Il G7 a fianco dell’Ucraina. Biden su Putin: “Ha sbagliato i calcoli ma è un attore razionale”

Read More

Mosca-Washington – Il G7 conferma l’appoggio all’Ucraina, dopo la pioggia di missili lanciata da Vladimir Putin. Promette la fornitura di difese aeree ed elogia la disponibilità di Volodymyr Zelensky alla pace. Non quella inesistente prospettata da Mosca, però.

Durante il G7 virtuale di ieri mattina, Zelensky ha chiesto difese aeree e sanzioni contro il settore energetico russo. Ha ribadito che non negozierà con Putin, ma solo con “un altro capo che rispetti la Carta Onu, i principi fondamentali dell’umanità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina o in una configurazione diversa”.

Il premier italianoMario Draghi ha condannato i bombardamenti, ha sollecitato i colleghi a lavorare insieme per abbassare i prezzi dell’energia e ha concluso: “Il nostro obiettivo deve essere la pace, ma una pace che sia giusta e voluta dall’Ucraina”.

La riunione quindi si è chiusa con un comunicato che ha confermato il sostegno all’Ucraina “finché sarà necessario” perché Putin è “responsabile” degli “attacchi indiscriminati contro civili innocenti”.

Il G7 ha promesso l’accelerazione dell’invio di difese aeree, mentre la Ue si è impegnata ad addestrare altri 15mila soldati. Il testo parla di un “accordo sostenibile per il dopoguerra” e afferma che “nessun Paese vuole la pace più dell’Ucraina”, ma ciò richiede di metterla in grado di difendersi, garantire la sua integrità territoriale e sovranità.

Il “dopo Putin” non è più un tabù. Tra i papabili falchi e mediatori

dalla nostra inviata Rosalba Castelletti

08 Ottobre 2022

La Russia ha replicato che risponderà al crescente coinvolgimento dell’Occidente in Ucraina, che “aumenta i rischi di uno scontro tra Russia e Nato”, per bocca del viceministro degli Esteri Serghej Rjabkov e dell’ambasciatore negli Usa Anatolij Antonov.

Putin continua dunque, con raid e parole, il suo gioco al rialzo. Alza il livello di escalation per costringere Kiev e Occidente alla resa. L’obiettivo ultimo, sostengono fonti russe, è negoziare. Non vuol dire però, come spiega a Repubblica il suo ex consigliere Serghej Markov, che il leader del Cremlino sia pronto alla resa: “Gli Usa vorrebbero che la Russia si ritirasse dai territori annessi.

Sarebbe una capitolazione e naturalmente Putin non ci sta”. Inviti al negoziato sono arrivati ieri a Putin dallo sceicco degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyan e dal capo dell’Aiea Rafael Grossi.

Una svolta però potrebbe arrivare soltanto da un eventuale bilaterale tra Putin e Joe Biden a margine del G20. Dopo l’apertura a un incontro di Biden che ieri alla Cnn ha definito Putin “un attore razionale che ha sbagliato i calcoli”, ieri è arrivata quella del ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov che però il Dipartimento di Stato Usa ha bocciato come posturing. Semplice posizionamento, “non un’offerta costruttiva e autentica per il dialogo e la diplomazia”. Lo stesso Lavrov non sembra ottimista: “Non abbiamo ricevuto nessuna offerta seria”.

Prigozhin e Kadyrov: dalle trame alle fake news, i padroni delle milizie alla scalata del Cremlino

dalla nostra inviata Rosalba Castelletti

09 Ottobre 2022

Lo stesso vale per il presunto piano di pace promosso dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Mosca non ha ricevuto “alcuna proposta specifica”, ha detto la portavoce della diplomazia moscovita Maria Zakharova.

È probabile che Erdogan ne parli domani a Putin ad Astana. Il leader turco vorrebbe promuovere colloqui tra Russia e Ucraina allargati a Usa, Germania, Regno Unito e Francia. Allargamento peraltro auspicato da Putin, a detta di Markov. “Deve essere stabilito un cessate-il-fuoco il prima possibile. Prima è, meglio è”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

Tutto sta nelle condizioni di Mosca. Stando al politologo Ian Bremmer, le linee rosse di Putin sarebbero contenute nel “piano di pace” diffuso da Elon Musk su Twitter. Musk avrebbe detto a Bremmer “che Putin (in una conversazione diretta con lui) era “pronto a negoziare” e aveva delineato le sue condizioni”.

Tre i punti: la Crimea resta russa, lo status di neutralità per l’Ucraina e il riconoscimento delle annessioni russe di Lugansk e Donetsk e del controllo di Kherson per l’approvvigionamento idrico della Crimea e di Zaporizhzhia per il ponte terrestre. “Putin ha detto che questi erano obiettivi che avrebbe raggiunto a qualsiasi costo”. E che, “se Zelensky invadesse la Crimea, reagirebbe con un attacco nucleare”, ha scritto Bremmer nella sua newsletter.

Putin e la “massiccia offensiva” che lo consegna all’escalation dei falchi

dalla nostra inviata Rosalba Castelletti

10 Ottobre 2022

Musk ha smentito di aver parlato con Putin, ma si tende a credere a Bremmer. È possibile – dice Markov – che abbia parlato con “qualcuno del suo ambiente”.

Le condizioni di Putin in ogni caso non lascerebbero ampio margine di trattativa, se non la possibilità di negoziare sui confini dei territori annessi alla Russia di Kherson e Zaporizhzhia che non sono stati ancora definiti da Mosca.

“Se ne può discutere, a patto però che l’Ucraina venga denazificata. Questa condizione deve essere assolutamente rispettata”, insiste Markov riferendosi ad un cambio di governo a Kiev. “I negoziati ci sono sempre e non si interrompono mai. Ma, a giudicare dalle premesse, non promettono speranze”.

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.