BRUXELLES – La strada che porta al tetto per il prezzo del gas è ancora in salita. L’accordo al Consiglio europeo è molto lontano. E a meno di svolte dell’ultimo momento, anche oggi – in occasione della giornata finale del vertice – si chiuderà con un nulla di fatto. Tutto slitterà al prossimo mese. Il commento fatto da Mario Draghi sulla bozza delle conclusioni è infatti eloquente: «Non sono equilibrate, non le possono accettare». E le parole indirizzate alla Germania, pur senza citarla, altrettanto: quando qualcuno «potente» dice no al tetto i prezzi salgono, e questo modo di pensare crea «danni immensi», perché «abbiamo finanziato la guerra di Putin e provocato la recessione».
Italia e Francia contro Berlino
A frenare su qualsiasi soluzione che preveda un “price cap” sono in primo luogo Germania e Olanda, seguite da Austria e Ungheria. E questo sebbene l’ultima proposta della Commissione si limitasse a imporre una banda di oscillazione solo sul Gnl, il gas liquido. Uno stallo condannato dal presidente del consiglio uscente, che sperava di chiudere la sua esperienza di governo con un’intesa europea. Il premier italiano è convinto che una misura sia indispensabile per tutelare il mercato europeo e l’unità politica dell’Unione. Per salvaguardare dunque l’Ue. «È urgente – ha avvertito – adottare misure quali il price cap e la riforma del mercato elettrico. Il rischio è quello di una frammentazione del mercato se i Paesi con maggior spazio fiscale operano in autonomia. Ci viene chiesta solidarietà nella condivisione dell’energia, ma non c’è solidarietà sui prezzi». Una posizione condivisa dal presidente francese Emmanuel Macron. «Servono dei meccanismi – è la linea dell’Eliseo – per abbassare i prezzi del gas e dell’elettricità» e «poi dobbiamo avere più solidarietà finanziaria e a questo titolo chiederemo di avere un’unità con meccanismi di garanzia o di prestiti». Dunque, un nuovo fondo. Il segno che la lite tra Parigi e Berlino è ormai pubblica.
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di Serenella Mattera
Scholz: “Con il tetto forniture a rischio”
«Dobbiamo trovare un modo di abbassare i prezzi in tutti i Paesi – è la risposta del Cancelliere Scholz -, senza contare sui sussidi pubblici, ma attraverso il mercato. Gli strumenti vanno discussi nel dettaglio perché devono funzionare, nessuno vorrebbe restare senza gas». La Germania teme che le sue aziende non ricevano più rifornimenti a causa del price cap. Parole che certo non sembrano il preludio per un accordo. Ancora più esplicito il premier olandese Rutte che normalmente rappresenta il termometro delle richieste tedesche: «Oggi sarà l’accordo sull’acquisto congiunto del gas ma non sul price cap». E anche il capo del governo ungherese Orban si mette di traverso: «Il tetto al prezzo del gas sarebbe un suicidio».
Verso un altro rinvio
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, quindi, rischia di vedersi bocciata la proposta. E cerca di sottolineare che sul tavolo al momento ci sono due modelli: «Uno riguarda il livello del Ttf sul mercato all’ingrosso del gas e l’altro sul disaccoppiamento parziale del gas rispetto ai prezzi dell’elettricità». Lo stallo, però, al momento non sembra superabile. L’ipotesi che tutto venga rinviato ad un ennesimo Consiglio europeo straordinario da convocare a novembre sta sempre più prendendo corpo