Cara sinistra, il merito è un’arma a doppio taglio

Read More

Il merito è un pessimo modo di legittimare una politica  utile. La sua è una storia antica, rinnovata a fine ’700 dalla necessità, avvertita dall’illuminismo, di bilanciare un’uguaglianza di cui si riconosceva l’importanza come principio ma anche l’impossibilità e l’ingiustizia di fatto, perché non tutti sono uguali.

La selezione delle élite con un criterio diverso dal privilegio, quello del merito, parve la strada per risolvere questa contraddizione, una posizione non rinnegata dal socialismo e riconosciuta dalla nostra Costituzione. Essa è stata poi arricchita a sinistra con la nozione di pari opportunità, cioè con l’idea di ridurre al massimo le diseguaglianze di partenza sociali, di genere, “etnia” o colore, ecc. per aprire a tutti una strada in cui i successi sarebbero stati dovuti, appunto, solo al merito.

LE IDEE Scrittori, giornalisti, politici, intellettuali ragionano sulla crisi della sinistra

Il contratto siglato dai Cinque Stelle con la Lega nel 2018, che riconosceva il valore del concetto, e la scelta del governo Meloni di aggiungere il termine “merito” al nome del ministero dell’Istruzione dimostrano che l’idea è stata accettata anche dalle narrazioni di destra e populiste. Essa deve la sua forza a due considerazioni: la riduzione dei privilegi di nascita appare ed è giusta, e l’apertura al merito permette di spezzare ingiustizie e favoritismi sostituendoli con competenza e integrità, a vantaggio del bene comune.

Ma il discorso del merito non è che una variante di quello secondo cui il mondo giusto è il mondo in cui ognuno ha “quel che si merita”. E ciò resta vero anche nella sua versione migliorata dalle pari opportunità, che permettono di depurare il meccanismo che produrrebbe quel mondo “giusto” dai privilegi che lo truccano. A chi non ce la fa, esso continua ad apparire un discorso ipocrita, teso a legittimare la supremazia di chi la genetica e il caso hanno voluto più forte.

L’idea che basterebbe perfezionare il meccanismo del merito per vivere in un mondo migliore è inoltre illusoria e sbagliata. Illusoria perché trae conclusioni false da un ragionamento corretto. Una società aperta agli individui e alle loro capacità è certo più efficiente e più vivibile di una società chiusa e di casta. Ed essa produce maggiore ricchezza, che può essere usata per migliorare le condizioni di tutti. Premiare il “merito”, cioè i naturalmente più dotati, conviene dunque in generale. Farlo vuol dire però anche far emergere, con ancor più nettezza, diseguaglianze prima relativamente celate dai privilegi, cambiando ma non attenuando la stratificazione degli esseri umani e le tensioni tra di essi. Sbagliata perché sottovaluta la realtà ineliminabile e positiva della diversità.

Una società umanamente sopportabile può essere fondata solo sul principio dell’uguaglianza. Ma se gli esseri umani hanno tutti uguale valore, essi non sono tutti uguali, una verità che merito e pari opportunità non possono cancellare. Se non li si inserisce in una narrazione più alta e comprensiva, essi hanno anzi effetti sgradevoli, come capì Michael Young, l’inventore del concetto di meritocrazia, quando provò a immaginare che società avrebbe prodotto la sostituzione dei privilegi di classe col merito. Il risultato era un mondo insopportabile e generatore di fortissimi risentimenti perché stratificato ancor più rigidamente del precedente, con élite rese arroganti dalla coscienza di meritare il posto che occupavano e strati inferiori che sentivano di essere esclusi da ogni possibilità di ascesa perché anch’essi occupavano la posizione che meritavano.

In questo mondo, accanto all’esaltazione di chi riesce a farcela, meglio ancora se superando le barriere del privilegio, vi sarebbe posto solo per politiche di aiuto ridotte, in mancanza di un discorso diverso, a irritanti elargizioni. Agli occhi di chi non ce la fa, merito e pari opportunità si trasformano inoltre facilmente in un discorso ipocrita e egoistico che avvantaggia privilegiati il cui successo viene comunque attribuito ai loro contatti o alla loro fortuna, approfondendo la faglia tra élite e strati emarginati.Soprattutto, è lo stesso termine ad essere sbagliato. Non si tratta infatti di meriti, ma di talenti, diversamente distribuiti nella popolazione e che consistono non solo in una diversa intelligenza, ma anche in una diversa energia e capacità di affrontare la vita. Sono doti che con la tenacia si possono affinare, ma che traggono origine non da meriti degli individui ma in quelli che Papa Francesco ha chiamato i diversi doni con cui veniamo al mondo e che poi il mondo reprime o esalta. Non è inoltre vero che, se messi in condizione di correre, tutti corrono, e non è vero che ci sono posizioni soddisfacenti per tutti quelli che corrono. La scelta delle élite in base a talenti e capacità va quindi assolutamente difesa, ma non in nome della meritocrazia. Non si deve spingere chi ne ha di più, e di più preziosi, a credere di “meritare” ciò che otterrà, ma piuttosto ricordargli che quelle doti sono privilegi. Esse garantiranno una vita migliore, e chi le ha avute in sorte ha quindi un debito verso gli altri. La scuola e l’università hanno compiti multipli tra i quali figurano dare a tutti la migliore istruzione possibile e assicurare a chi ha talento l’opportunità di coltivarlo con percorsi sempre più rigorosi. Lo devono fare abbandonando la pretesa di una uguaglianza impossibile e l’esaltazione di chi è più capace, che va sostenuto e anche ammirato, ma non ritenuto superiore per doti che non ha “meritato”.

Andrea graziosi, storico, è l’ex presidente dell’Agenzia di Valutazione dell’Università

Related articles

You may also be interested in

Trump Taps Brendan Carr for FCC Chairman

President-elect Donald Trump will tap Brendan Carr as chairman of the Federal Communications Commission, he said in a statement on Sunday.[#item_full_content]

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.