Rishi Sunak, il più ricco di sempre e il primo non bianco: chi è il probabile nuovo premier della Gran Bretagna

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Durante l’ultima campagna delle primarie dei conservatori che lo hanno visto sconfitto dalla poi disastrosa Liz Truss, Rishi Sunak aveva anticipato tutto, in ogni dettaglio: “Abbassare le tasse ora è un grave azzardo: gli interessi saliranno alle stelle e le famiglie ne pagheranno le conseguenze insieme a un’inflazione già alta”, aveva avvertito più volte in campagna elettorale solo qualche settimana fa. Tutto vero, a posteriori.

Ora, come dargli torto? Impossibile. Il nuovo e oramai scontato (a meno di clamorose sorprese) 42enne primo ministro britannico, ex ministro delle Finanze e pure ex Goldman Sachs, il più ricco della storia di Downing Street con 900 milioni di sterline di patrimonio, certamente di economia ne capisce. Per questo il gruppo parlamentare dei conservatori a Westminster lo ha votato in grande maggioranza in questi giorni dopo l’ingloriosa caduta di Liz Truss, a differenza del “nemico” Boris Johnson che si è ritirato ieri dalla corsa. Per questo Rishi Sunak, di origini indiane, sarà molto probabilmente scelto come il terzo leader britannico in soli tre mesi e il primo non bianco nella storia del Regno Unito. Obiettivo disperato: cercare di tirare fuori il Paese fuori dalle secche e dunque dargli stabilità dopo la catastrofe sui mercati firmata Liz Truss. Come incoraggiamento, ieri la sterlina è risalita prontamente all’annuncio del forfait di Johnson.

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Sunak, che durante la pandemia Covid adottò esplicitamente il motto di Mario Draghi “whatever it takes” per salvare l’economia britannica con aiuti mostruosi da 400 miliardi, ha vinto questa breve volata per la corsa alla leadership dopo la caduta di Truss neanche citando i capisaldi delle sue politiche. Ma oramai sono chiare e sottointese, per uno che, ricordiamo, resta comunque un “brexiter” della prima ora: calmare i mercati e ridare credibilità finanziaria al Regno Unito; cercare di superare questo difficile inverno; abbassare le tasse solo quando la congiuntura finanziaria internazionale lo permetterà; limitare l’immigrazione irregolare, seppur i suoi genitori non siano nati in Inghilterra; cercare di liberare il potenziale della “Global Britain” post Brexit, che lui ha sempre appoggiato anche se sinora è stato concretizzato molto poco; e, infine, cercare di vincere le elezioni del 2024. Cosa non facile, non solo perché il Labour e il suo leader Sir Keir Starmer sono avanti di oltre 30 punti, ma anche perché i fedelissimi di Boris ancora sognano un ritorno di Johnson a Downing Street e potrebbero mettergli i bastoni tra le ruote.

Ma chi è questo giovane rampante di origini indiane, bollato dai suoi avversari come “l’uomo di Davos”, ma che oggi potrebbe già essere “incoronato” primo ministro britannico dai conservatori, visto che non ha praticamente più avversari dopo il “cupio dissolvi” di Johnson? I genitori sono immigrati indiani, del Punjab, la famiglia è parte della diaspora nell’Africa sudorientale del XIX secolo. Sunak è nato a Southampton, il papà Yashvir medico, la madre Usha titolare di una farmacia nella stessa località costiera inglese. Insomma, una famiglia benestante, o più che benestante, come diceva lui stesso, da bambino, in un documentario Bbc riemerso settimane fa online: “Ho amici aristocratici, altri delle classi alte, e anche di famiglie operaie… anzi, no, quelle no”. 

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Insomma, un’ottima base per la carriera di Sunak, ragazzino da sempre molto studioso e che difatti, grazie “ai sacrifici dei genitori” dirà lui molti anni dopo, si iscrive a scuole di alto livello come il Winchester College, poi la laurea in filosofia, politica ed economia a Oxford, prima di un master in “business administration” a Stanford, negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio Fulbright. 

Proprio a Stanford si apre un altro capitolo fondamentale della storia di Rishi. Perché nella celebre università americana, Sunak conosce la sua futura moglie Akshata Murty, figlia del miliardario indiano N.R. Narayana Murthy, fondatore del colosso informatico Infosys. Oggi, la coppia, sposata nell’agosto 2009 e due figli, ha un patrimonio di circa 900 milioni di sterline. Certo, Sunak conosce la galassia finanziaria della capitale britannica come pochi. Prima di buttarsi in politica e diventare cancelliere dello Scacchiere del governo Johnson, ovvero il ministro delle Finanze britannico, ha lavorato per quasi quattro anni a Goldman Sachs, e poi per gli hedge fund “The Children’s Investment Fund Management” e “Theleme Partners”, oltre che direttore della società di investimento “Catamaran Ventures”, di proprietà proprio del suocero Murthy. 

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Ma certo il matrimonio con Akshata ha cambiato la vita e le prospettive di Rishi. Un’unione felice e pregevole, fino allo scorso aprile: quando si è scoperto che la ricchissima Akshata non ha pagato le tasse per anni nel Regno Unito sfruttando la controversa e ultraflessibile auto-definizione di “non-dom”, ossia “non domiciliata” oltremanica. Cosa che Akshata ha ora ripudiato, promettendo di pagare le imposte oltremanica, anche se ha sempre vissuto qui a Londra, eccome. 

Ma la cosa più grave è che, mentre la sua ricchissima partner eludeva seppur legalmente le tasse e i Sunak costruivano una nuova piscina nelle loro tenute, il ministro le alzava per la prima volta dopo molti anni ai cittadini britannici, dopo gli spaventosi aiuti durante la pandemia Covid che hanno toccato quota 400 miliardi di spesa e oltre 10 punti di debito pubblico in più. Non solo: durante lo stesso scandalo si è scoperto come Sunak avesse fatto richiesta per una “Green Card” negli Stati Uniti, probabilmente per trasferirsi in America. Una cosa che non piacerà alle aree più tradizionaliste inglesi.

Insomma, non certo il massimo della credibilità, nonostante il sorriso e la verve scintillanti di Sunak. Ma Rishi, thatcheriano pure lui di ferro e altrettanto multato per il Partygate che ha affossato Johnson, di recente ha riacquistato molta fiducia dei conservatori per gli avvertimenti lanciati contro la “Trussnomics” prima del naufragio della sua predecessora. E comunque Sunak è considerato sveglio, affidabile e con una gran esperienza come capo del Tesoro. 

Il suo motto “Whatever it Takes”, ripreso da Mario Draghi come dicevamo, ha attivato il più grande programma di aiuti a cittadini e imprese della storia britannica durante l’emergenza Covid. Roba per cui Sunak si è guadagnato addirittura l’etichetta di “socialista” dai suoi colleghi di partito più liberisti, tra cui l’eurofobico ministro della Brexit Jacob Rees-Mogg. Inoltre, Rishi è un esponente delle minoranze e questo potrebbe essere un plus soprattutto tra due anni quando ci saranno le elezioni generali contro i laburisti, che in genere pescano tantissimi voti dai migranti e dalle fasce di popolazione non bianche. 

Ma su Rishi permane ancora scetticismo. La sua enorme ricchezza e le origini multiculturali potrebbero limitarlo proprio in quelle aree dove Boris Johnson ha costruito il suo successo alle elezioni del 2019: ovvero le Midlands e il nord dell’Inghilterra, tra quegli elettori ex operai e in stragrande maggioranza bianchi che l’ex primo ministro aveva conquistato a man bassa tre anni fa. Una realtà ben diversa dalla multiculturale Londra, e dove di certo Sunak non sembra essere un “uomo del popolo”. 

Non a caso, in tutti i sondaggi Johnson sembra avere molte più possibilità di Sunak di vincere le elezioni del 2024, o di almeno limitare i danni di fronte a un Labour lanciatissimo. Questo sarà un grosso problema per il nuovo molto probabile primo ministro, soprattutto nel medio termine. Ma, almeno, i conservatori possono vantarsi di aver espresso tre prime ministre donne del Paese e il primo non bianco a Downing Street, a differenza del Labour che non è mai riuscito a fare nulla del genere nonostante si professi difensore delle minoranze. Intanto, dunque, ora aprite le porte del numero 10 di Downing Street a Sunak. Il resto si vedrà.

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