L’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro è stato messo sotto inchiesta per l’assalto ai palazzi dei Tre Poteri a Brasilia. È sospettato di esserne l’istigatore. La Corte suprema federale, cui fa capo l’indagine, ha accettato la richiesta della Procura generale della Repubblica, secondo la quale ci sono elementi sufficienti per indagare Bolsonaro per incitamento alla rivolta.
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È stato il ministro Alexandre de Moraes, il più attivo degli undici giudici della Corte suprema, a decidere di includerlo nella lista degli indagati. “Negli ultimi anni Jair Messias Bolsonaro si è reso protagonista di campagne di disinformazione sul funzionamento delle istituzioni brasiliane e del sistema elettorale del Paese”, si legge nell’atto ufficiale. Viene richiamato il post che l’ex presidente ha pubblicato (e poi subito cancellato) su Facebook il 10 gennaio, due giorni dopo le devastazioni di Brasilia causate da circa 3mila bolsonaristi, nel quale mette di nuovo in dubbio la regolarità del voto di ottobre che ha dato la vittoria a Lula. “Avendo occupato il più alto incarico previsto dall’ordinamento della Repubblica, ha una posizione preminente nella ‘camera dell’eco’ della disinformazione e ha contribuito a minare la fiducia di larga parte della popolazione brasiliana. È in quest’ottica che il post va giudicato”
Bolsonaro ancora negli Usa
Bolsonaro si trova in Florida dal 30 dicembre scorso. L’avvocato Frederick Wassef, in una nota, ribadisce che il suo assistito “è sempre stato un difensore della Costituzione e della democrazia, e come tale si è comportato durante il mandato presidenziale. Ripudia gli atti di vandalismo e il saccheggio della proprietà pubblica commessi domenica scorsa da infiltrati tra i manifestanti. Lui non ha mai avuto contatti o ruoli in quei movimenti sociali sorti spontaneamente nella popolazione”.
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L’inerzia del procuratore capo e la richiesta a Meta
A firmare la richiesta per conto della Procura generale non è stato il procuratore capo Augusto Aras, ma il suo vice, Carlos Frederico Santos, coordinatore del Gruppo strategico per la lotta agli atti anti-democratici, sorto dopo l’8 gennaio. Aras, nominato per due volte da Bolsonaro, è noto per la sua inerzia nei confronti dei possibili illeciti compiuti dall’ex presidente, che, tra le altre cose, ha gestito la pandemia in modo irresponsabile. L’interrogatorio di Bolsonaro non è stato ancora fissato, ma Santos ha fatto richiesta a Meta per avere i post cancellati.