Vlad, Silvio e il club del gas: affari riservati e “dolcezze”, quel rapporto lungo 30 anni

Read More

Dunque: non era una battuta. E il discorso non è capitato per caso. Silvio Berlusconi era perfettamente consapevole della delicatezza dell’argomento che stava trattando quando parlava di Russia e Ucraina con i suoi deputati, tanto da raccomandarsi “del silenzio”, prima di essere tradito. Non è stato un caso perché le parole dell’ex presidente del Consiglio – tutto sommato non così diverse da quanto aveva detto mesi fa a Napoli e poi in tv a Porta Porta – sono il risultato di un lungo e specifico lavoro che il Cremlino sta compiendo in Italia da mesi, come i nostri servizi di sicurezza sanno (“Avete rapporti con i russi? Ditelo, tanto lo scopriamo”, disse il sottosegretario Franco Gabrielli al Copasir), per influenzare e avvicinare politica e opinione pubblica. Un lavoro che, evidentemente, nelle ultime settimane si è concentrato sul centrodestra di governo. I russi ritengono Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia inavvicinabili: i messaggi sull’atlantismo sono stati chiaramente recepiti a Mosca. Diverso il discorso su Matteo Salvini: il leader con la maglietta di Putin è, evidentemente, l’interlocutore naturale. Ma il viaggio saltato all’ultimo momento, il ruolo poco chiaro del faccendiere Antonio Capuano, lo hanno reso (anche) agli occhi di Mosca non il più affidabile. Diverso è il discorso con Berlusconi. E con i suoi uomini: Valentino Valentini non è stato rieletto ma continua a essere uno dei consiglieri più ascoltati dal Cavaliere e in straordinari rapporti con gli uomini di Putin (“parla il russo” dicono ancora oggi di lui dentro Forza Italia). Paolo Scaroni, l’ex amministratore delegato dell’Eni, in questi giorni più volte dato come possibile ministro con delega all’Energia, non ha mai perso i contatti a Mosca. Ma il link diretto è quello dell’ex Cavaliere. Un rapporto di amicizia ma soprattutto di interessi che ha avuto, come leva, le forniture russe di gas all’Italia. Contratti multimiliardari, quasi tutti firmati tra Gazprom ed Eni. E forse è proprio qui che andrebbe cercato il significato della risposta della Meloni sugli aggettivi che Berlusconi le aveva dedicato negli appunti fotografati da Repubblica: “Manca un punto, che non sono ricattabile”. Come se qualcun altro potesse esserlo.

Berlusconi-Meloni, scontro su Zelensky. Il governo vacilla

di Emanuele Lauria

19 Ottobre 2022

I piani operativi che rilevano, nel rapporto con quello che lui chiama “Vlad” – anni fa Paolo Guzzanti notò che “parlava di lui come di una fidanzata” – sono almeno due. Il primo, prevalente, è chimico e personale. E passa dalla somiglianza dei due maschi alfa, dai loro rapporti privati saldati in decine di incontri, anche informali. Da quello che sempre Guzzanti chiama nel libro “Guzzanti vs Berlusconi” (2009) “il club del gas”. Un quartetto di potenti (a cui a volte si aggiungeva un “quinto amico”, Muammar Gheddafi) dove a Putin e Berlusconi si aggiungevano Gerhard Schroder e Recep Tayyip Erdogan. I quali in consessi privati, talora in Europa altre in Russia, stabilivano tra loro i destini delle forniture di gas europee. Secondo informazioni dei servizi statunitensi, georgiani, italiani, ognuno si disponeva a favorire gli altri membri anche grazie ad attenzioni personali. Come quelle che l’ex Cancelliere tedesco ebbe con le nomine ai vertici dei colossi degli idrocarburi russi Gazprom e Rosneft, o con la presidenza del gasdotto Nord Stream 2, per doppiare il tubo che porta il gas siberiano in Germania.

Berlusconi ha una volta smentito le indiscrezioni giornalistiche che lo volevano titolare, tramite società di comodo, di un piccolo giacimento a Zhaikmunai, nelle lande kazake; ma non può smentire il suo costante supporto alle iniziative russe per penetrare i mercati europei del gas. Qui si arriva al piano delle aziende di Stato. E qui si staglia il ruolo di Paolo Scaroni, il manager che il governo Berlusconi nel 2005 volle a capo dell’Eni al posto del più coriaceo Vittorio Mincato. Proprio a Scaroni, che oggi presiede il Milan (ed è vicepresidente della banca d’affari Rothschild), Berlusconi affidò una delle iniziative più care a Mosca, nonché al suo amico di famiglia Bruno Mentasti: sottrarre 3 miliardi di metri cubi di gas russo all’Eni e venderlo in Italia tramite una società ad hoc, dove accanto a Mentasti si parava una pletora di scatole site in paradisi fiscali. Un family & friends italo-russo che saltò a un passo dal traguardo, per i rilievi formali del cda dell’Eni e dell’Antitrust. Sempre Scaroni fu il cantore della nascita del gasdotto South Stream, tubo da 15 miliardi con cui i russi volevano aggirare le infide rotte ucraine fin dal 2007. Ma anche questo progetto naufragò, sul traguardo, per le pressioni politiche degli Usa sulla Bulgaria. Era il 2014, la Russia aveva appena invaso la Crimea. 

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.