Un discorso fino all’ultimo tenuto sotto chiave, limato lontano da Palazzo Chigi assieme allo storico collaboratore Giovanbattista Fazzolari, l’uomo del programma di Fdi. Solo una scarna nota del partito, alle sei della sera, anticipa l’intervento che Giorgia Meloni farà oggi alla Camera, in avvio della due giorni parlamentare sulla fiducia: “L’intenzione del presidente del Consiglio è quella di tracciare un manifesto programmatico che ambisce ad essere la base di lavoro di un’intera legislatura, a conferma della natura fortemente politica del governo”. La premier manifesterà subito l’ambizione di restare in carica per 5 anni, “con l’obiettivo di dare seguito concreto e attuazione agli impegni assunti con i cittadini italiani in campagna elettorale”.
La prima prova d’aula
È la prima prova d’aula per la neo-presidente (o il neo-presidente come ama farsi chiamare), dopo la cerimonia della campanella con Mario Draghi e il faccia a faccia con Emmanuel Macron. I numeri sono robusti, la maggioranza è solida e nessuno si attende sorprese neppure in Senato dove i numeri sono più risicati.
Responsabilità parola chiave
Dalla fitta coltre di riserbo che avvolge la bozza del discorso emergono alcune certezze. Ci sarà un appello alla responsabilità di tutti, nel rispetto dei ruoli, per evitare lacerazioni in un momento di delicata congiuntura economica: la priorità, farà capire Meloni, sarà quella di salvaguardare il sistema sociale del Paese e di concentrare tutti gli sforzi sul sostegno alle famiglie e alle imprese, minacciate da caro-bollette e inflazione. E quella parola, responsabilità, la citerà più volte, anche facendo riferimento all’atteggiamento tenuto da Fratelli d’Italia sino a qualche mese fa, quando stava quasi da sola all’opposizione. E quell’unità verrà auspicata anche sul fronte internazionale.
Ancoraggio euro-atlantico dell’Italia
Meloni riaffermerà la postura dell’Italia e l’ancoraggio all’asse euro-atlantico. Niente cedimenti. Nessun passo indietro sul sostegno all’Ucraina, anche con la fornitura di altre armi, se necessario. E sarà anche una risposta a quanti nutrono dubbi sulla compattezza della coalizione, specie dopo le sortite filo-putiniane fatte da Berlusconi la settimana scorsa. I rapporti con l’Europa saranno un altro passaggio cruciale del discorso: a un paio di mesi dal grido di battaglia (“La pacchia è finita”), la premier ribadirà lealtà all’Ue ma anche il concetto per cui all’interno dell’Unione non ci possono essere interlocutori privilegiati della commissione né Paesi di serie B. L’intenzione è quella sì di collaborare con Bruxelles ma sempre con il faro dell’interesse nazionale e della difesa dell’apparato produttivo italiano.
La linea sulla partita principale, quella del gas, non si discosterà però molto da quella del governo Draghi: a Bruxelles l’Italia non potrà che continuare a battersi per ottenere il price cup e per ottenere quella solidarietà mostrata ai tempi del Covid per ottenere risorse utili a far fronte ai rincari.
Le donne
Particolare rilevanza, fanno sapere fonti di FdI, avrà il tema delle donne: la premier si soffermerà sul significato di una declinazione al femminile del potere detenuto fino a oggi solo da uomini. Un modo per evidenziare una discontinuità rivendicata anche nella denominazione di ministeri-chiave: la sicurezza energetica, la sovranità alimentare, la natalità, il merito, il made in Italy. E Meloni non tralascerà un passaggio sui diritti, questione tornata sotto i riflettori proprio dopo l’incontro con Macron, oggetto di forte diffidenza da parte del centrosinistra.
Tema che, da solo, porta all’identità della destra, giunta per la prima volta a Chigi – per singolare coincidenza – alla vigilia dell’anniversario della marcia su Roma. Nessun anticipazione ma non è affatto da escludere, si apprende da big del partito, che la premier spenderà una parte del suo intervento sulla sfida che una destra “moderna” è chiamata ad affrontare. E c’è chi è pronto a scommettere su una nuova presa di distanze da un ingombrante passato.