Kramatorsk – E’ stato un grande teatro, a uso degli spettatori domestici. Ecco Mariupol, più bella di prima. Dopo la visita in Crimea il presidente Vladimir Putin ha mostrato alla Russia prima, e al mondo poi, la città che sta facendo ricostruire, dopo averla abbattuta. Un tour che indigna gli ucraini, e non solo. Nell’assedio di Mariupol sono scomparse migliaia di persone, uccise dai bombardamenti, giustiziate per strada, morte di fame e di sete. Migliaia si sono dispersi nella fuga, chi verso ovest, chi a est, convinti a passare la frontiera e finiti chissà dove. Non in Siberia, ma quasi.
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Ma qualcuno è rimasto, e ha atteso trepidando il suo arrivo in una sera di coprifuoco, nella piazza con i giochi dei bambini, i giardinetti, i piccoli alberi appena piantati. Nikolay Lotkov, suo figlio Dmitry, la nuora Ekaterina, l’amico Alexey Bondarenko lo hanno accolto nella loro cucina appena installata. E lì gli abitanti di Mariupol in esilio sono insorti: “Dmitry e Ekaterina sono sciacalli, li abbiamo visti saccheggiare le case durante i bombardamenti. Sono proprio loro”. Se l’Ucraina riuscirà a riconquistare la città, i Lotkov saranno i primi a finire linciati, e il loro frigo nuovo verrà buttato dalla finestra.
C’è solo un precedente, a tanta provocazione. La visita di Adolf Hitler a Mariupol, il 16 dicembre 1941. Dopo averla occupata, si fece fotografare a passeggio, tutto contento. Due mesi prima ci era andato Benito Mussolini, a salutare gli italiani che presidiavano l’aeroporto, tutti ignorando il rischio della spedizione voluta dal Duce, finita nella tragedia della ritirata dal Don. Ora, il paragone è lampante. Hitler uguale a Putin. E la prima uscita nei territori invasi nel febbraio del 2022 avviene nella città simbolo di tante mattanze e di una resistenza accanita, con il Battaglione Azov barricato nell’acciaieria. Ma il racconto offerto ai russi è diverso, come si capisce dal dialogo tra il presidente (sempre alla guida del suo fuoristrada Toyota) e il vicepremier Marat Chusnullin, che gli spiega: “Questi sono i palazzi distrutti dagli ucraini in fuga, abbattuti dai loro tank. Li stiamo ricostruendo. Qui ce ne sono otto nuovi, a quattro piani”. E Putin: “Bei quartieri”.
L’uomo parla pochissimo (in un video di 30 minuti), perciò molti pensano che quel Putin sia uno dei leggendari sosia, per il rischio che un finto filorusso tenti di ammazzarlo, e proprio lì. Ma Mariupol è una città ormai russificata, e anche se non visibile nelle riprese, un piano di sicurezza straordinario ha garantito che tutto andasse bene. Quindi, visita ai Lotkov, che dicono “avevamo perso tutto, e ora lei ci ha dato il paradiso!”, che però non prevede l’acqua potabile. Aveva ragione il sindaco in esilio, Vadym Boychenko, quando diceva che l’acquedotto è ancora distrutto, e nei depositi c’è solo acqua marcia. In effetti, nella cucina visitata si vede bene il bidone di potabile, di quella distribuita dall’esercito.
Ma che sarà mai, in confronto al piano della ricostruzione che viene mostrato in mezzo alla piazza: il prima e il dopo, le rovine e le casette colorate. “Prevediamo 1820 strutture, e stiamo costruendo tre quartieri. E abbiamo fatto 35 chilometri di strade in città, più una strada a 4 corsie che collega Mariupol a Donetsk”, spiega Chusnullin. La scena si sposta poi nel teatro Filarmonico, dove però non si vede il palcoscenico, su cui ad agosto costruirono i gabbioni per i prigionieri Azov, in vista di un processo non ancora iniziato. Né si vede l’altro teatro, quello bombardato con 600 tra donne e bambini nei sotterranei, quasi tutti morti lì sotto. Il fatto è che quel posto, pur abbattuto con l’eccezione della facciata, puzza tremendamente di morte. I cadaveri sono ancora sotto le macerie, una colata di cemento ha ricoperto tutto, ma l’odore è fortissimo, nessuno si può avvicinare.
Infine, visita all’ospedale Fmba, bombardato all’epoca, ricordiamo le foto di una donna incinta in barella, che morì. E di una ragazza sconvolta, poi accusata di essere un’attrice. Chusnullin: “Qui tutto era stato minato, anche gli apparecchi medici”. E Putin finalmente parla: “Questi sono i nazisti. Le persone normali non fanno queste cose, i seguaci di Bandera sì” (Stepan Bandera era un famoso nazionalista ucraino). Ma c’era ancora da rendere omaggio alla statua che celebra la vittoria sovietica sui nazisti. E da fare un giretto allo Yacht Club già restaurato. Solo allora se ne è andato a Rostov per un breefing con il ministro della Difesa Sergej Shoigu, a concludere la giornata storica, inseguito da molte maledizioni. Da Kiev hanno commentato così: “Come si addice a un ladro, Putin ha visitato l’ucraina Mariupol con la copertura della notte. Primo, è più sicuro. Secondo, l’oscurità gli permette di evidenziare ciò che vuole mostrare, e nascondere la città completamente distrutta dal suo esercito, e i pochi sopravvissuti”.