ROMA – Si arrampicano fin sopra il Gianicolo, tentando di dribblare i fotografi. Scelgono l’hotel Melia. In gran segreto e a poche ore dall’incontro, prenotano una suite dotata di terrazza panoramica con vista sul Vaticano. E, alla fine, si ritrovano faccia a faccia. Soli, per un’ora e un quarto. Avversari fino a ieri, obbligati a collaborare da domani. Il primo bilaterale informale da premier di Giorgia Meloni è con Emmanuel Macron, che è a Roma per un evento sulla pace di Sant’Egidio. Segnale politico che la leader ha inseguito con insistenza. E che il pragmatismo del Presidente francese ha permesso di cogliere. Perché chi guida oggi Roma e Parigi certo non si ama, ma sente di aver bisogno dell’altro. “Come europei, come Paesi vicini, come popoli amici, con l’Italia dobbiamo continuare tutto il lavoro iniziato – scrive il fondatore di En Marche – Riuscire insieme, con dialogo e ambizione, lo dobbiamo ai nostri giovani e ai nostri popoli. Il nostro primo incontro a Roma, Giorgia Meloni, va in questa direzione”. E lei conferma: “Ci capiremo, con la franchezza che ci è propria”.
L’ufficialità del colloquio arriva dall’Eliseo, circostanza inedita e dettata quasi certamente dal fatto che Meloni non ha ancora uno staff a ranghi completi. Il teatro è un albergo a cinque stelle, punteggiato di divanetti chiarissimi. Meloni conosce il francese, la circostanza aiuta. Arriva con in tasca una proposta di metodo che punta ad appianare i contrasti. Lo riassume, si apprende, in una formula: “Pragmatismo”. È un concetto che propone a Macron, indicando la via per avvicinare ciò che finora vicino non era. Si rende conto di non avere alternative alla sponda transalpina per contenere la Germania.
Il francese ascolta. Sa che nell’opinione pubblica francese la nuova premier italiana assomiglia pericolosamente alla sua storica rivale Marine Le Pen. Ma riconosce che alcuni dossier possono essere affrontati soltanto con il coinvolgimento di Roma. E che questa è l’unica strada per mettere pressione a Berlino, con cui non mancano le frizioni. “I rapporti tra Italia e Francia – conferma il Presidente – sono più importanti delle persone”. Fonti dell’Eliseo, non a caso, fanno sapere anche che la sensazione è di avere di fronte una leader che vuole “posizionarsi in continuità con Mario Draghi”. Anche se poi aggiungono che la Francia vigilerà e giudicherà “sui fatti” l’atteggiamento dell’alleato in materia di diritti.
Bisogna dunque sedare i risentimenti. Dimenticare tutte le volte in cui Meloni ha picchiato duro su Macron. E far finta che sia superato l’incidente aperto dall’intervista a Repubblica della ministra agli Affari europei francese, critica verso il nuovo corso italiano. Un vero e proprio caso diplomatico chiuso, infine, dall’intervento di Sergio Mattarella. Proprio il Capo dello Stato è il regista silenzioso ed efficace che ha permesso l’incontro al Gianicolo. E d’altra parte, come già accaduto in passato, spetta al Colle farsi carico – in nome dell’interesse nazionale – di costruire condizioni utili a difendere il filo tra Paesi fondatori, unica garanzia per non isolare l’Italia in Europa. Rilevante anche il ruolo di Mario Draghi, che ha chiesto al presidente francese di valutare “sui fatti” l’azione di Meloni.
I due leader discutono dei diversi dossier aperti. A partire dall’energia, al centro già domani del summit dei ministri dell’energia a Bruxelles chiamati a decidere come tradurre in norma tecnica l’accordo politico dei Ventisette. Macron e Meloni devono combattere anche una comune battaglia per cambiare le regole del Patto di stabilità. E non possono dividersi sull’opposizione a Mosca e sulla difesa comune. Non è un caso, allora, che Meloni detti il senso del colloquio in una nota ufficiale in cui parla di vertice informale ma “cordiale”, assicurando di aver “convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali”. Quali sfide? “La necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all’Ucraina, la difficile congiuntura economica, la gestione dei flussi migratori”.
A fine incontro, Macron si concede un selfie con una comitiva di connazionali incrociati al lounge bar. La premier, invece, lascia l’hotel da un’uscita riservata. Si rivedranno presto a Parigi, anche se il bilaterale non è ancora fissato.