Governo, a rischio le misure-spot. Fondi solo per le bollette, la partenza è a ostacoli

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Cento giorni per dare subito il segno del nuovo corso. Ma cento giorni pieni di ostacoli, per quell’impegno “da far tremare i polsi” che la stessa Giorgia Meloni immaginava nei comizi prima del voto. E oggi, prendendo le consegne da Mario Draghi, la premier avrà l’esatta e definitiva percezione della sfida che l’attende: districarsi fra l’esigenza di mantenere le promesse della campagna elettorale (sue e degli alleati) e i morsi di inflazione e crisi energetica. Ovvero della mancanza di risorse.

Il primo consiglio dei ministri domenicale partorirà provvedimenti tecnici: la nomina del sottosegretario Alfredo Mantovano e l’attribuzione della qualifica di vicepremier aMatteo Salvini eAntonio Tajani. Il sucessivo sarà più politico: stando a quanto detto dal leader della Lega in campagna elettorale, dovrebbe varare il superamento della Fornero, i nuovi decreti sicurezza e l’autonomia differenziata. Una partenza così, oggi, suscita perplessità negli stessi componenti del governo. E di certo la priorità di Meloni è il caro-bollette. Traduzione: entro dieci giorni l’esecutivo dovrà varare un decreto per prorogare le misure in corso a favore di famiglie e imprese. Passaggio fondamentale, che servirà a garantire gli attuali benefici a novembre e dicembre. E che inciderà per olte 7 miliardi di euro. Per il primo trimestre 2023 occorreranno altri 15 miliardi. Se si dovesse ampliare il raggio dei beneficiari (con gli sconti per le fasce più povere) servirebbero almeno 30 miliardi.Il dato finanziario è illuminante, perché fa capire quanto la realizzazione degli impegni del programma sia in bilico. Tutto dipende dal “cappello” di Bruxelles. Già martedì, nella riunione dei ministri dell’Energia cui parteciperà per l’Italia Gilberto Pichetto Fratin, si tornerà a parlare di price cap e di piano di razionamento. Nella stessa riunione, peraltro, sarà probabilmente chiesto un consiglio europeo straordinario a novembre che potrebbe essere il primo summit a 27 della presidente del Consiglio.

Senza aiuti comunitari, e malgrado il “tesoretto” da 10 miliardi lasciato da Draghi, la Finanziaria non potrà contenere le misure-spot del centrodestra. Flat tax, taglio del cuneo fiscale, quota 100. Chi, in queste ore, ragiona già sugli atti da inserire nel Nadef e nalla manovra, dice che allo stato attuale si possono prevedere 4 provvedimenti centrali che comporterebbero un aumento delle spese sopportabile: una flat tax applicata solo agli incrementi di reddito e forse estesa agli autonomi nella fascia fino a 100 mila euro. Difficili interventi drastici sulle pensioni: per non tornare alla Fornero l’idea è quella di prorogare le misure in vigore (quota 102, Ape sociale, Opzione donna). Anche se la ministra Marina Calderone pensa a un sistema flessibile nella somma di periodo contributivo ed età anagrafica per agevolare la fuoriuscita di 470 mila lavoratori fra i 61 e i 66 anni. In Finanziaria è prevista la revisione del reddito di cittadinanza che, privilegiando chi non può lavorare e non chi rifiuta un impiego: così si dovrebbe dimezzare la platea dei percettori (a oggi 3,5 milioni).

Sono provvedimenti che, con l’incognita pesante delle risorse da reperire, dovrebbero vedere la luce entro la fine dell’anno. Quando il governo sarà chiamato ad affrontare un altro passaggio delicato sul piano internazionale: il rinnovo del decreto, anche per il 2023, sulla fornitura delle armi all’Ucraina. Il ministro della Difesa Guido Crosetto garantisce che l’Italia si allineerà alle indicazioni dell’Alleanza atlantica, ma è noto che le posizioni di FI e Lega su questo aspetto sono perlomeno contraddittorie. I primi mesi del 2023 saranno decisivi per il futuro del Pnrr: il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha già disposto una due diligence sui progetti in corso ma conferma che la volontà dell’esecutivo è di chiedere una modifica del piano, per tener conto dei maggiori costi di energia e materie prime. Con il rischio di fare crollare l’impalcatura e perdere le risorse. I 100 giorni di fuoco della destra di governo passano anche da questo difficile negoziato con la Ue.

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