“Niente dimissioni”. Giorgia Meloni difende i suoi fedelissimi Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro, nella bufera da giorni per la rivelazione di atti del Dap su Cospito e per l’accusa al Pd di essere complice di mafiosi. Interpellata dai giornalisti durante la conferenza stampa a Berlino con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la premier aveva promesso che oggi avrebbe dato risposte. E sceglie di farlo scrivendo al Corriere della Sera una lettera in cui, senza troppi giri di parole, cerca di chiudere la questione: “Invito tutti a un confronto rispettoso, ma non credo ci siano i presupposti per le dimissioni di Donzelli e Delmastro“. Nessun cedimento dunque, ma una strenua difesa dei due esponenti di Fratelli d’Italia che nei giorni scorsi hanno attaccato i quattro esponenti del Pd che sono andati a trovare il 12 gennaio scorso, l’anarchico Alfredo Cospito recluso al 41 bis nel carcere di Sassari (ora, a causa delle sue gravi condizioni di salute dovute allo sciopero della fame, potrebbe essere trasferito dal carcere di Opera all’ospedale).
“Sicuramente i toni si sono troppo alzati e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso”, scrive Meloni. Ed è l’unica concessione all’opposizione: richiamare i suoi parlamentari a moderare i toni. Per il resto, difesa strenua. “Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro – scrive la leader di FdI – le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media. Ci sono in questo polverone, a mio avviso, aspetti chiaramente strumentali”.
La presidente del Consiglio, che ieri da Berlino ha invitato tutti i partiti “al senso di responsabilità” e “all’unità contro la minaccia anarchica”, nella sua lettera accusa il Pd di aver usato “toni strumentali”. Di più, precisa, “trovo singolare che ci si scandalizzi perchè in Parlamento si è discusso di documenti non coperti da segreto, mentre da anni conversazioni private – queste sì da non divulgare – divengono spesso di pubblico dominio”.
Poi torna alla carica: “Trovo singolare -continua Meloni – ‘indignazione del Pd per un’accusa sicuramente eccessiva – sostiene – quando perà la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, le accuse di ‘essere la mandante morale delle morti in mare’ o di guidare un ‘partito eversivo’, per citarne alcune. Senza dimenticare – prosegue la presidente del Consiglio – quando esponenti istituzionali gridavano tra gli applausi che avremmo dovuto ‘sputare sangue'”.
Parole dure, a cui Meloni ne aggiunge altre: “Trovo paradossale che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Partito democratico, in un momento in cui il detenuto intensificava gli sforzi di comunicazione con l’esterno, come emerge dalle note dell’autorità giudiziaria che si è pronunciata sul caso, rese note dai mezzi di informazione”. E via con un altro attacco. “Quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto – da quello che riporta la stampa sulla vicenda – dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41bis, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell’istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata”.
Infine, Meloni conclude con un nuovo appello all’unità nazionale “perchè non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili di un’escalation che puè portarci ovunque”.