LONDRA – Boris Johnson si ritira dalla corsa e già quest’oggi Rishi Sunak può diventare primo ministro. Il sensazionale annuncio arriva alle 10 di domenica sera, quando l’ex-premier fa sapere di essere arrivato alla conclusione che, “per il bene del partito”, la cosa migliore per lui è non candidarsi, pur sostenendo di avere 102 deputati pronti ad appoggiarlo: numero che sarebbe sufficiente ad accedere al ballottaggio contro Sunak, che tuttavia ne ha già ottenuti pubblicamente almeno 150.
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Presentata come un nobile gesto per non dividere i conservatori in una battaglia fratricida, la rinuncia di Johnson suona come un passo indietro per non venire umiliato. Non è chiaro se Boris avesse davvero almeno 100 parlamentari dalla sua parte, il numero minimo in base alle regole per passare alla seconda fase delle primarie, quando a votare sarebbero tutti i 140 mila iscritti al partito. Per l’intera giornata, dopo il suo precipitoso ritorno da una vacanza con la famiglia ai Caraibi, l’ex-leader ha “disperatamente” cercato di aumentare i suoi consensi. Secondo la Bbc aveva il sostegno di soltanto 54 deputati. Già nel tardo pomeriggio girava voce che Johnson avesse chiesto a Penny Mordaunt, ex-ministra della Difesa e candidato numero tre della contesa, di farsi da parte per fare confluire su di lui i suoi 24 legislatori, ma Mordaunt ha rifiutato. Sabato sera Johnson aveva provato a stringere un patto simile con Sunak, durante un colloquio durato tre ore, ma anche lì non c’è stato accordo. Così, alla fine, Boris Johnson si è ritirato, affermando di farlo per l’unità dei Tories: l’impressione è che la verità sia un’altra, che non volesse perdere per la prima volta in vita sua una campagna elettorale.
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La conseguenza è che la campagna potrebbe finire già oggi. Se Mordaunt non ottiene 100 endorsement dai suoi colleghi, l’ex-ministro delle finanze Sunak diventerà automaticamente il nuovo leader dei conservatori e il nuovo primo ministro britannico, al posto della dimissionaria Liz Truss, rimasta al potere per appena 44 giorni, travolta da un disastroso programma economico. In caso contrario, se anche Mordaunt arrivasse a quota 100, per sapere chi prevarrà fra lei e Sunak bisognerà attendere fino a venerdì quando verrà reso noto il risultato del voto online dei 140 mila iscritti. Con le sue dimissioni a luglio per lo scandalo del Partygate, le feste illegali a Downing Street al tempo dei lockdown per la pandemia, Sunak aveva innescato la crisi che ha condotto Johnson a dimettersi da premier. Poi, inizialmente dato per favorito nelle primarie, il 3 settembre Sunak è stato sconfitto a sorpresa da Truss, 80 mila voti a 60 mila, anche a causa delle polemiche sulla elusione fiscale di sua moglie, figlia di un miliardario indiano. Ora potrebbe prendersi la rivincita. “Ho un piano per risolvere i problemi del Paese”, ha detto ieri annunciando formalmente la candidatura, “con me avremo un governo di integrità, professionalità e responsabilità”: un modo per sottolineare che il suo non sarà un governo di bugie, dilettantismo e feste illegali come quello guidato da Johnson. Resta da vedere quanto durerà Rishi: il Labour chiede elezioni anticipate e i sondaggi lo danno largamente vincente.
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