New York – “Non è il mio tipo”. È uno dei passaggi della deposizione giurata di Donald Trump nei confronti di Jean Carroll, la scrittrice e giornalista che lo ha accusato di averla stuprata nel camerino di un grande magazzino di lusso di Manhattan, trent’anni fa. Il giudice della corte federale di New York ha ammesso la denuncia e fissato la prima udienza per aprile. Trump non solo ha negato di aver mai violentato la donna, ma ha affermato di non conoscerla, nonostante fossero apparsi insieme in alcune foto scattate negli anni ’90, e ha dichiarato che Carroll in un’intervista alla Cnn avrebbe affermato che le era piaciuto essere violentata. In realtà, in un’intervista del 2019 la scrittrice aveva detto che non le piaceva l’idea di definire “stupro” quello che era avvenuto con Trump, perché la parola “ha così tante connotazioni sessuali” e per molti è una “fantasia”. “Molte persone – aveva aggiunto – pensano che lo stupro sia sexy, invece è una battaglia”.
La giornalista Jean Carroll
La deposizione
La deposizione di Trump risale a ottobre, è stata fatta a Mar-a-Lago, il resort in Florida dove il tycoon vive dopo l’uscita dalla Casa Bianca, ed è stata resa pubblica in parte oggi. “Io non so niente di lei”, ha risposto a una domanda di Roberta Kaplan, l’avvocatessa che difende la scrittrice nella causa. “Penso che sia malata – ha aggiunto – mentalmente malata”. Riguardo l’intervista, l’ex presidente ha commentato: “Lei aveva detto che le piaceva, vero?”. “In effetti – aveva insinuato – penso che abbia detto che fosse sexy, non è così? Disse che era molto sexy essere stuprata”. Kaplan aveva ribattuto: “Dunque, signore, voglio la conferma: lei sta testimoniando che Jean Carroll ha detto che amava essere aggredita sessualmente da lei?'”. “Beh – era stata la risposta – basandomi sull’intervista, credo che sia ciò che intendeva”.
Le denunce di Jean Carroll
Carroll, 79 anni, scrittrice e opinionista in alcuni magazine, nel 2019 ha pubblicamente accusato Trump di averla stuprata nel camerino del Bergdorf Goodman, a metà degli anni ’90. La donna ha citato in tribunale il tycoon due volte: una per diffamazione riguardo il giudizio su di lei, tra cui quel “non è il mio tipo“. L’altro, per la violenza. Sulla prima, Trump si è difeso dicendo di aver pronunciato quella frase perché si era sentito “offeso dalle bugie di questa donna”. “Offeso – aveva precisato – che potesse inventare una storia da una cosa senza fondamento”. La seconda denuncia, quella per stupro, è stata resa possibile da una legge approvata dallo Stato di New York nei mesi scorsi, che concede una finestra di tempo di un anno alle vittime di violenze per chiedere giustizia anche a distanza di molti anni. L’avvocatessa di Trump, Alina Habba, ha detto che si sarebbe appellata al giudice per tenere privata la deposizione e far archiviare la denuncia, ma il giudice ha bocciato entrambe le richieste, e deciso che alcune parti della testimonianza giurata potevano essere rese pubbliche.