Nel serrato dibattito italiano e europeo sul futuro della politica progressista avranno ruolo centrale gli oltre duecento milioni di persone che nei prossimi trent’anni si sposteranno all’interno dei propri paesi o tra continenti per molteplici cause, che siano climatiche, carestie, conflitti, così come per le scelte squisitamente politiche.
A pensarci bene, è sempre stato così, è così, sempre sarà così, crederci dipende solo da quanta storia e mitologia abbiamo avuto la pazienza di studiare e da quanto ci è capitato personalmente di osservare e magari di muoverci anche noi, dandolo per ineluttabile o opponendoci fino all’ultimo – coi brividi sulla schiena – e ricordando i luoghi lasciati cristallizzati per tutta la vita in una nostalgia impossibile da quietare. Il carattere personale e la fortuna fanno il resto. Con le persone si spostano le idee, come, e molto più delle persone. Il moto sarà globale, sarà materiale e immateriale. I più attrezzati di oggi hanno il vantaggio della tecnologia che fa vagare, e non solo, che sollecita a un moto continuo e con frequente cambiamento di asse. Anche qui quel che ci siamo permessi di apprendere ci fa nuotare e aiuta a disorientarci di meno.
Le idee migrano anche verso e da dove le persone non possono spostarsi e avvicinano membri appartenenti a società civili che potrebbero essere lontane o in guerra. Prova ne siano i flussi di valuta elettronica che sfuggono alle autarchie.
Questa l’osservazione su larga scala, nella vita quotidiana ciascuno di noi come fa a orientarsi? Cosa può offrire la politica?
Le idee son tutte di fronte a noi, difficile è afferrarle, difficile è capire, di volta in volta, quali proporre, quali seguire, in questo magma di reti che si stratificano, che si infittiscono, che si dilatano. Anche i fisici sarebbero disorientati, tuttavia non tralascerebbero di tentare e di cercar di capire. Un modo vi è per concorrere al progresso della società nella quale siamo immersi, metterci in cammino anche noi, fare dei passi culturali, considerarci come la parte pur speciale di un tutto. Troppo spesso prevalgono, la separazione generazionale e la gerarchizzazione. Tuttavia il nomadismo delle idee, come delle persone, è obbligato, ne abbiamo sperimentato, solo nel tempo dall’Unità d’Italia a oggi, il flusso inarrestabile dal sud al nord e ancor ora la valanga dall’Italia verso l’Europa. Quasi sempre gioventù, molto spesso altamente qualificata, che spesso si forma direttamente all’estero.
Le generazioni nuove tendono a esser poco visibili, così intente a seguire le priorità di ricerca di nuovi orientamenti e sono molto pratiche nelle scelte. Le generazioni vecchie, pur già nate a Costituzione vigente, poco attrezzate al turbinare dello spirito sociale, si trovano disorientate e per paura di esser superate impongono modelli fuori contesto. Forse che sia meglio provare a camminare insieme, promuovere l’intergenerazionalità, degerarchizzare, semplificare le relazioni come le procedure, avvicinare la necessità delle persone e tentare soluzioni, guardare ai modelli funzionanti e alle buone pratiche?
Le ragazze e i ragazzi colpiscono per la profondità di campo consapevole o inconsapevole che sia, per una visione non mediata, ma, che dura poco, come poco dura la giovinezza, e presto, se non hanno scelto bene per gli esiti, potrebbero tendere a derivare. Le ragazze e i ragazzi si orientano all’impegno civico, da soli o in gruppi di volontari, mentre cercano di capire dove volgere la propria visione critica di ricerca informale. Tentano strade di sperimentazione di nuovi modi di abitare, mangiare, condividere gli spazi, fare musica, far circolare le informazioni. Molti praticano modalità non violente e attraversano la loro prima vita delicatamente cercando di capire; molti, all’opposto, si spingono all’aggressività più feroce e non si sentono a posto se non facendo esplodere la rabbia e gestendo rancori ereditati; ancora tanti si adattano a un atteggiamento gregario che sulla distanza li renderà frustrati.
Tutti mostrano di avere in comune la capacità di riferirsi alle istituzioni, di pensare d’appartenere a un’Europa unita, alla bell’e meglio ma neanche tanto, a un mondo che sentono fragile e che amano incondizionatamente.
Tutti seguono le evoluzioni del proprio paese da vicino e con attenzione.Tutti, i giovani, i giovani adulti, hanno grande interesse per gli altri, per gli amici, in uno spiccato senso dell’empatia e della condivisione. Aspetti largamente ignorati dalle comunità politiche più antiche che osservano sbigottite quando essi rivolgono l’attenzione a esempi che sappiano adombrare questi linguaggi salvo abbandonarli perché poco sinceri.
Proviamo a seminare autenticità. Vengono in mente le parole di un giovane Ernesto Rossi dal carcere di Regina Coeli a Roma: “È questo l’importante; perché non occorre credere che debba raccogliere la stessa persona che ha seminato”.
Dedicò la propria vita alla scrittura, alla politica, all’idea di Europa, pagando di persona, in carcere e al confino e infine servendo le istituzioni nel dopoguerra con l’Arar nella dismissione dell’immensa massa di residuati bellici. Dal confino di Ventotene pensò e scrisse insieme a Colorni e Spinelli, con l’ausilio di Ada Rossi e Ursula Hirschmann, Per un’Europa libera e unita, progetto di un manifesto.
Il dibattito su RepubblicaSono intervenuti: Michele Serra, Francesco Piccolo, Stefano Massini, Massimo Recalcati, Chiara Saraceno, Emanuele Trevi (intervistato da Raffaella De Santis), Isaia Sales, Luciano Violante, Chiara Valerio, Gianni Riotta, Nichi Vendola, Luigi Manconi, Dario Olivero, Giacomo Papi, Daniela Hamaui, Michela Marzano, Linda Laura Sabbadini, François Hollande (intervistato da Anais Ginori), Carlo Galli, Emanuele Felice (intervistato da Eugenio Occorsio), Natalia Aspesi, Javier Cercas (intervistato da Alessandro Oppes), Roberto Esposito, Gianni Cuperlo, Bruno Simili (intervistato da Eleonora Capelli), Giorgio Tonini, Franco Lorenzoni, Pietro Ichino, Paolo Di Paolo, Serenella Iovino, Giovanni Cominelli, Luigi Zanda, Michele Salvati, Giuseppe Laterza, Enrico Letta, Stefano Boeri, Anna Foa, Antonio Bassolino (intervistato da Conchita Sannino), Simona Colarizi, Giancarlo Bosetti, Nicola Zingaretti, Andrea Romano, Marc Lazar, Pina Picierno, Andrea Graziosi, Graziano Delrio, Daniele Vicari, Michael Walzer (intervistato da Paolo Mastrolilli), Marco Bentivogli, Marco Belpoliti, Cecilia D’Elia, Andra Segré, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, Luca Ricolfi, Adolfo Battaglia, Achille Occhetto, Laura Pennacchi, Matteo Lepore, Agostino Giovagnoli, Alessandro Genovesi