune per aprire la strada a una forte risposta europea comune alla crisi”.

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