GERUSALEMME – Sessantuno seggi per la destra pro-Benjamin Netanyahu, 56 per il blocco di Yair Lapid. Secondo i primi exit polls pubblicati appena chiuse le urne alle dieci di sera ora locale, quattordici mesi dopo aver ceduto lo scettro di primo ministro, Netanyahu dovrebbe tornare a guidare Israele, molto probabilmente con il governo spostato più a destra di sempre.
Insieme al Likud, che gli exit polls danno a 30 seggi, dovrebbero entrare in coalizione i partiti ultraortodossi Shas e United Torah Judaism, rispettivamente con dieci e sette seggi, e poi il Partito Sionista Religioso con 14 parlamentari, la vera sorpresa di queste elezioni. Se i rilevamenti venissero confermati infatti, a emergere come il vero trionfatore di queste elezioni tuttavia sarà il numero due del gruppo, nonché capo di Otzma Yehudit (formazione parte della lista) Itamar Ben Gvir.
Israele, Netanyahu punta a tornare al governo con l’ultradestra di Ben Gvir
Una vita passata come attivista di estrema destra, fino a due anni fa Ben Gvir era considerato una figura inaccettabile dai membri della sua stessa parte politica. Otzma Yehudit (potere ebraico) è l’erede politico di Kach, bandito dalla Knesset negli anni Ottanta per via delle sue posizioni razziste anti-arabe. Lo stesso Ben Gvir in passato aveva suggerito di espellere i cittadini arabi da Israele ed era noto per tenere appeso in salotto un ritratto di Baruch Goldstein, che nel 1994 massacrò 29 fedeli musulmani in preghiera alla Tomba dei Patriarchi.
In questa campagna elettorale però Ben Gvir si è impegnato per correggere il tiro, proponendo lo stesso messaggio ma contro “chi non è leale” allo Stato di Israele e contro i terroristi, per i quali invoca la pena di morte, riuscendo comunque a proporsi come politico che non accetta compromessi e a conquistare il voto degli elettori della destra più intransigente.
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di Francesca Caferri
Se Netanyahu e i suoi partner riusciranno davvero a raggiungere l’obiettivo della maggioranza dei seggi, il risultato del Partito Sionista Religioso potrebbe costare comunque caro a colui che già è stato il premier più longevo della storia di Israele, costringendolo non soltanto a cedere ministeri importanti ai partner di coalizione, ma anche a guidare una compagine che persino gli alleati più fedeli di Gerusalemme – in primis gli Stati Uniti – fanno fatica a digerire.
Si fermerebbe invece a 24 seggi Yesh Atid, il partito dell’attuale premier Lapid, la cui coalizione raccoglierebbe solo 55 parlamentari. “Chiediamo di aspettare i risultati finali,” ha dichiarato il ministro del Welfare Meir Cohen, uno dei leader del partito.