È arrivato il giorno di Giorgia Meloni. La prima premier donna. La destra che conquista la guida di palazzo Chigi. Oggi pomeriggio al Quirinale dovrebbe arrivare per lei l’incarico a formare il nuovo esecutivo. La presidente del Consiglio in pectore ieri sera si è detta pronta “a dare all’Italia un governo che affronti con consapevolezza e competenza le urgenze e le sfide del nostro tempo”. Alle 10,30 la delegazione del centrodestra sarà ricevuta dal presidente Sergio Mattarella, ultimo atto della ricognizione tra i gruppi parlamentari iniziata ieri mattina. Sarà una maxidelegazione: Meloni, Ciriani, Lollobrigida per Fratelli d’Italia; Berlusconi, Tajani, Ronzulli e Cattaneo per Forza Italia; Salvini, Molinari e Romeo per la Lega; Lupi e Cesa per i Moderati; più i rappresentanti del Maie.
Ci sarà quindi anche Berlusconi, ma stato deciso che all’uscita sarà Giorgia Meloni a fare la dichiarazione alla stampa a nome di tutta la coalizione: ovvero che il centrodestra rivendica il governo del Paese. Ma nessuno può dire se il Cavaliere si atterrà alla consegna. Quattro anni fa fece parlare Salvini, ma gli fece il verso con quel un, due, tre con le dita della mano, rubandogli la scena. Stavolta pesano il biglietto con gli insulti a Meloni, gli audio pro Putin, l’inimicizia Meloni-Ronzulli, un carico di rancori, al punto che Berlusconi chiama la premier in pectore “la signora Meloni”.
Se il Cavaliere si conterrà la strada per Meloni sarà spianata. Il passaggio con la stampa avverrà più o meno a mezzogiorno. Mattarella quindi si prenderà qualche ora di riflessione. Dopo le 16, quando il premier uscente Mario Draghi sarà rientrato da Bruxelles, convocherà la candidata a palazzo e le conferirà l’incarico. Meloni potrebbe accettare con riserva (si prende del tempo per consultare gli alleati per definire con loro gli ultimi dettagli sulla lista dei ministri) o senza riserva (quindi arriverà da Mattarella con la lista già in tasca). Ieri sera le quotazioni maggiori erano per questa seconda ipotesi. Vedremo. In ogni caso spetterà al segretario generale Ugo Zampetti dare l’annuncio del conferimento dell’incarico. Poco dopo uscirà Meloni, e farà delle dichiarazioni. Potrebbe già leggere la lista dei ministri. A conclusione anche il presidente Mattarella potrebbe, in ogni caso, spiegare le sue scelte alla pubblica opinione, invitando il governo ad affrontare celermente le tante emergenze. Il giuramento tra domani e domenica. Passaggio di consegne con Draghi, col rito della campanella, a palazzo Chigi, subito dopo. Martedì il governo si presenta in Parlamento per la fiducia, prima alla Camera, poi al Senato.
Ieri Mattarella ha sentito i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, ha telefonato al presidente emerito Giorgio Napolitano, quindi è toccato a tutte le opposizioni. Un arcipelago frastagliato. Rossoverdi, Autonomie, M5S, Italia via-Azione, Pd: tutti per conto loro. È stato espresso un timore sul rispetto dei diritti, a partire dall’aborto. L’altra allarme ha riguardato la politica estera, dove gli audio rubati di Silvio Berlusconi tengono banco. Calenda ha ribadito di avere espresso la sua contrarietà a Tajani agli Esteri. Stessa preoccupazione di Giuseppe Conte. Enrico Letta, ha espresso a Mattarella “forte preoccupazione per le gravissime parole di Berlusconi” che rappresentano un grave vulnus, e gli applausi dei parlamentari un ulteriore vulnus gravissimo: “Non può essere la politica estera dell’Italia”. Tutti hanno promesso opposizione “senza sconti”. Mattarella ha preso nota. Il perimetro delle alleanze internazionali è tratteggiato. Su questo Meloni ha garantito. Oggi lo ribadirà al Capo dello Stato. Nel pomeriggio la chiamata che segna la storia d’Italia.