GENOVA – Un rigore di “unghia” o “polpastrello”, fate voi. La Roma è passata in vantaggio a Marassi contro la Sampdoria per un rigore molto discusso già in campo. Abraham crossa, la palla sfiora le dita di Ferrari che allarga forse troppo il braccio, ma il tocco è davvero impercettibile. Nonostante le proteste, dopo revisione a bordo campo, il penalty è stato concesso dall’arbitro Di Bello, richiamato al monitor dal Var Aureliano (che da arbitro, qui a Genova decise di non concedere un rigore per la Samp contro la Lazio, nonostante l’invito del Var, perché effettivamente molto generoso).
Rigore giusto? Difficile dirlo. Ma non è il primo simile. Vengono in mente due precedenti, che ricordano da vicino questa dinamica. Il più recente in Europa League, lo scorso febbraio: il Napoli pareggia in casa del Barcellona, raggiunto da un rigore concesso per un tocco “di unghia” (così lo ricorderanno le cronache) di Juan Jesus nella propria area. Spalletti e non lui soltanto ebbe molto a lamentarsi, per quella decisione arbitrale che parve a tutti sproporzionata. Ma nel 2018 l’Inter dello stesso Spalletti aveva beneficiato si un episodio molto simile contro la Fiorentina: in quel caso, il rigore per un tocco di “polpastrello” di Vitor Hugo su cross di Candreva era stato concesso dall’arbitro Mazzoleni su invito a rivederlo del Var Irrati. Insomma, il rigore di Genova non è figlio unico. Ma continuerà a far discutere.