Il mondo con il fiato sospeso per le esercitazioni nucleari russe

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Il rituale è lo stesso che si ripete ogni anno dai tempi dell’Urss, rinvigorito nel passato recente dalle ambizioni putiniane. Oggi però l’esercitazione delle forze nucleari russe rischia di scandire un altro picco nella tensione mondiale, con le grandi potenze che per la prima volta dal 1962 si trovano concretamente a misurarsi con il pericolo di un’escalation atomica. Le manovre Grom, ossia Tuono, sono iniziate questa mattina: sono già stati emessi gli avvisi per le zone interessate dai lanci dei missili balistici, dai movimenti di flotta e squadriglie.

Come da consuetudine, l’intera macchina bellica strategica diMoscaverrà messa in massima allerta. I silos sotterranei con i vettori intercontinentali, i semoventi con i missili a lunga gittata, i sottomarini, i bombardieri Tupolev, tutto il personale addetto alle testate nucleari saranno pronti a entrare in azione nel giro di minuti dall’ordine. Una routine che scatta mentre nelle cancellerie si discute di “bombe sporche”, provocazioni atomiche e rappresaglie. E che nelle prossime 72 ore potrebbe rendere irreparabile qualsiasi incidente o equivoco.

L’ultima stretta di Putin: nelle regioni annesse scatta la legge marziale

dalla nostra inviata Rosalba Castelletti

19 Ottobre 2022

La minaccia di una nucleare “tattica”

Mai prima d’ora un’esercitazione nucleare era stata condotta da una nazione in guerra, impegnata non solo nell’invasione dell’Ucraina ma anche nel braccio di ferro con l’intero Occidente. Il fatto che per due volte nel giro di due settimane il presidente Biden abbia sentito la necessità di mettere in guardia Mosca testimonia la pericolosità della situazione: “Ho trascorso molto tempo a parlare di questo oggi. La Russia commetterebbe un errore incredibilmente serio se usasse l’arma nucleare tattica”.

C’è vita tra le macerie. Cartoline dall’Ucraina

di Bernard-Henri Lévy

23 Ottobre 2022

Dallo scorso febbraio la minaccia è stata evocata più volte, sia dal Cremlino sia dai “falchi” che ostentano posizioni ancora più dure sulla cosiddetta Operazione militare speciale. Adesso però c’è una differenza, formale e sostanziale: la telefonata del ministro della Difesa Shoigu ai suoi colleghi statunitense, britannico, francese e turco. Gli ha manifestato la convinzione che la Russia stia per venire presa di mira da un attacco radioattivo lanciato dall’Ucraina.

Questa comunicazione è un passo ufficiale per trasmettere la determinazione ad agire con tutti gli strumenti dell’arsenale di Mosca. Washington, Londra e Parigi hanno replicato con una nota, escludendo che esista qualsiasi piano per colpire la Russia con una “bomba sporca” – un ordigno convenzionale che disperde polveri radioattive – e qualificando l’annuncio di Shoigu come la premessa a una provocazione: una false flag per creare ad arte il pretesto a sganciare una testata tattica.

Shojgu chiama gli europei e accusa Kiev: “Prepara una bomba sporca”

dalla nostra inviata Rosalba Castelletti

23 Ottobre 2022

L’avvertimento di Biden

“Non posso ancora dire se sia un’operazione di false flag – ha dichiarato Biden – . Non so, ma sarebbe un grave errore, un errore molto grave”. Il primo ministro norvegese ieri si è rivolto al Parlamento: “Consideriamo la possibilità dell’impiego di armi nucleari ancora bassa. Ma non è zero. Alla luce del linguaggio che è stato usato, non può essere esclusa. Nonostante la probabilità sia bassa, è aumentata”. 

La preoccupazione del Pentagono – come riportato dal New York Times – è massima. Uno dei tre Boeing RC135 Cobra Ball è decollato questa mattina verso la Siberia: è il velivolo specializzato nel controllare il lancio dei missili intercontinentali. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha annunciato che l’Alleanza monitorerà le manovre di Mosca e “resterà vigile non per ultimo alla luce delle velate minacce nucleari e della pericolosa retorica che abbiamo visto da parte russa”. Non c’è bisogno di mettere in stato d’allarme le basi Nato in Europa perché già lo sono: è in corso l’esercitazione Steadfast Noon, che proseguirà fino a domenica proprio per testare la capacità di reazione degli stormi alleati destinati a usare armi tattiche, anche se nessun ordigno reale verrà prelevato dai bunker. Sì, entrambi gli schieramenti in questo momento sono operativi per fronteggiare uno scenario apocalittico.

Ucraina, all’Onu il dossier russo sulla “bomba sporca”. Il Papa: “Non zittite il grido della pace”

dal nostro corrispondente Paolo Mastrolilli

25 Ottobre 2022

Tutti si chiedono dove voglia arrivare il Cremlino. Nei protocolli per la “guerra ibrida” elaborati dagli strateghi putiniani c’è largo spazio per una teoria chiamata “controllo della reazione”, ultimo sviluppo di una dottrina sovietica. Si compiono delle iniziative progettate per stimolare una determinata risposta. In questo caso, sbandierare l’imminenza dell’Armageddon potrebbe servire a incrinare la solidarietà occidentale verso l’Ucraina e spingere gruppi politici o movimenti d’opinione a mobilitarsi.

La situazione critica delle truppe russe al fronte

Come è accaduto negli Stati Uniti, con la diffusione di una lettera siglata da trenta esponenti democratici progressisti che chiedeva di aprire negoziati con Mosca: un documento ritrattato da molti dei firmatari e ritirato ieri sera. Anche il leader repubblicano alla Camera Kevin McCarthy però ha avuto parole sul non voler dare “un assegno in bianco” a Kiev.

Il gioco russo sulla “bomba sporca”. E nei bunker ucraini tutto è pronto a un incidente nucleare: “Chiusi qui sotto per 48 ore prima di fuggire lontano”

dal nostro inviato Daniele Raineri

26 Ottobre 2022

La speranza è proprio questa, che l’escalation verbale sia parte di un disegno politico e non di un piano militare. Allo stesso tempo, la situazione al fronte delle truppe russe resta critica nonostante la mobilitazione di 300 mila riservisti. Neppure la campagna di raid contro città e centrali elettriche sta frenando l’offensiva della resistenza. Putin ha bisogno di una via d’uscita, prima che l’invasione dell’Ucraina logori il suo sistema di potere. Non riesce però a trovare sponde per una trattativa che obblighi il presidente Zelensky a concedergli i territori occupati. E i “falchi” della vittoria a tutti i costi continuano a invocare l’uso della bomba.

In questo contesto, non bisogna trascurare le variabili irrazionali. Gli incidenti, ad esempio, dovuti anche alla scarsa qualità degli armamenti hitech russi: cosa accadrebbe se un prototipo di missile lanciato per l’esercitazione Grom finisse per errore in Scandinavia o nei Paesi Baltici? O le provocazioni: poche settimane fa un ricognitore britannico in volo sul Mar Nero è stato affiancato da caccia di Mosca, che hanno fatto partire un missile terra-aria. Da allora, i jet inglesi volano con la scorta di intercettori anche sullo spazio aereo internazionale. Con decine di aerei e navi militari che si sfidano a distanze ravvicinate nel Baltico, nel Mar Nero e nel Mediterraneo, il rischio di uno sbaglio o di una provocazione rimane all’ordine del giorno. E’ così da mesi, ma nelle prossime 72 ore ci sarà l’intero arsenale nucleare russo pronto a entrare immediatamente in azione.

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