Appena letto il testo del decreto sui rave varato dal governo di Giorgia Meloni, l’opposizione protesta: il provvedimento viene inquadrato come un “cavallo di Troia” che inasprisce le pene per chi occupa e permette di incriminare anche chi manifesta in scuole o università. O nei sit-in sindacali. Nel mirino c’è il comma uno del nuovo articolo 434-bis del codice penale. Quello che punisce “l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” e che consiste” nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.
“Se l’occupazione di un liceo diventa reato da tre a sei anni, siamo di fronte ad un fatto abnorme, a una limitazione del diritto di riunione dei cittadini”, attacca il deputato del Pd, Claudio Mancini. Poco dopo interviene anche il segretario Enrico Letta. “Il Governo ritiri il primo comma dell’art. 434bis di riforma del Codice Penale. È un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con una norma simile. È la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione”. Preoccupata anche +Europa: per il coordinatore della segreteria Giordano Masini, “il decreto del governo sui rave party, una volta letto il testo, ha tutta l’aria di essere una cosa ben più seria e più grave di quanto sembrasse ieri. Nella definizione di ‘terreni o edifici altrui, pubblici o privati’ ricade di tutto: i capannoni o i campi in cui vengono organizzati i rave, ma anche le università, i luoghi di lavoro, le piazze. E l’espressione ‘può derivare un pericolo per l’ordine pubblico’ è sufficientemente vaga per ricadere nell’arbitrio più assoluto. Di chi? essenzialmente dei prefetti, ovvero del governo”.
Rave party, nasce il reato: pene fino a sei anni
Secondo +Europa quindi dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, già avvenuta, del decreto, “a poter essere incriminati per questa nuova fattispecie di reato penale e a rischiare quindi la reclusione da tre a sei anni saranno le persone che organizzano e partecipano a qualsiasi manifestazione per la quale venga ipotizzato (dal governo) un pericolo per l’ordine pubblico”.
Anche Sinistra italiana è in allarme. “Ieri era un timore, dopo aver letto il testo della nuova norma che hanno introdotto, è una certezza – dichiara il segretario Nicola Fratoianni – Hanno usato il pretesto del contrasto ai rave per inserire norme con pene pesantissime che potranno essere utilizzate in ben altri contesti. E penso ad esempio ai cortei sindacali dei lavoratori sempre più esasperati, alle mobilitazioni studentesche o alle proteste dei comitati e dei movimenti come quelle che in questi mesi si sono sviluppate a Piombino”.
A Letta ha risposto il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini: “Un Pd ormai in confusione totale difende illegalità e rave party abusivi, chiedendo al governo di cambiare idea. – ha scritto su Twitter Salvini – No! Indietro non si torna, le leggi finalmente si rispettano”.
Il caso delle intercettazioni
Contro la nuova norma intervengono anche i penalisti, secondo i quali “con il nuovo reato le intercettazioni sono possibili“. “La norma che vieta i rave stabilisce sanzioni anche per i partecipanti, nei confronti dei quali la pena è ‘diminuita’. – spiega il presidente delle Camere Penali, Gian Domenico Caiazza – Ciò vuol dire che il giudice, al termine del processo, deve applicare una diminuzione che può arrivare fino ad un terzo della pena edittale che nei confronti degli organizzatori può andare dai tre ai sei anni. Non comprendo, quindi, perché il premier Meloni abbia voluto rivendicare di non avere dato il via libera alle intercettazioni dal momento che questo reato prevede pene superiori ai cinque anni”.
Dello stesso avviso, il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano. “Un reato liberticida, – twitta Provenzano – che vìola l’art. 17 Cost, semplicemente da ritirare. Meloni e piantedosi mentono. Con queste pene, le intercettazioni sono consentite. Ogni manifestazione è esposta al rischio, all’arbitrio dell’autorità pubblica. No allo stato di polizia”.