Benedire le coppie gay, cardinal Hollerich: “Dio non ‘dice male’ di chi si vuole bene”

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Il cardinale Jean-Claude Hollerich, uno dei pesi massimi della Chiesa cattolica, apre alla benedizione delle coppie omosessuali ricordando il significato etimologico della benedizione. “Se rimaniamo all’etimologia di ‘bene-dire’, pensate che Dio possa mai ‘dire-male’ di due persone che si vogliono bene?”, afferma il porporato.  

Gesuita come Papa Francesco, Hollerich, arcivescovo del Lussemburgo, è presidente della Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea, vicepresidente del Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa – i due organismi che raccolgono i vescovi europei – e, soprattutto, relatore generale del sinodo globale in corso. In una intervista ad ampio raggio sull’Osservatore Romano tocca un ampio ventaglio di tematiche, senza sottrarsi a questioni su temi controversi. Condanna con fermezza l’eutanasia (“Mi ha terrorizzato vedere nei Paesi Bassi l’estensione della pratica dell’eutanasia anche ai malati psicologici”) e l’aborto (“mi preoccupa sentire nel parlamento Europeo chi invoca l’attribuzione dello status di diritto ‘fondamentale’ all’aborto”). Ma sul tema della morale sessuale torna, come ha già fatto nei mesi passati, a prospettare una decisa evoluzione del catechismo. 

“Non penso che ci sia lo spazio per un matrimonio sacramentale” 

Se i vescovi fiamminghi si sono recentemente espressi a favore della possibilità di benedire le coppie gay, “francamente – risponde Hollerich – la questione non mi sembra decisiva. Se rimaniamo all’etimologia di ‘bene – dire’, pensate che Dio possa mai “dire – male” di due persone che si vogliono bene? Mi interesserebbe di più discutere di altri aspetti del problema. Per esempio: la crescita vistosa dell’orientamento omosessuale nella società da cosa è determinata? Oppure perché la percentuale di omosessuali nelle istituzioni ecclesiali è più alta che nella società civile”. Per il cardinale, “tanti nostri fratelli e sorelle, ci dicono che, qualunque sia l’origine e causa del loro orientamento sessuale, di certo non se lo sono scelto. Non sono “mele guaste”. Sono anche loro frutto della creazione. E in Bereshit (il libro della Genesi, ndr.) si legge che ad ogni passaggio della creazione Dio si compiace del suo operato dicendo “…e vide che era cosa buona”. Ciò detto – precisa Hollerich – voglio essere chiaro: non penso che ci sia lo spazio per un matrimonio sacramentale tra persone dello stesso sesso, perché non c’è il fine procreativo che lo caratterizza, ma questo non vuol dire che la loro relazione affettiva non abbia nessun valore”. 

“Il Regno di Dio non è un club esclusivo” 

Hollerich sottolinea quanto sia cruciale per i giovani che incontra il tema della discriminazione: “Qualche settimana fa ho incontrato una ragazza ventenne che mi ha detto ‘voglio lasciare la Chiesa, perché non accoglie le coppie omosessuali’, io le ho chiesto ‘ti senti discriminata perché sei omosessuale?’, e lei ‘No, no! Io non sono lesbica, ma la mia più cara amica lo è. Conosco la sua sofferenza, e non intendo essere parte di quelli che la giudicano’. Questo mi ha fatto riflettere molto”.  

Sono molti i temi che il cardinale lussemburghese affronta nella lunga intervista al direttore e a un giornalista dell’Osservatore Romano, Andrea Monda e Roberto Cetera, dai populismi al futuro del cristianesimo in Europa, dalla formazione da aggiornare nei seminari alla necessità di testimoniare con credibilità il messaggio evangelico. Che, precisa, è rivolto a tutti: “Nessuno escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti. Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Apre le sue porte a tutti, senza discriminazioni. A tutti! A volte nella Chiesa si discute dell’accessibilità di questi gruppi al Regno di Dio. E questo crea la percezione di un’esclusione in una parte del popolo di Dio. Si sentono esclusi e questo non è giusto!”. 

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