Volano stracci nel Terzo polo già di prima mattina. Subito la lite via social, poi le parole di Carlo Calenda che mettono un punto definitivo all’alleanza con Matteo Renzi. E lo scambio di accuse reciproche sulla responsabilità della “morte del partito unico” tra Italia viva e Azione, a colpi di comunicati. Dopo essere stati in mattinata entrambi al Senato, per il voto del decreto Pnrr, il leader di Azione lasciando il palazzo dice: “La riunione di oggi non si fa, non c’è il clima giusto. Io e Renzi non abbiamo parlato in Aula, non c’è stato modo, c’erano voti serrati. In ogni caso il progetto del partito unico è definitivamente morto. Andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile”.
Rimpallo di responsabilità tra Iv e Azione
La chiusura di Calenda, ribatte Italia viva, è un “clamoroso autogol”, interrompere il percorso verso il partito unico è “una scelta unilaterale” del leader di Azione. “Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi, come Azione, il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico – si legge in un passaggio della nota di Italia viva – Sulle risorse, Iv ha trasferito fino a oggi quasi un milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico”.
Risponde il partito di Calenda: “Lo stop deriva dalla scelta di Italia Viva di non votare un documento ieri che avevano dichiarato essere già letto e condiviso – si legge invece nella nota di Azione – Dietro tutto questo c’è solo un fatto: Renzi tornato alla guida di Iv da pochi mesi non ha alcuna intenzione di liquidarla in un nuovo partito. Scelta legittima ma contrastante con le promesse fatte agli elettori. Dopo mesi di tira e molla – si osserva ancora – ne abbiamo semplicemente preso atto. In un clima volutamente avvelenato da insulti personali da parte di Renzi e di quasi tutti gli esponenti di Iv a Calenda”.
Salta la nuova riunione di oggi
Mentre Italia viva e Azione continuano a scaricarsi addosso le responsabilità della “morte” del partito unico, salta la nuova riunione programmata questa sera. Tanto, commenta Calenda riferendosi a Renzi, “lui non viene alle riunioni. Non ci ho parlato, perché lui parla solo con Obama e Clinton“. E quindi “il partito non lo riusciremo a fare, perchè non lo vuole fare Renzi – continua il leader di Azione intercettato da Striscia la notizia – Perché vuole tenersi soldi e il partito di Italia Viva e non si può far nascere, da due partiti, tre partiti. Diventa ridicolo”. Dichiarazioni che colgono di sorpresa Italia Viva: “Mentre Calenda dichiarava, noi eravamo con Renzi e tutti i senatori, a partire da Gelmini e gli altri, a trovare una soluzione al documento, in aula”.
La lite sui social
L’accordo non è stato trovato già ieri dopo il vertice di tre ore. La giornata di oggi è iniziata subito con una nuova lite. Calenda si scatena su Twitter contro Matteo Renzi: “Queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato. Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo ‘stai serenò non ha funzionato. Fine”, scrive su Twitter il leader di Azione. Si riferisce a un virgolettato di Renzi riportato dalla Stampa al termine del comitato politico riunito ieri (“Calenda è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pilloline”). Frase poi smentita da Italia viva. Con Renzi che lancia l’ultimatum: “In queste ore ci sono polemiche inspiegabili dentro il Terzo Polo perché non vedo un motivo politico per la rottura. E la Leopolda si farà”.
Calenda furioso, la proposta di Iv
Calenda chiede conto di queste parole che tradiscono, spiega in un cinguettio, un “nervosismo esagerato”. La replica arriva attraverso l’ufficio stampa del partito di Renzi, che nega le parole riportate dal quotidiano (“Le dichiarazioni rilasciate dal senatore Renzi sono quelle contenute nella Enews”) e rilancia la proposta di un accordo: “Qui c’è il testo pronto: vuoi firmare o preferisci di no? Nessuna fregatura guarda il documento”, scrivono su Twitter pubblicando il testo dell’accordo proposto da Azione e corretto da Italia viva. Renzi lancia così il suo ultimo appello: “Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo. Ieri Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche assolutamente accettabili. Le abbiamo pubblicate: i vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del Segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se Calenda ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto”.
La questione economica
Riassumendo: i due partiti dissentono su due punti in particolare. Il primo riguarda il finanziamento del partito unico: Calenda chiede che ciascuno dei due soggetti debba corrispondere il 70 per cento delle risorse ricevute con il 2 per mille oltre a una dote iniziale di 200mila euro per finanziare il congresso. Renzi vorrebbe cedere solo il 50 per cento del 2 per mille. Per il leader di Azione si tratta della prova che Renzi non è convinto sulla strada del partito unico.
La Leopolda
Infine c’è la questione della Leopolda. Calenda avrebbe chiesto che il leader di Iv si impegni a non tenerla più. “Chi conosce quell’esperienza sa che è un momento bello di confronto politico tra generazioni e storie diverse – la replica di Renzi questa mattina su Twitter – È un momento in cui tante persone si avvicinano alla politica. Dire che non può essere più fatta la Leopolda non ha senso. La facciamo con migliaia di volontari dal 2010, non vedo perché dovremmo smettere di farla oggi in un momento in cui la politica va difesa dai populismi e dai sovranismi. Il mio è un appello finale: basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme.Noi ci siamo, consapevoli della responsabilità verso tanta gente che ci chiede di tornare a sognare, non di volare rasoterra”.
Calenda e Renzi in aula al Senato
Mentre la lite continua, i due leader questa mattina sono in Aula al Senato separati da tre senatrici tra cui Mariastella Gelmini, vicesegretaria di Azione. Presenti anche quando è stato approvato un ordine del giorno al Pnrr – proposto da Calenda e sostenuto da Renzi – che invita, nel capitolo RepowerEu a valutare specifici finanziamenti per incentivi fiscali per le cosiddette misure ‘Industria 4.0’.