Forza Italia: i “falchi”, i governisti e il traditore. I veleni scuotono il partito-polveriera

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Villa Grande, in un dolce pomeriggio romano, è un buen retiro per pochi intimi: Silvio Berlusconi, la moglie Marta Fascina, l’inseparabile Licia Ronzulli, il neo-deputato Paolo Emilio Russo. I camerieri, i cani. È l’immagine plastica della solitudine del Cavaliere, circondato dai fedelissimi, in attesa di indicazioni (ormai quasi ordini) da Giorgia Meloni, alla guida virtuale di un partito diviso e avvelenato, l’unico al mondo atlantista ma filo-putiniano, e infine scosso dall’ultima caccia al “corvo”. Anzi, al “criminale” che ha passato all’esterno gli audio del presidente che ai suoi parlamentari (plaudenti) si vantava dello scambio di doni con Vladimir Putin e attaccava Zelensky.

La caccia alla “talpa” dei video di Berlusconi

Ora, la questione accende gli animi. E, per inciso, i ronzulliani sono convinti che a tenere il microfono aperto a uso e consumo di un’agenzia di stampa sia stato non un forzista qualunque, ma un ex deputato cresciuto in Mediolanum e già fidato consigliere di Berlusconi. Nessuno può provarlo e il venticello della calunnia si è già trasformato in correnti poderose e contrarie, dentro Forza Italia. Ma non concentrarsi su quello che ha detto Berlusconi e invece sparare su chi ha fatto trapelare le sue parole “è un po’ come guardare il dito e non la luna”, nella definizione di un parlamentare azzurro piuttosto disincantato. Le ripetute toppe messe per dare di nuovo a Fi un abito presentabile in Europa non hanno comunque coperto lo strappo interno al partito che si è generato nelle ultime turbolenti giornate. Ormai Forza Italia ha (almeno) due correnti: quella governista di Antonio Tajani e quella dei “falchi” rappresentata da Ronzulli. La prima, dopo la bufera che si è portata via tradimenti d’aula, foglietti con epiteti verso la Meloni e audio rubati, vedrà nel prossimo esecutivo Tajani stesso e due esponenti politici di nuova o vecchia vicinanza: Gilberto Pichetto Fratin e Anna Maria Bernini. Tutti nomi graditi anzitutto alla futura premier, come Maria Elisabetta Casellati (la cui presenza pare sia stata addirittuta suggerita dalla leader di Fdi), mentre Gloria Saccani, l’ultima della lista, entra in quota Fascina: la deputata e docente di patologica clinica a Parma è amica di Lady Berlusconi.

I ronzuliani guidano i gruppi parlamentari

Ai ronzulliani è stata lasciata la guida dei gruppi parlamentari, con Ronzulli medesima e Alessandro Cattaneo, una manovra a tenaglia che qualche turbolenza potrà provocare nella navigazione del governo. “Marcheremo Giorgia in modo molto stretto”, è il grido di battaglia di alcuni eletti forzisti. Il partito è una pentola a pressione. Giorgio Mulè, tirato fuori dalla contesa per il ruolo istituzionale di vicepresidente della Camera, adombra la possibilità che Tajani (dai rivali interni ritenuto reo di aver fatto una trattativa privata con Meloni) possa perdere il ruolo di coordinatore: “Non si possono portare troppi fardelli. Ma se Antonio non ce la fa, sarà il primo a dirlo a Berlusconi…”. I malumori si tagliano con il coltello. Basti pensare alla clamorosa diserzione di Paolo Barelli, che non si è presentato alla riunione di gruppo con Berlusconi dopo aver perso la conferma del ruolo di presidente. Potrebbe essere risarcito con un posto di sottogoverno. Ma in corsa, per le poltrone ancora da assegnare (incluse le commissioni) c’è un esercito di tajaniani (D’Attis, Battilocchio, Battistoni, Nevi) e ronzulliani (Barachini, Sisto, Mangialavori, Zangrillo) mentre l’ultrà Gianfranco Micciché opterà per il seggio all’Ars e lascerà il Senato. In attesa di un incarico anche figure storicamente vicine al Capo, da Valentini a Moles passando per Valentina Aprea. Se tutto è fermo, al momento, è perché si attende la roulette delle nomine. Ma c’è già chi scommette su fughe e abbandoni a breve. I gruppi-scialuppa dei Moderati, formati con l’aiuto di Fdi, sono lidi attraenti.

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