Poliziotti arrestati a Verona, quei favori all’amico trafficante d’armi: “Ci fa entrare gratis in discoteca, niente perquisizione”

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Una pistola servita a un cittadino albanese per minacciare di morte la propria fidanzata. “Dimenticata” durante la perquisizione. Così come sono stati “dimenticati” due fucili e un caricatore. Mai sequestrati dai poliziotti del reparto Volante di Verona perché quell’albanese di nome Artan Bajraktari, oltre ad essere un trafficante di armi, è anche il loro amico. Lavora come buttafuori al Piper, li fa entrare gratis, riserva ai poliziotti “ballerini” il tavolo migliore al privè. Va tutelato, dunque. A scapito della sicurezza pubblica e dell’incolumità della donna minacciata.

Nell’inchiesta sugli abusi del reparto Volanti della Questura di Verona non c’è soltanto la “consuetudine di violenze fisiche” di cui parla la gip Livia Magri, nell’ordinanza di custodia cautelare. Ma ci sono anche casi di falsi, abusi amministrativi, carte truccate. D’altronde l’indagine nasce così: non dalla denuncia di uno dei pestati, piuttosto che da una casuale intercettazione telefonica.

La notte del 24 marzo 2022 l’agente 25enne Alessandro Migliore, insieme con due suoi colleghi, sono chiamati a fare una perquisizione sull’auto e nell’appartamento di Villafranca di Verona a Sabah Bajraktari che ha appena minacciato con una pistola modello Makarova la sua fidanzata. Arrivati sul posto per cercare l’arma, i poliziotti si mettono a frugare nell’armadio ma quel che trovano li gela. Nel primo cassetto c’è il passaporto del fratello di Sabah, Artan Bajraktarj. Quello, per i poliziotti della Volante veronese, non è un nome qualunque. Artan è amico di Migliore. Lo sanno tutti, apparentemente. Quanto basta per terminare lì la perquisizione e compilare un verbale che per i pm veronesi risulterà falso e omissivo.

Quel che Migliore e gli altri ignorano, però, è che i telefoni dei Bajraktari sono stati posti sotto intercettazione dalla procura per un’indagine sul traffico di armi. E quando Artan qualche giorno dopo chiama un amico per raccontargli della perquisizione a metà, agli investigatori della Squadra Mobile che in segreto lo stanno ascoltando si apre un mondo.

“Io valgo oro! Io ero sporco in casa, i poliziotti, il giovane Alessandro…quelli che ti ho presentato cazzo! Sono venuti a casa mia, io avevo due fucili un silenziatore di fucile e due pistole”. Il suo interlocutore chiede se sono registrati. “Ma che registrati, di sto cazzo! Dio mi ha salvato, quando ha aperto il primo cassetto ha trovato il mio passaporto, l’ha aperto, gliel’ha girato al suo collega e ha detto ‘ma guarda chi è’. Poi è arrivato il capo di questo e ha pensato che avessero trovato qualcosa, infatti ha subito domandato “Dimmi, avete trovato qualcosa?’. Lui gli ha risposto: “No, però vedi chi è guarda cosa c’è scritto…”.  Il superiore ha domandato: “Chi è questo?”, e il poliziotto ha risposto “E’ il nostro amico!’ (…)”. “Ma è un vostro amico oppure una conoscenza?” e lui gli ha risposto “No, no, è un nostro amico, siamo usciti a mangiare e a bere assieme!”. Lui a quel punto gli ha detto: ‘Ok. Il controllo finisce qui’. Negativo! Capito? Mi hanno salvato il culo!”. E’ dopo questa telefonata, però, che i suoi salvatori si sono messi nei guai. 

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