Una sentenza che scagiona due imputati si trasforma in un ‘atto d’accusa’ contro la Regione Lombardia. Succede dopo l’assoluzione dall’accusa di frode di due imprenditori per aver ricevuto dalla centrale di pagamento di Regione Lombardia Aria 7 milioni di euro per oltre 2 milioni di mascherine e dispositivi mai arrivati nella fase acuta del Covid. Secondo il Tribunale di Milano, infatti, la Regione Lombardia non sarebbe stata vittima – come ai tempi aveva voluto far credere – di “una truffa internazionale” sulle mascherine. Bensì autrice di una “gestione del tutto disordinata” e mossa dalla ricerca dell’immediato dividendo politico di una conferenza stampa. Parole pesanti come macigni che inevitabilmente hanno sollevato una polemica politica. E’, in particolare, Pierfrancesco Majorino, candidato presidente per centrosinistra e M5S alle elezioni regionali, ad attaccare. Ma sulla vicenda interviene anche l’ex assessora al Welfare della Lombardia, e oggi candidata civica con l’appoggio del Terzo Polo, Letizia Moratti.
Majorino: “Una vicenda che lascia allibiti”
“Una vicenda che lascia allibiti”, tuona Pierfrancesco Majorino. Il presidente Attilio Fontana, secondo l’europarlamentare Pd, “dovrebbe valutare seriamente se se la sente di affrontare la campagna elettorale”. “Ora i giudici hanno stabilito la verità processuale. Quella politica – aggiunge – è che Fontana non può di nuovo essere a capo della Regione. Una vicenda come questa non lascia adito a dubbi”.
Moratti: “Da gup la conferma della bontà delle mie azioni”
“Questa vicenda conferma la bontà della decisione che presi, una volta arrivata in assessorato, di contestare l’inadeguatezza di Aria spa che stava rallentando anche la campagna vaccinale e di azzerare i vertici, affidando il servizio della piattaforma a Poste”. Così Letizia Moratti, ex assessore al Welfare della Regione Lombardia e candidata civica alle regionali con il sostegno del Terzo polo, commenta la decisione del gup di Milano. “Purtroppo – ha aggiunto Moratti – è anche la conferma di come soltanto a un anno di distanza dall’inizio della pandemia, quando arrivai, si prese la decisione più opportuna e giusta”.
Quanto scritto nella sentenza, secondo Moratti, “conferma ulteriormente quanto fosse deficitaria la gestione di Aria spa, con la campagna vaccinale che non partiva e con anziani spediti anche a 100 km di distanza per le somministrazioni – ha concluso -. Con i cambi al vertici e il passaggio a Poste c’è stata una svolta evidente”.
La sentenza che ha assolto due imputati
E’ stata assolta “perché il fatto non sussiste” dall’imputazione di frode in pubbliche forniture l’imprenditrice Alessandra Moglia, amministratrice della società svizzera Vivendo Pharma Gmbh, che era finita a processo con l’accusa di essersi fatta pagare, assieme all’amministratore di un’altra società, oltre 7 milioni di euro da Aria, centrale acquisti dell’amministrazione regionale lombarda, per la fornitura di 2 milioni di mascherine e altri dispositivi, tra febbraio e marzo 2020 nel pieno della prima ondata Covid-19, che non sarebbero mai stati consegnati.
Lo ha deciso con rito abbreviato il gup di Milano, Guido Salvini, che ha prosciolto con la stessa formula anche Fabio Rosati, amministratore unico di Fitolux pro srl, in udienza preliminare. Giudice che ha in sostanza cancellato le ipotesi di accusa della Procura milanese nei confronti dei due imputati.
Il gup: “Aria spa ha avuto un comportamento disordinato”
Aria spa, scrive il giudice nella sentenza, “pur in un momento di esasperata concitazione”, ha avuto un comportamento “del tutto disordinato” e “ha ritenuto concluso un contratto che non lo era, soprattutto non lo era alle condizioni inattuabili proposte dalla stessa Aria”. Ha “effettuato frettolosamente il bonifico” e poi “verosimilmente per tamponare la situazione di confusione, già il 29 febbraio” 2020 ha presentato “precipitosamente la ‘segnalazionè alla Procura e solo dopo questa, l’1 marzo, ha inviato a Fitolux la contestazione di inadempimento”. Gli inquirenti, si legge ancora, “hanno poi seguito inutilmente, sposandola, l’iniziativa di Aria del 29 febbraio disponendo il 4 marzo il sequestro preventivo di urgenza” di oltre 7 milioni di euro, annullato in seguito dal Riesame.
Moglia, difesa dal legale Francesco Colaianni, per il gup, “ha fornito una ricostruzione precisa e convincente” spiegando di aver subito fatto presente che “i tempi di consegna” dei dpi “non sarebbero stati inferiori ad una settimana trattandosi peraltro di mascherine provenienti da un paese extraeuropeo”, ossia la Turchia.
Quanto al bonifico dell’intera somma, scrive ancora il gup, “effettuato in modo più che frettoloso da Aria non risulta in alcun modo che la fornitrice Fitolux l’abbia mai imposto”. Anzi “il dottor Rosati appena rientrato in Italia la notte del 2 marzo disponeva alla sua banca la restituzione integrale della somma alla Regione Lombardia”. Ma quei soldi, segnala sempre il giudice, vennero sequestrati d’urgenza dalla Procura. Per il gup, in pratica, quel contratto, alla base dell’accusa di frode, in realtà non venne mai perfezionato.