Meloni, quasi un’ora di colloquio con Biden. Via della Seta e gas la posta in gioco per l’unica donna premier al vertice g20 a Bali

Read More

BALI (INDONESIA) – Fosse per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari – che consiglia da sempre Giorgia Meloni – l’Italia dovrebbe candidarsi a diventare l’avamposto atlantico dell’Europa occidentale, la Polonia del quadrante Ovest del Continente. A Bali per il suo primo G20 da presidente del Consiglio, la leader prova ad avvicinare questo obiettivo politico e strategico, cercando però almeno di salvare la forma. Dodici ore di incontri, a cominciare dai Presidenti delle due super potenze globali. Prima Joe Biden in un bilaterale in agenda alle 10.15 italiane (le 17 qui in Indonesia), duranto circa un’ora. Poi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Con il capo del Dragone, Xi Jinping, il colloquio di domani sarà più breve di quello programmato con il Presidente americano, ma certo non meno delicato. E in questo equilibrio si gioca una fetta rilevante del futuro di Meloni.

Molte delle energie della diplomazia italiana sono state spese in queste ore per preparare il bilaterale con Biden. Roma è consapevole che la Casa Bianca insisterà sulla necessità di mettere tra parentesi la via della Seta, già congelata negli ultimi anni dopo l’euforia dell’era gialloverde di Giuseppe Conte. Washington chiede di spostare interessi e sensibilità commerciali sul fianco atlantico, a scapito di quello orientale.

Biden considera questa prospettiva parte del suo progetto di competizione con Pechino. Meloni accetterà, perché ha bisogno della copertura politica dell’amministrazione americana, anche per bilanciare lo scetticismo europeo verso la destra di governo in Italia. Ma affiancherà a questa adesione una richiesta: un aumento del flusso di gas liquido americano, a prezzi “scontati” rispetto al mercato. Come tagliare il costo di queste importazioni, e con quale costo politico, rappresenta lo spazio di trattativa di queste ore. La prospettiva, tra l’altro, è la stessa a cui ha lavorato a lungo anche Mario Draghi, quando sedeva a Palazzo Chigi.

A Xi, però, la premier garantirà comunque un impegno di massima per favorire e incrementare alcuni canali commerciali, sia pure non nella forma organica prevista dalla via della Seta. È un interesse reciproco. Per Roma – che comunque vende ogni anno circa 18 miliardi di prodotti verso la Cina, soprattutto nel settore manifatturiero e meccanico – è uno scenario necessario per riequilibrare una bilancia commerciale che ad oggi pende dalla parte delle esportazioni cinesi. Osservata dal punto di vista di Pechino, rappresenta una strada da percorrere, in modo da mantenere una presa sul mercato europeo.

È un equilibrio complicato, si diceva. Da costruire senza indispettire i due colossi. Metterà alla prova la capacità di mediazione di Meloni. Con una consapevolezza, però, che si imporrà di fronte a un eventuale bivio: la presidente del Consiglio farà comunque pendere la bilancia verso Washington. Senza Biden, la partita di governo ha il respiro corto. Non solo per l’assenza di sponde significative da Bruxelles, ma anche per lo scarso grado di atlantismo dei suoi alleati e, in particolare, di Matteo Salvini. È il fianco scoperto della premier. La circostanza che la spingerà a concedere quanto più possibile a Biden.

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.