Pensioni, Meloni studia “Opzione Uomo” per il dopo Fornero: via dal lavoro a 58 anni ma con un taglio fino al 30%

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ROMA – Superare la legge Fornero, anzi poter dire di averla abolita, introducendo Opzione Uomo. Ovvero la pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo, come già accade per Opzione Donna. È l’idea accarezzata dalla premier in pectore Giorgia Meloni che punta così a due obiettivi con un colpo solo: realizzare una promessa elettorale (la flessibilità in uscita), senza scassare i conti. Dovrà vedersela con Quota 41 spinta dalla Lega. E con il taglio implicito in Opzione: fino a un terzo dell’assegno, perché si esce prima e perché c’è il ricalcolo.

Pensione anticipata

La soluzione è in realtà un uovo di Colombo, la strada su cui era già avviato il premier uscente Draghi (all’epoca dei primi tavoli sindacali si parlava di “Opzione Tutti”). Permettere cioè di anticipare l’uscita e trascorrere più anni in pensione, pagando però una penalità in linea col principio di equità verso le nuove generazioni (che sono già tutte nel contributivo). Da gennaio 2023, con la fine di Quota 102 a dicembre, i requisiti Fornero saranno gli unici a cui guardare: 67 anni di vecchiaia (con 20 di contributi) oppure 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età (un anno in meno per le donne). Opzione Donna tra l’altro – come pure Ape sociale, la misura assistenziale-ponte per i lavoratori o disoccupati più in difficoltà – scade il 31 dicembre. Fratelli d’Italia, ma anche Lega e Forza Italia, vogliono prorogarla, addirittura renderla strutturale. E, negli auspici di Giorgia Meloni, estenderla agli uomini. «Vanno combattute le ingiustizie del sistema pensionistico», ripeteva prima del voto. E su Opzione Donna: «Un meccanismo simile potrebbe essere studiato per le pensioni degli uomini».

Pensioni, ultimi tre mesi per Quota 102. Requisiti Fornero da gennaio

di Valentina Conte

22 Settembre 2022

La Lega vuole Quota 41

Opzione Uomo non è l’unica idea in materia di pensioni del centrodestra, a parte il mantra berlusconiano delle pensioni minime tutte a mille euro. La stessa Meloni punta a congelare l’età d’uscita di vecchiaia a 67 anni per sempre, senza farla variare con l’aspettativa di vita (dal 2027 tornerà a salire, secondo la Ragioneria). Come pure i 42 anni e 10 mesi, bloccati dalla Lega nel governo Conte I solo fino al 2026. La stessa Lega vuole anzi scendere a Quota 41: una misura molto costosa per l’Inps (18 miliardi in tre anni), meno per il partito di Salvini (4 miliardi il primo anno, poi 5 miliardi all’anno). Meno ancora per la Cgil, convinta che il tiraggio sarebbe basso dopo il flop di Quota 102 (meno di 10 mila quotisti quest’anno contro i 16.800 preventivati dal governo Draghi).

La manifestazione dei pensionati a Madrid (reuters)

Poche risorse in legge di Bilancio

Gli spazi in legge di bilancio d’altro canto saranno esigui e non consentiranno al nuovo governo di mettere mano alle misure identitarie, almeno non da subito, da gennaio. Né Quota 41, né Flat tax. A meno di terremotare i conti e incrinare da subito i rapporti con Bruxelles. Ci sono l’emergenza energetica, la recessione che bussa alle porte, una potenziale crisi del lavoro con aziende che mettono in cassa integrazione o non rinnovano i contratti a termine. E le pensioni, in questo scenario saranno già rivalutate del 7,9% da gennaio, per recuperare l’inflazione di quest’anno. Un’operazione che ha già fatto salire la spesa pensionistica, come si legge nei numeri della Nadef. A fine 2025 sarà il 17,6% del Pil, due punti sopra quelli attuali, circa 350 miliardi, 100 in più di dieci anni fa.

Pensioni, se riscattare la laurea penalizza per l’uscita dal lavoro: attenzione alla legge Fornero

a cura di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro

11 Ottobre 2022

Concertazione con i sindacati

Meloni ha promesso «concertazione» prima delle decisioni. Dovrà usarne molta per convincere i sindacati che le chiedono di cancellare lo scalone Fornero (dai 64 anni di Quota 102 ai 67). Alcune simulazioni fatte per Repubblica da smileconomy raccontano che Opzione Uomo taglia gli assegni dal 13 al 31%, nei tre esempi. «Pesa il ricalcolo contributivo degli anni retributivi pre-1996», spiega l’economista Andrea Carbone. «Di più però gli anni anticipati: prima esci, meno prendi». Cgil, Cisl e Uil lo sanno, perché le donne hanno subito tagli anche del 35%. Motivo per cui la misura non ha avuto molto successo.

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