False fatture, assolti i genitori di Matteo Renzi

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Il fatto non costituisce reato. La Corte di appello di Firenze ha assolto Laura Bovoli e Tiziano Renzi, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, sotto processo a Firenze insieme con l’imprenditore Luigi Dagostino (condannato invece a 9 mesi) per due presunte fatture false. La Corte, accogliendo la ricostruzione delle difese, ha largamente riformato la sentenza di primo grado, con la quale ai due coniugi era stata inflitta una pena di 1 anno e 9 mesi e a Dagostino di 2 anni.

“Il marito della pm ha chiesto una nomina a mio figlio Matteo”, il veleno di Tiziano Renzi contro la donna magistrato che ha istruito il processo a suo carico

18 Ottobre 2022

I fatti risalgono al 2015, quando l’imprenditore Luigi Dagostino era amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell’outlet The Mall di Leccio di Reggello (Firenze). L’imprenditore, assistito dall’avvocato Alessandro Traversi, aveva incaricato le società Party ed Eventi 6 -entrambe facenti capo ai Renzi -di studi di fattibilità per lavori all’outlet. Due le fatture contestare, una da 20mila e l’altra da 140mila euro più Iva, pagate alla società Party srl (quella da 20mila euro) e alla Eventi 6 srl (quella da 140mila euro) nel luglio 2015.

Durante l’udienza, rendendo dichiarazioni spontanee, Tiziano Renzi aveva avuto parole al veleno nei confronti della pm titolare delle indagini, chiamandone in causa il marito (da cui risulta peraltro da tempo separata). “Non ho mai chiesto nomine e incarichi a mio figlio, da questo punto di vista non ho mai lavorato col pubblico. Voglio affermare quello che mi ha detto Matteo a distanza di anni, che il marito della pm (che ha svolto l’inchiesta, ndr) aveva chiesto a lui e ai suoi collaboratori con insistenza una nomina”. Poi, all’uscita del tribunale: “Mio figlio ha le prove di questa affermazione, potete chiederlo a lui”.

Bancorotta e false fatture, Tiziano Renzi si difende: “Non amministravo le cooperative”

di Luca Serranò

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Anche la moglie, parlando con voce commossa, si era rivolta alla Corte in modo appassionato: “La legge è uguale per tutti, anche per chi si chiama Renzi. Non ho mai fatto fatture false in vita mia”. E ancora: “Mio marito Tiziano è esperto nel settore commerciale ma non capisce nulla in amministrazione. Mi assumo completamente la responsabilità della fattura da 20 mila euro fatta da Party srl per un lavoro ben preciso che avrebbe dovuto svilupparsi, cioè attirare i clienti verso i negozi poco frequentati nell’outlet The Mall. Progetto mai andato fino in fondo perché, grazie al fango gettato dalla stampa, sono stata costretta a chiudere l’azienda. Mio figlio, allora a Palazzo Chigi, mi disse di chiudere l’azienda. E così feci. Ma dopo 30 anni di lavoro – potevo rovinarmi per 20 mila euro?”.

Non è mancato il commento del leader di Italia Viva: “Dopo anni di lotta e dolore i miei genitori sono stati assolti: il fatto non costituisce reato – ha scritto su Twitter Matteo Renzi – Sono felice per loro e per tutti noi. Non auguro a nessuno di vivere ciò che hanno dovuto vivere i miei, non si meritavano tanto odio. Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo”.

“Il fatto non costituisce reato, quindi è stata riconosciuto che la prestazione è stata svolta e non è stata una prestazione inesistente – ha spiegato dopo la lettura della sentenza l’avvocato Lorenzo Pellegrini, difensore di Laura Bovoli – E’ stato dunque testimoniato e provato che le fatture non sono false. I signori Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono per questo stati assolti”.

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