Sisma del Belice 55 anni dopo: la ricostruzione non è finita, ma la paghiamo con le accise sulla benzina

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È il prezzo della ricostruzione incompiuta. Ed è un prezzo che pesa ancora oggi sulle tasche degli italiani. Mentre la Sicilia e tutto il Paese si fermano per commemorare i 55 anni dal terremoto che la notte fra il 14 e il 15 gennaio 1968 devastò la Valle del Belice, gli italiani pagano ancora il conto della ricostruzione con una delle accise sulla benzina attualmente in vigore: il peso per ogni litro di benzina è di mezzo centesimo, più precisamente 0,0051 euro. L’importo è fisso: nel 1968, quando furono introdotte, ammontavano a 10 lire, appunto l’equivalente di 0,0051 euro.

Le accise sulla ricostruzione del Belice furono imposte per finanziare una ricostruzione che non si è ancora completata, come ha ricordato giusto oggi il vescovo di Mazara del Vallo Angelo Giurdanella: “Non è solo necessario concludere la ricostruzione – ha detto durante l’omelia della cerimonia di commemorazione – ma porre attenzione alla salvaguardia delle opere già esistenti”. Le accise, in realtà, sono state rese strutturali nel 1995 dal governo Lamberto Dini, che col testo unico le “sganciò” dall’uso per una destinazione specifica. “Lo Stato – denuncia l’ex sindaco di Gibellina Vito Bonanno – ha cancellato dal suo bilancio anche il capitolo di spesa attraverso cui passavano i finanziamenti per la ricostruzione. Il tempo, inesorabile lento guaritore, ha chiuso il problema, senza tuttavia averlo risolto”.

Tanti gli interventi in ricordo del terremoto. Fra gli altri quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio di cinquantacinque anni or sono – si legge in una nota del Quirinale – un terremoto devastante sconvolse la Valle del Belice, recando morte ai suoi abitanti, distruggendo abitazioni e paesi, infliggendo il dolore più straziante. Alle vite spezzate, alle famiglie che vinsero la paura e la disperazione, ai loro discendenti che hanno aperto nuove strade, va il primo pensiero. Fu una prova durissima. Il Paese intero partecipò con commozione alle sofferenze di quelle comunità. L’Italia avrebbe conosciuto, in pochi anni, altre tragedie innescate dalla natura altamente sismica del nostro territorio, con costi elevatissimi, anzitutto in termini di vite umane. Dopo quei drammatici eventi la Repubblica si è dotata di un’organizzazione per la prevenzione, per il soccorso, per la protezione delle persone, per la ripresa delle attività dopo l’emergenza che oggi è presa a modello. Rimane indelebile la solidarietà sviluppata dalla comunità nazionale che ha accompagnato i momenti più difficili. Lo spirito di condivisione degli italiani ha spinto le istituzioni a progredire. Vi hanno contribuito in modo significativo le persone della Valle del Belice, difendendo la propria dignità e i propri diritti, e trasformando le tante sofferenze e privazioni in energia civile”.

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