ROMA — Una scena, tre letture differenti. Mourinho che mima a Spalletti il tuffo del suo giocatore, la Roma che protesta, l’arbitro che decide ma deve cambiare idea. La trama di questo Roma-Napoli avrebbe potuto essere stravolta a pochi minuti dall’intervallo. È il 40′, Ndombélé salta un avversario in area, Rui Patricio esce basso, i due vengono a contatto: per l’arbitro Irrati è calcio di rigore.
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I giocatori della Roma lo circondano, Mourinho inizia un personalissimo show, gesticolando ampiamente per fare segno a tutto lo stadio che il rigore non c’è. Dal vivo, l’impressione è che sia stato il portiere a prendere il pallone, ma i primi replay sembrano dar ragione all’arbitro. E infatti passa qualche secondo prima che il Var richiami il direttore di gara. Una volta davanti al monitor, però, passa il replay giusto: quello che evidenzia il tocco con le dita di Rui Patricio che cambia la traiettoria del pallone e in anticipo sul giocatore del Napoli, che poi gli frana addosso. L’arbitro lo vede e decide: niente rigore. Decisione corretta. Diversa la dinamica rispetto al rigore concesso all’Inter a Firenze sabato. In quel caso, Terracciano non era riuscito a intervenire in maniera significativa sul pallone, finendo per travolgere l’interista.
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Mourinho vuole il giallo per simulazione
Mourinho aggiunge però un supplemento d’indagine. Perché da subito inizia a mimare all’amico e rivale Spalletti, lontano qualche decina di metri da lui, il gesto del tuffo. Come a dire: il tuo giocatore ha simulato. E infatti, dopo la cancellazione del rigore, lo Special protesta ancora, chiedendo ripetutamente l’ammonizione per Ndombélé. Chissà se i precedenti tra i due non proprio esaltanti dei tempi del Tottenham hanno avuto un ruolo. Ma l’arbitro non ha abboccato. Né rigore, né giallo. E ha ragione lui.