Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è pronto a intervenire, per la sua parte, nel Me Too italiano, il vaso di Pandora scoperchiato dall’associazione Amleta e raccontato da giorni su Repubblica attraverso le denunce e le testimonianze degli abusi, delle molestie e dei ricatti nel mondo del teatro, del cinema e della televisione. L’idea del ministro è che si possa valutare l’ipotesi di ritirare i finanziamenti pubblici che arrivano dal Mic alle realtà e alle produzioni in cui emergono casi di violenza di genere.
“La protezione delle donne è una questione che mi sta particolarmente a cuore e sulla quale mi attiverò in maniera ferma e decisa”, ha detto il responsabile della Cultura interrogato dalla parlamentare di Sinistra italiana Elisabetta Piccolotti durante l’audizione davanti alle commissioni Cultura congiunte di Camera e Senato, rispondendo così all’appello lanciato oggi da un articolo su Repubblica.
A lui si erano infatti rivolti- chiedendo codici di condotta, referenti di fiducia sui set per le denunce, provini pubblici o con regole chiare, intimacy coordinator per le scene di sesso – le associazioni Unita, Amleta, Dire Fare Cambiare, attrici e attori e l’Osservatorio per la parità di genere nel mondo pubblico e privato della cultura insediato dal 2021, per volere dell’ex ministro Dario Franceschini, proprio presso il Mic.
“L’Osservatorio svolge una funzione importante”, ha detto Sangiuliano, sottolineando dunque di voler confermare il lavoro della commissione e anticipando che “a giorni incontrerò i responsabili, disponibilissimo a lavorare assieme a loro”. “Fatte le opportune valutazioni sul quadro normativo – ha annunciato il ministro – sono pronto a valutare anche l’ipotesi di escludere, ad esempio dalle provvigioni che vengono dal Mic, quelle aziende dove si sono rilevati casi di questo tipo“.
“Lo ritengo un tema importante, di civiltà, per tutti quanti noi italiani – ha aggiunto il ministro – È un elemento fondamentale che ci qualifica come civiltà”.